Il prefetto: «Toccherebbe ai sindaci chiudere i bar, ma lo faremo assieme»

Mercoledì 21 Ottobre 2020 di Alvise Sperandio e Nicola Munaro
Il prefetto Vittorio Zappalorto insieme al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro

VENEZIA Norme alla mano, toccherebbe ai sindaci la decisione di chiudere bar e locali della movida, anche se il testo del Dpcm varato (in forma definitiva) nella notte tra domenica e lunedì è stato epurato da qualsiasi riferimento esplicito ai primi cittadini. «Capisco che i sindaci siano restii a mettere sanzioni ai locali o chiudere, è nella natura delle cose, sono cariche elettive e hanno bisogno del consenso quindi preferirebbero che a prendere certe decisioni fosse un organo terzo - spiega Vittorio Zappalorto, prefetto di Venezia - Ma noi prefetti non abbiamo i mezzi, a meno che il Governo non cambi certe regole». L’unica strada che permette ai prefetti di chiudere è, continua Zappalorto, «l’articolo 2 del testo Unico di pubblica sicurezza, norma che ci consente di chiudere zone delle città per motivi di ordine e sicurezza pubblico, non certo per questioni sanitarie. Utilizzare una legge del 1934 anche per il Covid mi sembra di tirare la norma per i capelli».
COMPITI E POTERI
Un compito, chiudere per motivi sanitari, che invece è nei poteri ordinari dei sindaci. «Con la riforma sanitaria contenuta nella legge 833 del 1978 i sindaci sono stati nominati autorità sanitaria locale - continua il prefetto di Venezia - e quindi possono chiudere. Ma chiudere, per loro e per le ragioni già dette, non è il massimo. La protesta è lecita perché ognuno ha diritto a dire la sua. Il fatto è che qui nessuno vuole il pallino, scotta troppo. Se quindi alla fine si dovrà decidere di chiudere una piazza o una via si farà d’intesa tra prefetture e comuni in sede di comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza allargato alla presenza dei responsabili sanitari».
IL TRASPORTO PUBBLICO
L’intento di mandare le superiori in classe non prima delle 9 è di fare in modo che sugli autobus la capienza si riduca, tenendo distinti i pendolari che vanno al lavoro e si muovono prima, dagli studenti chiamati, così, ad entrare a scuola un po’ più tardi. Il problema è che la misura adottata con il nuovo Dpcm mette in confusione il trasporto pubblico che deve riorganizzarsi e ricalibrare gli orari, impresa non da poco visto che si parla di migliaia di persone da spostare. Dopo che l’altro giorno il sindaco Luigi Brugnaro ha bocciato apertamente il provvedimento del premier, sul tema specifico ieri in Comune anche l’assessore alla Mobilità Renato Boraso non ha nascosto un certo disappunto: «Lo abbiamo saputo dalla tv, vi pare normale? È un provvedimento che ci hanno calato sulla testa e adesso tocca a noi trovare la soluzione», è sbottato. Nei prossimi giorni, forse già entro il fine settimana o al massimo nei primi giorni della prossima, sarà convocato con urgenza il tavolo di confronto e di concertazione tra istituzioni, scuole e azienda. Actv metterà sul tavolo le possibili soluzioni pratiche anche per scongiurare lo scenario descritto ieri dalla preside del liceo Majorana di Mirano, Monica Guaraldo: «In classe alle 9? Sì, ma i trasporti sono quelli, così i ragazzi alle 8 aspettano tutti al bar o fuori dai cancelli», sottinteso, ovviamente, alla faccia del divieto di assembramento, pericoloso veicolo di contagio. Il tema, non facile, è adeguare gli orari allo scaglionamento degli ingressi e, di riflesso, delle uscite. Gli eventuali turni pomeridiani sarebbero una “rogna” in più. «Grazie al Governo dobbiamo ritarare tutto – annota, sarcastico, Boraso – Comprendo gli sfoghi dei dirigenti scolastici, sono i primi ad attraversare situazioni d’incertezza difficili da gestire. Certo è che i ragazzi non possono bighellonare fuori dagli istituti. Bisogna fare in modo che siano trasportati ed entrino subito in classe rispettando tutte le prescrizioni». Nessuno lo dice a chiare lettere, ma molti confidano che la soluzione, ancora prima di escogitare gli accorgimenti, alla fine arrivi dal presidente della Regione Luca Zaia. Il quale non si è mostrato affatto entusiasta dell’indicazione governativa e sarebbe pronto a imboccare un’altra strada: quella del mantenimento degli orari consueti ma facendo “ruotare” le classi in presenza ciascuna per un certo periodo di tempo. Un altro modo considerato utile per raggiungere l’obiettivo di limitare la pressione dei passeggeri a bordo dei mezzi la cui capienza, va ricordato, non è stata ridotta dal Dpcm rimanendo all’80% della portata totale.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci