VENEZIA - Fare i conti con la morte e le tragedie fa parte del loro mestiere. Questo non significa, però, automaticamente essere in grado di assorbire senza conseguenze gli effetti di una tragedia. L'empatia dei soccorritori è un qualcosa di estremamente intimo, che varia da persona a persona, ma di cui è necessario tener conto. Per questo motivo i vigili del fuoco di Venezia, dopo ogni intervento, si sottopongono a una sorta di seduta di gruppo. «Sono i nostri debriefing - spiega il comandante provinciale dei pompieri lagunari, Mauro Luongo - che hanno una duplice funzione: prima si parla di come è andata dal punto di visto operativo, cosa ha funzionato e cosa no, dove possiamo migliorare e come.
SICUREZZA
L'incidente stradale, per un vigile del fuoco, a volte è un intervento più traumatico di un incendio, ovvero la mission regina del corpo. «In quel tratto di autostrada ne vediamo più di uno a settimana - prosegue Luongo - e molto spesso parliamo di mortali. Per noi a livello operativo sono una palestra, ci aiutano a migliorare volta dopo volta l'intervento e questo significa avere più chance di salvare delle vite. Io credo che dal punto di vista operativo abbiamo a disposizione il massimo di quello che si potrebbe richiedere: pompieri, 118, polizia stradale lavorano in tempi rapidissimi. Autovie, poi, ci ha fornito dei mini ponteggi mobili per poter lavorare sulle cabine dei camion (che sono a due metri di altezza, ndr) con la massima velocità».
«VA FINITA»
Il comandante non va per il sottile sulla sicurezza dell'infrastruttura. «Il problema di fondo è la strada. Certo, la distrazione ha la sua componente di responsabilità ma se la A4 in quel tratto fosse più larga aiuterebbe non poco. È inconcepibile che in un'area come il Nordest non si riesca a terminare un'opera di questa importanza. Ci piacerebbe lavorare meno, e non certo per pigrizia. Oggi pare quasi che i morti della strada siano dei morti che si possono accettare, come delle vittime di guerra. Vi assicuro però che trovarsi in scenari come quelli di una settimana fa, con sette persone decedute, è qualcosa di devastante».
«SENSO DI IMPOTENZA»
Devastante per i vigili del fuoco, ma anche per i soccorritori del Suem, come racconta Luigi Bolognani, medico del servizio della centrale operativa del 118. «Chi fa il nostro lavoro sa che quando esce può trovarsi nella situazione di dover constatare un decesso - spiega - ma quando la collega è rientrata con sei verbali di decesso le abbiamo letto in viso un senso di impotenza da far gelare il sangue».