La batosta degli hotel a Venezia: nel 2020 fatturati giù dell'80%, persi due miliardi

Lunedì 11 Ottobre 2021 di Tomaso Borzomì
Venezia nei mesi di isolamento
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VENEZIA - Due miliardi di euro di perdita, dopo un calo dell'80% del fatturato registrato nel 2020. La pandemia ha azzoppato il comparto alberghiero, mettendo in ginocchio famiglie e rendendo difficili le gestioni anche dei grandi gruppi, che una mano sul portafoglio l'hanno messa.
Il dato è stato fornito dall'Ava, che ha di recente confermato per altri cinque anni la presidenza, affidandola a Vittorio Bonacini.

Proprio il vertice della seconda associazione di albergatori nazionale dopo Roma ha parlato ai soci, fornendo il quadro attuale, ma anche proponendo una ricetta per uscire dal tunnel, con orizzonte il 2023. Cultura, eventi, cassa integrazione fino a carnevale, ma anche un cambio di rotta della comunicazione istituzionale, è una salsa agrodolce quella proposta per gettare il cuore oltre all'ostacolo e tornare a respirare, senza «lasciare indietro nessuno».

IL PASSATO

Dalla sala convegni dell'Nh di Mestre Bonacini ha esordito ringraziando il direttivo, che si augura sarà confermato, partendo dall'analisi quello che è stato: «Questo è il secondo anno di una terribile pandemia che, a livello mondiale, è lungi dal poter essere dichiarata felicemente conclusa. Ma è dal novembre 2019 che Venezia non conosce tregua. L'acqua alta ha colpito e temporaneamente affondato la nostra città provocando devastazione, danni materiali e immateriali. Danni dai quali ci stavamo riprendendo, anche grazie a una visita alla nostra città di giornalisti di tutto mondo e a una conferenza organizzata da Ava nella sede della Stampa estera a Roma per illustrare la situazione. Poi però è arrivato il covid e dai danni originati dalla pandemia dobbiamo invece ancora riprenderci». 
Un doppio ko che avrebbe steso definitivamente chiunque, ma che invece ha risvegliato una tenacia alla Rocky: «In autunno siamo sprofondati in un incubo e il secondo lockdown è stato molto più duro del primo, se non altro in termini economici. Pare che ora si cominci a intravvedere un barlume di luce alla fine del tunnel». 

IL PRESENTE

Osservando il presente, Bonacini riferisce l'andamento delle prenotazioni: «A settembre, con il 75/80% delle strutture aperte, nel fine settimana si aveva un'occupazione media intorno all'80%, in particolare durante la mostra del cinema, ma scendeva al 60% durante la settimana. A inizio ottobre il dato scende leggermente ma in generale la media sembra tenere». Per questo, il presidente prosegue nella battaglia, più volte annunciata, nel ribadire la necessità di aiuti concreti per le città d'arte: «Venezia, Firenze e Roma hanno pagato il conto più alto senza mai aver ottenuto sostegni adeguati. Le località di montagna hanno perso una stagione e lo scorso inverno hanno avuto risultati considerevoli. Le spiagge, hanno solo visto accorciarsi il periodo di apertura».
 Dall'Ava tuonano quindi contro le scelte del Governo: «L'effetto per noi, che abbiamo perso l'80% del nostro fatturato, è stato invece devastante. Perché le città d'arte, Venezia in primis, vivono di turismo internazionale, specie quello extraeuropeo. Ma i voli intercontinentali sono scomparsi e non c'è più la clientela statunitense, canadese, giapponese che giungeva con voli a lungo raggio. I nostri albergatori son stati bravissimi nel riposizionare le loro imprese. Si è puntato sul turismo di prossimità europeo e su quello italiano, dando valore a provvedimenti governativi non brillanti come i buoni vacanza». 

IL FUTURO

Ora la sfida è restare in piedi fino alla ripartenza: «Pensare che per il 2022 tutto sarà risolto è irrealistico. Bisognerà imparare a convivere con il virus. Purtroppo le campagne vaccinali nel mondo sono così lente che viene dato tempo al virus di modificarsi. Se non altro ora lo conosciamo: per ora abbiamo i vaccini e in futuro avremo presumibilmente anche altri farmaci. Fortunatamente permane il desiderio di viaggiare». Per questo l'asticella rimane quella del 2023: «Conto vivamente di vedere nel 2023 una città con il suo territorio tornati alla normalità». Questo anche a costo di qualche ulteriore sacrificio: «Abbiamo bisogno del prolungamento della cassa integrazione almeno fino alla fine del prossimo Carnevale. È un tema su cui ci stiamo impegnando insieme a Federalberghi nazionale. Nel breve termine, considerate le variabili in gioco, non é facile fare previsioni attendibili. Quasi certamente fino alla fine dell'anno continueremo ad avere fine settimana abbastanza interessanti come presenze. Purtroppo durante la settimana si manifesterà l'abituale calo di occupazione».
L'ultimo auspicio rimangono gli eventi: «Abbiamo visto come e quanto il Salone Nautico e la Biennale siano attrattivi di presenze, fatturato ed immagine alla città. Questa è la via che deve essere perseguita. Cultura ed eventi come chiave di volta per attrarre una certa tipologia di clientela; il tutto supportato da una comunicazione di livello internazionale».
 

Ultimo aggiornamento: 09:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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