Scandalo Mose, processo al via:
gli imputati non si presentano

Giovedì 14 Aprile 2016 di Gianluca Amadori
L'aula con i giudici del processo Mose
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VENEZIA - E' iniziato questa mattina alle 9.40 il processo sullo scandalo Mose. Gli imputati sono soltanto otto, ma l’attesa è molta alla Cittadella della giustizia di Venezia, per il primo dibattimento pubblico sull’inchiesta che, dal 4 giugno del 2014, giorno della "retata storica", ha portato alla luce un sistema di potere basato su finanziamenti illeciti e corruzione, favori e prebende di vario tipo, finalizzati al completamento delle opere di salvaguardia della laguna.


Dopo i 32 patteggiamenti dei mesi scorsi, e dunque di udienze in camera di consiglio non aperte al pubblico, da questa mattina arriva il momento in cui i protagonisti della vicenda giudiziaria, che ha avuto pesanti ricadute anche sul mondo politico, saranno chiamate a deporre davanti al Tribunale di Venezia, presieduto da Stefano Manduzio (giudici a latere Fabio Moretti e Andrea Battistuzzi). Per la prima volta sarà ascoltata la voce dei principali accusatori.

Nessuno degli otto imputati si è presentato in aula. Si tratta di un'udienza tecnica, dedicata alla costituzione delle parti e alle eccezioni preliminari. Comune di Venezia, Città Metropolitana, Regione, presidenza del Consiglio dei ministri e ministero delle Infrastrutture hanno rinnovato la costituzione di parte civile per ottenere la condanna al risarcimento dei danni subiti dalla pubblica amministrazione. La difesa dell'ex ministro all'Ambiente, Altero Matteoli, ha chiesto che il processo sia spostato a Roma, in quanto competente per territorio.
«Le indagini sulla vicenda Mose sono tuttora in corso in particolare con rogatorie internazionali volte a rintracciare il denaro dato in dazioni per agevolare l'attività del consorzio Venezia Nuova», all'epoca dei fatti retto da Giovanni Mazzacurati.
Lo ha detto il procuratore aggiunto Carlo Nordio, oggi in tribunale a Venezia, a margine dell'avvio del processo.


La difesa dell'ex ministro all'Ambiente, Altero Matteoli, ha chiesto la nullità del rinvio a giudizio perché a Matteoli, nel corso delle indagini, è stata negata la possibilità di essere ascoltato una seconda volta, dopo un primo interrogatorio; e perché il capo d'imputazione a lui contestato è stato modificato dalla Procura dopo l'autorizzazione a procedere concessa dal Senato. La Procura ha replicato chiedendo il rigetto dell'istanza: tutto è stato fatto nel rispetto della legge, ha replicato il pm Stefano Ancilotto.

«Troppi soggetti vogliono costituirsi parte civile per tutelare gli analoghi interessi: è un'anomalia». Lo ha sostenuto l'avvocato Gabriele Civello, uno dei difensori del Senatore Matteoli, opponendosi alla loro costituzione al processo per lo scandalo Mose. Il legale si è opposto in particolare alla costituzione di Codacons e associazioni ambientaliste. Il Tribunale ascolterà tutte le eccezioni preliminari per poi decidere nella prossima udienza, fissata per il 19 maggio.

L'avvocato veneziano Mario d'Elia, in qualità di candidato alle amministrative del 2010, ha chiesto di costituirsi parte civile contro l'ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, sostenendo di essere stato penalizzato nella corsa elettorale dai presunti finanziamenti illeciti percepiti da Orsoni, che poi vinse le elezioni. D'Elia ha chiesto che il Partito democratico, nella persona del segretario Matteo Renzi, venga citato al processo in qualità di responsabile civile, ovvero di soggetto chiamato a risarcire gli eventuali danni, in quanto il Pd aveva obbligo di vigilare sulla correttezza dei propri candidati, e dunque anche su Orsoni, per evitare la comissione di illeciti nel finanziamento della campagna elettorale. Il Tribunale valuterà l'istanza dell'avvocato D'Elia nel corso della prossima udienza.

Tutti contro la costituzione di parte civile del Consorzio Venezia Nuova al processo sullo scandalo Mose. I difensori degli imputati hanno eccepito in aula che è singolare la richiesta del Cvn, il quale figura al tempo stesso come soggetto corruttore, attraverso la figura dell'allora presidente Giovanni Mazzacurati. Non può dunque rivendicare un danno a carico delle persone che Mazzacurati ha confessato di aver corrotto, sostengono i difensori.
 

Ultimo aggiornamento: 16:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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