«Chisso, tutti i soldi e i beni
che incasserà vanno confiscati»

Sabato 12 Settembre 2015
«Chisso, tutti i soldi e i beni che incasserà vanno confiscati»
15
VENEZIA - Da oggi in poi tutte le somme di denaro o i beni di cui Renato Chisso entrerà in possesso potranno essere confiscati, fino al raggiungimento della somma di due milioni di euro, indicata nella sentenza di patteggiamento emessa lo scorso autunno dal gup Massimo Vicinanza, e ormai passata in giudicato.

È questo, tradotto dal linguaggio giuridico, il senso della decisione assunta alla fine di luglio dalla sesta sezione penale della Corte di Cassazione che ha confermato il patteggiamento a due anni e sei mesi di reclusione per il reato di corruzione nell’ambito dello scandalo Mose.

Le motivazioni della sentenza - 8 pagine - sono state depositate nei giorni scorsi e lasciano pochi margini di dubbio. Nel confermare la validità della confisca, i giudici della Suprema Corte sottolineano che, trattandosi di una "confisca per equivalente", non c’è alcuna necessità di dimostrare «il nesso di pertinenzialità tra delitto e cose da confiscare, essendo sufficiente la perpetrazione del reato». Questo tipo di confisca riguarda, infatti «l’imputato che viene ad essere direttamente colpito nelle sue disponibilità economiche (e non la cosa in quanto derivante dal reato) e ciò proprio perché autore dell’illecito, restando il collegamento tra la confisca, da un lato, ed il prezzo o profitto del reato dall’altro, misurato solo da un meccanismo di equivalenza economica».

Ma la Cassazione non si ferma qui. Aggiunge che la confisca può essere disposta anche se all’indagato non è stato trovato alcun bene, come nel caso di Chisso, al quale durante le indagini fu sequestrato un conto corrente con soli 1500 euro. «Accertato il profitto o prezzo del reato per il quale essa è consentita - scrive la Corte - la confisca potrà avere ad oggetto non solo beni già individuati nella disponibilità dell’imputato, ma anche quelli che in detta disponibilità si rinvengano o comunque entrino successivamente al provvedimento di confisca, fino alla concorrenza dell’importo determinato».

Qualche settimana fa, in linea con questa interprezione, il gup Vicinanza ha risposto ad un quesito della Regione Veneto scrivendo che oggetto di confisca dovranno essere sia l’indennità di fine mandato spettante all’ex consigliere regionale ed ex assessore alle Infrastrutture (oltre 90mila euro), sia il vitalizio che Chisso ha maturato: circa 6mila euro lordi al mese.

Secondo la Cassazione, inoltre, anche altre somme guadagnate lecitamente da Chisso in futuro dovranno essere incamerate dallo Stato. Il compito di occuparsene spetta alla Procura di Venezia. La procedura di confisca sarà gestita dal giudice dell’esecuzione.

Lo stesso vale ovviamente anche per Giancarlo Galan, che ha patteggiato un anno e dieci mesi, sempre per corruzione: se l’ex Governatore non verserà entro l’inizio di ottobre 2.6 milioni al Fondo unico di giustizia, gli verrà confiscata la villa dove risiede con la famiglia, a Cinto Euganeo. Ma se il valore dell’immobile, una volta venduto, non coprirà l’ammontare della cofisca, è probabile che lo Stato possa rivalersi su altri beni dell’ex ministro, tutt’ora parlamentare di Forza Italia (non si è mai dimesso dalla Camera). La battaglia giudiziaria sulle confische è appena all’inizio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci