Sissy, licenziata mentre era in coma
e liquidata con seimila euro.
«Vogliamo la verità sulla sua morte»

Lunedì 14 Gennaio 2019 di Davide Tamiello
Sissy, licenziata mentre era in coma e liquidata con seimila euro. «Vogliamo la verità sulla sua morte»
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VENEZIA - Ha vissuto in un limbo per 26 mesi. Oltre due anni di agonia a cui Maria Teresa Sissy Trovato ha messo fine l'altra notte. La giovane agente di polizia penitenziaria, originaria di Taurianova (RC) che ieri avrebbe compiuto 29 anni, era in coma dal 1 novembre del 2016. Quel giorno, un proiettile esploso dalla sua pistola l'aveva raggiunta alla testa, mentre si trovava all'interno di un ascensore dell'ospedale civile di Venezia, dove si trovava per verificare le condizioni di una detenuta che aveva appena partorito. Suicidio, incidente, omicidio: che cosa sia successo quel drammatico giorno d'autunno è ancora un mistero.
 
I famigliari di Sissy sono alla disperata ricerca della verità e non hanno nessuna intenzione di arrendersi. Ieri, però, dopo tanto lottare, è arrivato il giorno del dolore: Sissy ha esalato l'ultimo respiro. «Non auguro a nessuno quello che stiamo provando in questi giorni - dice papà Salvatore - però una cosa voglio che si sappia: Sissy ha lottato come una leonessa per 26 mesi. Ha combattuto per rimanere in vita e non ha mai mollato». Salvatore e Caterina, genitori della giovane, così come tutti i famigliari e gli amici, non credono e non vogliono credere all'ipotesi del suicidio. Le spiegazioni che hanno avuto non sono state sufficienti a cancellare i loro dubbi. «Noi dobbiamo capire cos'è successo - continua Salvatore - la Procura di Venezia ha accettato di prolungare le indagini e speriamo che, ora, si decidano a far luce sul serio. Non azzardatevi a parlare di suicidio finché non avremo saputo la verità, fino a quando non avremo chiarito tutti i punti oscuri di questa vicenda». 
«RABBIA E VERGOGNA»
Ma quello che Salvatore e Caterina non hanno proprio digerito è la lontananza delle istituzioni. «L'hanno abbandonata mentre era in coma - continua - e lei faceva parte di questo mondo. L'hanno licenziata a febbraio e liquidata con 6.700 euro, questo valeva per lo Stato la vita di mia figlia». I famigliari di Sissy non hanno mai negato di non aver apprezzato il lavoro degli inquirenti veneziani. Ora che la giovane agente non c'è più, è esplosa anche tutta la rabbia e la frustrazione. «Non hanno mai risposto alle nostre domande - prosegue Salvatore - hanno esaminato il cellulare di mia figlia? Perché è entrata in quell'ascensore? Qualcuno le aveva dato un appuntamento? Noi abbiamo il diritto di sapere, per loro invece dovrebbe essere un dovere». 
LE REAZIONI
«È una notizia tristissima che addolora profondamente tutti, familiari, amici e l'intera amministrazione della quale faceva parte - aggiunge in una nota Francesco Basentini, capo del Dap, il Dipartimento amministrazione penitenziaria - mi auguro che la stessa determinazione con la quale Sissy ha dimostrato di voler rimanere aggrappata alla vita sia da sprone, ora più che mai, per l'accertamento della verità». Lutto anche nel mondo del Calcio a 5, di cui Sissy aveva fatto parte da protagonista vincendo con la maglia della Pro Reggina il primo scudetto nella storia della seria A femminile, nel 2012. «Sissy, il futsal italiano non ti dimenticherà», è il saluto del presidente della divisione calcio a 5 Andrea Montemurro: prima delle gare di Serie A e A2 femminile, ieri, è stato osservato un minuto di raccoglimento. Al cordoglio della famiglia e degli amici si sono aggiunte le associazioni Penelope Italia Onlus e Gens Nova Onlus, da sempre in prima linea per i diritti delle persone scomparse e delle vittime dei crimini più efferati. «Triste veder spento un sorriso così bello - dicono i presidenti Antonio Maria La Scala e Stefano Tigani - e ricordiamo alle autorità che la verità non è un optional, ma un dovere nei confronti delle vittime e dei loro cari».
Davide Tamiello
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Ultimo aggiornamento: 11:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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