Truffa da 70 milioni: la "mente" era Gaiatto. Sequestrati beni per 47 milioni

Martedì 11 Settembre 2018 di Marco Corazza
Maxi truffa
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Oltre 70 milioni di euro raccolti abusivamente dalla società che fa a capo al 44enne di Portogruaro Fabio Gaiatto. Lo hanno ribadito i finanzieri del Comando provinciale di Venezia durante la conferenza stampa in Procura a Pordenone. Salle prime ore di oggi, 80 finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Venezia, con la collaborazione di militari di altri Reparti del territorio nazionale, hanno eseguito 17 provvedimenti cautelari emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Pordenone ritenuti responsabili e compartecipi di un’ingente truffa ai danni di centinaia di risparmiatori.

Il decreto ha disposto la custodia cautelare in carcere per Fabio Gaiatto, principale indagato, e gli arresti domiciliari per 5 persone nonché l’obbligo di dimora per altri 11 soggetti. Sequestrati ai fini della confisca beni degli indagati per un valore 47 milioni di euro, con le perquisizione delle abitazioni, uffici e altri luoghi in uso alle 17 persone.

I reati contestati nell’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pordenone e condotta dagli investigatori del Gruppo della Guardia di Finanza di Portogruaro sono quelli di associazione a delinquere, truffa aggravata, esercizio abusivo di attività di gestione del risparmio, autoriciclaggio. Il meccanismo truffaldino messo in atto dall’organizzazione consisteva nell’offerta di investimenti nel mercato “Forex” ad altissimo e immediato rendimento. I capitali raccolti, invece di essere investiti, venivano in parte utilizzati per remunerare gli investimenti più risalenti e, in parte, dirottati in conti correnti italiani e stranieri degli indagati. In sostanza, gli interessi degli investimenti dichiaratamente maturati dai finanziatori più risalenti venivano pagati con i soldi versati dai clienti successivi, così da rassicurare coloro che avevano già consegnato denaro all’organizzazione e attirare nella rete truffaldina altri soggetti potenzialmente interessati ai lauti guadagni prospettati. Per aggirare i controlli delle Autorità di vigilanza finanziaria, il sodalizio si è avvalso di una serie di società estere con sede in Slovenia, Croazia, Gran Bretagna, grazie alle quali, tra l’altro, è stato aggirato il divieto all’esercizio dell’attività di raccolta finanziaria già imposto dalla CONSOB nel 2016 a Gaiatto, ritenuto l' artefice della truffa e a una sua società italiana.

Con questo sistema, che richiama lo “schema Ponzi”, tra il 2016 e il 2018 l’organizzazione ha raccolto abusivamente da circa 3 mila persone per lo più del nord-est d’Italia 72,3 milioni di euro, rimborsati ai finanziatori per soli 28,9 milioni di euro. I proventi delle attività illecite sono stati riciclati dai principali indagati attraverso l’acquisto di numerosi immobili in Veneto, Friuli Venezia Giulia e in Emilia Romagna, per un valore di 3,7 milioni di euro, il cui sequestro è in fase di completamento in queste ore. L’attività condotta dai finanzieri del Gruppo di Portogruaro ha portato infine a configurare a carico delle società estere coinvolte profili di responsabilità amministrativa dell’ente, per reati associativi e di riciclaggio. A carico di 2 indagati è stato anche disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta e per equivalente fino all’ammontare di 43,6 milioni di euro, corrispondente al totale delle somme abusivamente raccolte dall’organizzazione depurato dalla cifra restituita a una parte dei clienti.
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