Vaccini agli insegnanti, c'è chi si tira indietro: «Aspettiamo, non è obbligatorio»

Martedì 2 Marzo 2021 di Luca Bagnoli
Aumentano le perplessità degli insegnanti per il vaccino
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«Io aspetto. Tanto non è obbligatorio. Vediamo gli effetti». Ormai sono diversi gli insegnanti decisi ad attendere prima di vaccinarsi. Una sorta di “vai avanti tu che a me scappa da piangere” non proprio solidale nei confronti dei colleghi (la maggioranza) più coraggiosi, forse più responsabili e magari con un occhio ai viaggi estivi. Non solo. Comincia pure ad aleggiare il sospetto sulla seconda dose: arriverà? Be’, chi ha deciso di non farsi avanti subito non può certo avanzare troppe pretese, dovrà aspettare quando e se si presenterà al padiglione Rama, dove Ulss 3 prosegue la campagna.

Ma chi invece ha regolarmente risposto all’appello, qualche legittimo dubbio lo esprime eccome. «Qui c’è scritto efficace al 59,5% dopo la seconda dose - dice un insegnante di sostegno dell’istituto “8 Marzo Lorenz”, indaffarato nel rileggere la lettera di convocazione - E senza seconda dose quale sarà la percentuale?».

Poi il capitolo defezioni e ferie. «Da noi, 3 o 4 docenti hanno scelto di aspettare, mentre uno è totalmente contrario, e non si vaccinerà, o almeno così dice.

Per tutti gli altri ha giocato un ruolo fondamentale il passaporto immunitario: quando hanno cominciato a parlarne, molti si sono convinti, cosa che un po’ dispiace perché la spinta dovrebbe venire dal senso civico e non dai viaggi».

Della riluttanza all’istituto di Mirano parla anche Claudia, citando tuttavia un solo caso conosciuto.

Anche al liceo Franchetti in corso del Popolo a Mestre  si registrano attese. «Vogliono valutare gli effetti - spiega Gianpaolo - io sono tranquillo, loro saranno un 5% del totale». Una sua collega, Micol, si dice «ormai rassegnata a fare qualcosa controvoglia senza sapere bene come funzioni, e solo per proteggere i genitori anziani».

Pure un’insegnante di Lettere racconta di pensare ai genitori molto anziani, aggiungendo poi la vera motivazione della presenza: «Mi sono informata, non è morto nessuno». Sarà merito della Ricerca? Francesca della "Di Vittorio" sostiene di sì, dichiarando «piena fiducia nel progresso scientifico»: e in AstraZeneca? «...Piuttosto di niente meglio piuttosto». La convocazione è recentemente pervenuta anche al personale universitario, come conferma Camilla dello Iuav, parlando di «nessun contrario, anzi, quelli sopra i 65 anni raggiunti dalla lettera ma esclusi dal sistema di prenotazione dicono malinconici: e noi?». Loro niente, per ora, un limite anagrafico di AstraZeneca che precisa inoltre come la percentuale di efficacia diminuisca in presenza di comorbosità e problemi immunitari.

«Noi preferivamo Johnson&Johnson, un colpo e via - commentano da una scuola media del Lido alludendo alla singola somministrazione della multinazionale statunitense - Temiamo gli effetti collaterali, però abbiamo capito che sarà l’unica possibilità per lavorare e viaggiare». Ma torniamo a chi ha deciso di non timbrare il cartellino al padiglione Rama. Dunque, alla Tintoretto si contano 2 titubanze, «perché sono in là con l’età» chiarisce una collega, Anna, mentre a 3 ammontano gli attendisti della Leonardo Da Vinci. Anche l’istituto Luzzatti non sembra “immune”, appunto, di contrari temporanei e cronici, che talvolta si lasciano andare pure a commenti web a dir poco “negazionisti”: «Possono mica fare gli insegnanti questi?», ammonisce a riguardo qualcuno. Ma una delle astensioni maggiori sembra provenire dall’istituto Anna Frank di Spinea. «Sei o sette colleghi preferiscono attendere che lo facciano gli altri», rivela Carlo di religione, precisando però che la struttura è molto grande, e dunque non sono numeri drammatici. Apparentemente più diligenti al Gritti, dove lavora Sara («Tutti perplessi, ma lo fanno»), e al Pacinotti di Silvia: «Vogliono farlo tutti, anzi, sono preoccupati per non aver trovato posto. Qualche timore c’è, ma ho più paura del Covid, perché con i giovani, dunque potenzialmente asintomatici, il rischio è alto». E poi ci sono le persone che per la malattia ci sono passate. «Ho preso il virus - racconta Alessandra, insegnante a Mestre e Malcontenta - quindi mi sono convinta, è giusto farlo, ma rispetto una collega e una maestra di mio figlio che scelgono di aspettare». Stessa scuola per Enrica, al suo fianco: «Ci stiamo vaccinando in questo tempo epocale, stiamo scrivendo la Storia». Meno sensazionalista ma non per questo meno efficace l’immagine dei convintissimi Giorgia e Paolo dalla Vendramin Corner di Venezia: «Abbiamo affrontato la didattica a distanza, possiamo affrontare di tutto».  

Ultimo aggiornamento: 16:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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