Il sindaco di Santa Maria di Sala: «Usata, presa in giro e delusa da Fragomeni, ora si fa come dico io»

Giovedì 26 Gennaio 2023 di Angela Pederiva
Natascia Rocchi

SANTA MARIA DI SALA (VENEZIA - Più del Muson che scorre placido da queste parti, Natascia Rocchi è un fiume in piena. «Mi scuso per lo sfogo, forse sto parlando anche troppo, ma è da lunedì che non chiudo occhio», confida la sindaca di Santa Maria di Sala, eletta sette mesi fa con quasi il 70% delle preferenze.

Prima fucsia a indossare la fascia tricolore, dopo la fondazione di Coraggio Italia, la 55enne si ritrova al vertice di un municipio terremotato dall’inchiesta sulle presunte tangenti.

Come vive questo momento?

«Con grande amarezza. Neppure nel peggiore dei miei incubi avrei potuto immaginare una retata del genere. Sono un’avvocata, ma civilista: certe cose le avevo viste solo nei film, questa operazione è sconvolgente. Adesso mi trovo a dover riunire il mio gruppo, e poi l’intera maggioranza, per parlare delle dimissioni di due consiglieri sotto inchiesta e di un’assessora che è moglie di un indagato».

È stata protocollata la lettera con cui l’ex primo cittadino Nicola Fragomeni si autosospende, «al fine di poter dimostrare le proprie ragioni in altre sedi». È sufficiente?

«No, perché non esiste l’istituto dell’autosospensione, quella comunicazione non ha valore giuridico. Ho chiesto e ottenuto un chiarimento, mandato agli uffici via email dal mio predecessore, che però non ha i crismi della formalità: “Confermo che la mia intenzione è l’autosospensione con relative e conseguenti dimissioni da presidente del Consiglio comunale e da consigliere comunale. Auguro a tutti buon lavoro”. Questo è il messaggio, sempre un po’ vago...».

Da questa sua sottolineatura sembra trapelare un certo fastidio verso il suo “mentore”.

«Tanto fastidio. Sono molto delusa. Ho scoperto adesso, con grande orrore, che evidentemente avevano pensato di appoggiare la candidata che probabilmente ritenevano essere una persona debole». Significa che si sente usata? «Mi verrebbe da dire che mi sento parecchio usata. Ma forse non sarebbe la parola giusta. Diciamo allora che mi sento presa in giro, colpita, questo sì».

Ha mai avuto il sentore di opacità in Comune?

«Fino all’elezione, no. Poi ho fatto a modo mio. E probabilmente non hanno apprezzato la mia determinazione. Lo dico senza voler mancare di rispetto a nessuno, dato che sono stata eletta con un programma condiviso da quattro forze politiche. Ma ho fatto tutto confrontandomi con gli uffici, perché la politica non deve avere nessuna ingerenza nella procedura da seguire. Ecco perché ora ho deciso di rivoluzionare la prassi del viavai in municipio: basta con tutti quei professionisti che andavano su e giù per il palazzo. In questi primi mesi guardavo e chiedevo: è così che si fa? Mi rispondevano che da trent’anni a questa parte si era sempre fatto in questo modo, come se fossero tutti alla mercè loro. Da lunedì ho resettato tutto, adesso si fa come dico io».

Pentita di aver dato la delega all’Urbanistica a Fragomeni?

«Non è vero, l’ho tenuta io. L’ex sindaco aveva solo una collaborazione, come gli altri consiglieri che ho messo accanto agli assessori, costituendo dei piccoli “ministeri” di lavoro».

E l’altro ex primo cittadino Ugo Zamengo?

«Se non si dimette lui, chiederò ai miei consiglieri di firmare una richiesta a chiare lettere in tal senso. Vale lo stesso per l’assessora Monica Bertolin: mi ha annunciato la sua rinuncia, sennò devo revocarle le deleghe. Non posso stare in un’amministrazione in cui ci sono indagati o familiari: o loro, o io».

Intende dire che sta valutando a sua volta il passo indietro?

«Sinceramente ci ho pensato. I giovani della squadra, il segretario comunale Silvano Longo, i sindaci dell’area mi dicono: tieni duro perché sappiamo chi sei. Anche l’unico altro dirigente rimasto (dopo l’arresto di Carlo Pajaro, ndr.) e tanti dipendenti mi hanno incoraggiata. E, come ho detto a Luigi Brugnaro, sento la responsabilità di portare avanti l’attività. Però sono molto combattuta, perché sto deperendo fisicamente e psicologicamente: ho capito che la politica può anche fare male, mi chiedo chi me l’ha fatto fare...».

Ma alla fine una casa di riposo la farebbe?

«Delle mascherine non so nulla. Sui buoni Covid penso ci sia stato un equivoco, perché avevo visto le ricevute dei bisognosi che avevano ottenuto direttamente dal sindaco 500 o 1.000 euro di blocchetti che erano avanzati ai Servizi sociali. Ma sulla Rsa voglio essere chiara: obiettivamente siamo l’unico Comune della zona a non averla e avevo la fila di gente che mi parlava di imprenditori interessati. Qualche consigliere mi aveva suggerito di rivolgermi al Comitato dei sindaci dell’Ulss 3. Ma il segretario, in cui ripongo la massima fiducia, mi aveva detto di partire dalla Regione, per capire se erano previsti posti letto. Non ho più preso quell’appuntamento e ora non chiedo proprio nulla: qua si riparte da zero».

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Ultimo aggiornamento: 17:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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