False fatture, è bufera sul noto studio nel centro di Mestre

Sabato 29 Giugno 2019 di Monica Andolfatto
False fatture, è bufera sul noto studio nel centro di Mestre
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MESTRE - Creavano società ad hoc intestate a prestanome o arruolavano aziende decotte, che poi venivano fatte fallire, con l'unico obiettivo di emettere fatture per operazioni inesistenti. In sintesi questo il meccanismo della truffa milionaria scoperchiata dai finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Venezia. Al centro dell'inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Stefano Buccini, lo studio contabile e tributario con sede principale in corso del Popolo a Mestre del dottor Igino Negro, che insieme al figlio Daniele e al socio Massimo Fernandez risulta fra i 15 indagati. Evasione fiscale, indebite compensazioni di crediti di imposta, emissione e utilizzo di false fatturazioni al fine di evadere le imposte sui redditi e l'Iva sono i reati contestati a vario titolo. 
 
IL GIRO
Dai riscontri delle Fiamme gialle sarebbero state ricostruite operazioni inesistenti, con emissione di false fatture, per circa 11.340.000 euro. E venerdì scorso è stato eseguito il provvedimento della gip lagunare Maria Luisa Materia che ha disposto il sequestro preventivo di beni e immobili per un totale di 3 milioni e 189.721 euro. La maggior parte dei valori sottratti alla disponibilità dei proprietari sono terreni, appartamenti, negozi, ubicati tra Mestre, Spinea, Santa Maria di Sala, Chieti, Altino e L'Aquila. Ma ci sono anche oggetti di lusso e auto, compresa una Cinquecento da ventimila euro pronta per la consegna e bloccata in concessionaria, acquistata per la moglie di uno dei commercialisti denunciati.
L'OPERAZIONE
L'operazione è stata portata a termine grazie a una complessa indagine di polizia giudiziaria, scattata a seguito di un accertamento fiscale condotto alle fine del 2016 dai finanzieri della Tenenza di Caorle a carico di una impresa di pompe funebri nel frattempo fallita. È in questa sede che comincia a delinearsi il contesto, poi definito grazie all'apporto dei colleghi del Nucleo Pef provinciale, guidato dal tenente colonnello Antonio Luciani e dal capitano Antonio Dello Preite, della frode finalizzata a evadere il fisco e che, secondo l'accusa, sarebbe stata ideata dallo Studio Negro. Come detto sono 15 le persone iscritte nel registro degli indagati: oltre ai tre commercialisti, un altro professionista di Martellago, 9 teste di legno e due utilizzatori di fatture false residenti nel veneziano e nelle province di Pescara, Chieti, L'Aquila, Treviso e Ravenna. Nel sistema fraudolento coinvolte anche 11 aziende con sede legale a Venezia, Scorzé, Caorle, Mira, Roma, Pescara e Vasto. Regista indiscusso, secondo l'accusa, sarebbe lo stesso Igino Negro: con il supporto di suoi collaboratori e di altri studi di consulenza a lui riconducibili, avrebbe ideato il metodo per produrre ingenti crediti Iva fittizi da offrire a soggetti economici per compensare le imposte effettivamente dovute. Le cartiere, una volta esaurita la loro ragion essere, venivano spogliate dei beni strumentali o dai crediti maturati, e cedute a prestanome o trasferite in altre regioni e, in un caso, anche in Francia, al fine di ostacolare eventuali controlli dell'Amministrazione finanziaria.
LE PERQUISIZIONI
Risalgono all'estate scorsa le perquisizioni nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro degli indagati che hanno avuto come risultato l'acquisizione di copiosa documentazione cartacea e informatica che avrebbe confermato in modo dettagliato le ipotesi investigative. Ed è sulla base di tali riscontri finali che la Procura di Venezia ha richiesto il sequestro per equivalente di poco più di 3 milioni di euro che ha comportato anche il blocco di conti correnti e di quote societarie.
Monica Andolfatto
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Ultimo aggiornamento: 10:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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