Morto a 26 anni. Quella strada non era in sicurezza: «Il Comune deve risarcire»

Domenica 1 Novembre 2020 di Fulvio Fenzo
Morto a 26 anni. Quella strada non era in sicurezza: «Il Comune deve risarcire»

MARGHERA Quella strada non era in sicurezza: Veneto Strade riconosce le colpe e dà il via libera al risarcimento per la morte del 26enne di Cannaregio, ma il Comune non si fa più sentire.

Ed ora la famiglia si appella al sindaco Luigi Brugnaro per ottenere ragione senza dover intraprendere una causa che li porterebbe a rivivere la tragedia della perdita del loro figlio.


Sono passati quasi due anni dalla morte di Alvise Donà, il giovane di Cannaregio che stava per andare a prendere l'autobus in via Padana, a Marghera, uscendo da via dell'Avena dopo essere stato alla Nave de Vero, finito falciato da un'auto mentre attraversava via Padana all'incrocio con via dell'Avena. Una strada che, sino alla fine del centro abitato di Marghera, è considerata strada urbana con il limite di velocità a 50 km orari, mentre più avanti diventa extraurbana, gestita da Veneto Strade, e soggetta al limite generico di 90 km orari, «nonostante l'ambito urbano in cui è inserita non muti, almeno sino ad oltre l'intersezione con via dell'Avena, in corrispondenza della quale è successo l'incidente e dove si trovano le fermate degli autobus - spiegano da Studio 3A, la società di recupero risarcimenti alla quale si è affidata la famiglia del giovane -. Una situazione all'epoca resa ancora più insidiosa dalla mancanza su questo tratto di attraversamenti pedonali segnalati: per i pedoni l'unica possibilità per raggiungere il margine opposto era di attraversare di corsa, quando non sopraggiungevano veicoli. Impresa purtroppo non riuscita, quella sera, ad Alvise».
LA MOBILITAZIONE«All'epoca ci mobilitammo raccogliendo 300 firme inviate a Veneto Strade e alla Regione - racconta Alvise Ferialdi, animatore della pagina Facebook Buongiorno Marghera -. Ricordo che portammo il caso anche nelle scuole e, in quella fermata maledetta, c'era sempre un foglio sul quale tanti pendolari hanno aderito alla petizione». Una mobilitazione che riuscì a smuovere le acque visto che, pochi giorni dopo la presentazione della richiesta danni, nell'agosto 2019 sul luogo dell'incidente sono finalmente apparsi un semaforo a chiamata per l'attraversamento pedonale e segnali luminosi, «implicita ammissione che quell'intersezione necessitava di interventi urgenti di messa in sicurezza - riprende lo Studio 3A -. Del resto Veneto Strade aveva già sollecitato al Comune la messa in opera di un passaggio pedonale nel febbraio del 2017, più di un anno e mezzo prima della tragedia».
IL RISARCIMENTOAl conducente è stato riconosciuto un concorso di colpa e la famiglia è stata risarcita. Ma sono stati chiamati in causa anche Comune e Veneto Strade per le carenze di sicurezza, tra l'altro in presenza di una fermata del bus. Si è così arrivati a definire in via stragiudiziale un risarcimento complessivo di oltre 100mila euro in capo a Veneto Strade (per circa un terzo) e al Comune di Venezia per la restante parte. «Ma se l'ente regionale ha mantenuto gli impegni, confermando l'accordo con le compagnie assicuratrici, e ha già risarcito i Donà, non altrettanto ha fatto l'amministrazione comunale veneziana che, nonostante i solleciti, non si è più fatta sentire - denunciano i difensori della famiglia di Cannaregio -. Un atteggiamento inspiegabile dopo gli accordi intercorsi e che, in caso di ulteriori mancate risposte, costringerà ad andare anche per le vie legali». 

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