Isotta e gli studi in "Diplomazia": «Un omaggio a Leda, la mia bisnonna ebrea salvata da una famiglia cattolica»

La 24enne di Mestre, ha vinto il concorso della Farnesina per i giovani: per 5 mesi è all’Ambasciata italiana in Costa Rica

Domenica 2 Aprile 2023 di Angela Pederiva
Isotta de Zandonati

VENEZIA  - Per una ragazza della Generazione Z, poteva essere una narrazione vecchia e lontana. La bisnonna nata nel 1919 a Venezia che, durante la Seconda Guerra Mondiale, in quanto ebrea venne dapprima perseguitata, quindi costretta a fuggire e a nascondersi, infine salvata da una famiglia cattolica nel Trevigiano. Ma quel “segreto” di famiglia è rimasto incuneato nel cuore di Isotta de Zandonati, al punto da orientarne gli studi universitari in vista di un futuro professionale: «Fin da piccola mi è stata raccontata questa storia e così ho voluto approfondire le vicende della Shoah», confida la 24enne di Mestre, che dopo aver conseguito a Padova la laurea triennale in Diritti umani, si è iscritta alla magistrale in Relazioni internazionali.

Fino a vincere il concorso bandito dal ministero degli Affari esteri e dalla Conferenza dei rettori, per cui attualmente la giovane sta trascorrendo un tirocinio di cinque mesi nell’Ambasciata d’Italia in Costa Rica, dove le è stato chiesto di rievocare in un evento pubblico proprio quei fatti di ottant’anni fa.

I FARMACISTI
Nell’album dei ricordi, Isotta conserva una foto in bianco e nero che ritrae due giovani innamorati, seduti su un prato di primavera. Sono i suoi bisnonni paterni, Leda Cesana e Vittorino “Nico” Celmanti. «Lei – spiega – si dovette nascondere perché ebrea. Trovò rifugio insieme a parte della sua famiglia nella soffitta della casa di alcuni farmacisti, i quali abitavano a Caerano San Marco. Il marito era cattolico e dovette servire l’esercito italiano durante la guerra. La loro figlia Liliana, che venne battezzata, rimase quindi con la sua nonna paterna: le fecero credere che sua mamma era in Svizzera. Per fortuna questa storia ebbe un lieto fine, infatti Leda riuscì a salvarsi e a continuare la sua vita, che tuttavia fu segnata per sempre».
Un marchio che ha attraversato quattro generazioni, fino ad imprimersi nelle scelte della bisnipote. «In linea generale – riflette – penso che sicuramente queste vicende abbiano inciso sul modo in cui vedo il mondo e sul mio carattere. Infatti, cerco nel mio piccolo di contribuire ad una società più giusta, in cui i diritti umani vengano promossi e tutelati». 

IL VOLONTARIATO
Quello è stato proprio il focus del suo corso di laurea in Scienze politiche, passato anche per un semestre Erasmus a Parigi e per il volontariato nelle file dell’Unicef, prima della tesi sul diritto di asilo. Nel frattempo Isotta ha cominciato a coltivare il sogno di intraprendere la carriera diplomatica. «In questi ultimi anni – specifica – ho avuto l’opportunità di essere coinvolta in varie esperienze extracurriculari. Ho partecipato a corsi sulle migrazioni e sulla crisi climatica, simulazioni di negoziazioni diplomatiche e di un caso giuridico, una spring school sulla diplomazia scientifica. Per un periodo sono stata tutor per gli studenti internazionali e ho fatto la reviewer per un giornale studentesco di diritto dell’Asian law students’ association». 
Ma come si conciliano le relazioni diplomatiche con i diritti umani, la politica e il diritto? «Sono due settori – risponde – strettamente interconnessi tra loro. La diplomazia è essenzialmente l’arte di negoziare per conto di uno Stato, ma non si riduce solo a questo. Col passare dei secoli, questo strumento di risoluzione delle controversie ha assunto sempre più rilevanza nella sfera delle relazioni internazionali, andando ad investire vari settori. Secondo me il grande lavoro attuato dalla diplomazia negli anni passati, ha permesso di arrivare a degli alti livelli di qualità della vita in alcuni Paesi. Infatti è anche attraverso la moltitudine di trattati sui diritti umani, e l’istituzione di varie Corti internazionali, che questa branca del diritto si è sviluppata, in particolare dopo la Seconda Guerra Mondiale». 

IL DISCORSO
Dunque in seguito a tragedie come l’Olocausto, a cui la sua bisnonna sfuggì grazie al coraggio dei “giusti”, come la stagista de Zandonati ha rimarcato con emozione durante il suo discorso a San Josè, dove l’ambasciatore Alberto Colella ha reso omaggio ai trenta italiani oggetto di persecuzioni politiche e detenzioni ingiuste nel 1941. Dopo l’entrata in guerra della Costa Rica contro le potenze dell’Asse, altre centinaia di connazionali furono obbligati a perdere la cittadinanza, per evitare la confisca dei propri beni. Da allora sono trascorsi otto decenni. «Ciò purtroppo non significa – riprende il ragionamento Isotta – che i diritti umani non vengano violati tutt’oggi. Allo stesso tempo quindi la diplomazia, e la politica più in generale, possono essere degli strumenti di pressione per far sì che gli Stati rispettino i loro obblighi internazionali». 
Ecco perché la 24enne sta svolgendo con entusiasmo il tirocinio all’Ambasciata, dove ha anche condotto una ricerca sulla comunità italiana nel Paese centroamericano, scoprendo fra l’altro che il Veneto figura fra le prime cinque regioni di provenienza. «Questa esperienza – commenta – mi sta permettendo di vedere da vicino il mondo della diplomazia. Quando tornerò terminerò la laurea magistrale, poi conto di proseguire gli studi con un master in studi diplomatici della Società italiana per l’organizzazione internazionale, un corso che aiuta gli studenti e le studentesse a preparare il concorso diplomatico». Sempre nel segno della bisnonna Leda.

I BISNONNI LEDA CESANA E VITTORINO CELMANTI


 

Ultimo aggiornamento: 10:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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