Incendio a Sant'Elena, la zona si scopre solidale, ma teme di perdere l'anima

Sabato 25 Gennaio 2020 di Raffaella Vittadello
Il principio d'incendio di giovedì in calle Zugna
VENEZIA All’indomani dello scampato pericolo si tirano le somme di un evento che si è risolto con dei danni materiali, ma senza conseguenze per le persone. Ma poteva essere un disastro, e ci sono aspetti su cui vale la pena di riflettere. «Un’occasione come questa ha dimostrato quanto importante sia la rete sociale a Sant’Elena, ci siamo sentiti davvero uniti come una famiglia» racconta Alessandra Tosi, presidente della Cooperativa Sestante.

LA SOLIDARIETA’
«Ero a casa con mio figlio più piccolo, quando Matilde mi ha “ordinato” di scendere per l’incendio. Ho preso l’estintore e l’ho portato di sopra. Il resto l’ha fatto Nicola. Ma c’erano tante persone intorno, preoccupate per questa signora benvoluta da tutti. Due vicine si sono offerte di accompagnarla all’ospedale, qualcuno le ha offerto dei soldi perchè lei non poteva tornare nell’appartamento a prenderli. Ma il contesto fa pensare alla solitudine degli anziani. Si parla dello spopolamento, ma non abbastanza delle necessità di questa fascia della popolazione che rappresenta ormai la maggioranza. Ci sono anziani che si prendono cura di altri anziani. Fino a qualche tempo fa a coordinare la rete solidale di Sant’Elena c’era una persona di 90 anni, e che ora ha ceduto il campo».

ALLARME SOCIALE
«Non è facile intervenire - spiega Sandro Sibilla, referente del gruppo della carità del vicariato di San Marco Castello - Prima di tutto le persone non si conoscono più tra di loro, gli abitanti residenti non sono più la maggior parte e questo porta a un maggior isolamento».
Una volta c’erano figure di riferimento come il farmacista, il vicino di casa, l’amico. Oggi non è più così. Resta la parrocchia, che a volte non basta.
«Quando si arriva ad avere delle informazioni su chi sono le persone che avrebbero bisogno di aiuto, non sempre è facile avvicinarle. Molte sono restie, molte accettano un piacere “episodico” - prosegue Sibilla - come potrebbe essere qualcuno che le accompagna a una visita o all’ufficio postale, o a fare la spesa, ma poi tutto si esaurisce lì».
«Infine c’è il problema generazionale del volontariato. Chi ha tempo e voglia di regalarlo agli altri sono prevalentemente le persone di una certa età, le cui forze sono in parabola discendente. I giovani accolgono qualche invito, quando si tratta di manifestazioni specifiche, ma poi è difficile coinvolgerli in progetti a lunga scadenza».
Sibilla con l’associazione Chiostro Sant’Elena, che fa riferimento alla parrocchia, illustra la partecipazione a un bando europeo con un progetto per l’area anziani. «Attendiamo di conoscere l’esito della graduatoria del PonMetro, il programma operativo nazionale Città metropolitane, il nostro obiettivo sarebbe quello di creare una rete con dei momenti di incontro e di supporto anche telefonico per gli anziani, per farli sentire meno soli, un numero a cui far riferimento per le tante necessità ma anche solo per chiacchierare un po’. A volte non servono aiuti materiali, gli anziani hanno bisogno di tempo e attenzione».

 
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