Turismo al collasso a Venezia: dopo il St. Regis altri hotel chiudono. E partono pure le vendite on line

Venerdì 17 Luglio 2020 di Tomaso Borzomì Raffaella Vittadello
Mancano i turisti: albergatori veneziani in crsi

VENEZIA - Alberghi, il grande vuoto. Soprattutto in centro storico. Alcune strutture ricettive hanno appena riaperto, ma i prezzi delle camere sono bassi come non lo sono mai stati, nel tentativo di accaparrarsi i clienti. Si parla addirittura di 60 euro in alcuni quattro stelle. E le prenotazioni latitano, soprattutto in agosto, mese in cui si faticava a trovare una stanza libera. Periodo che quest'anno coincide con il termine della cassa integrazione per i dipendenti del settore del turismo, stabilita dal Governo. E' vero che sono state promesse altre 18 settimane, ma ad oggi il clima di incertezza è totale. La chiusura per un anno annunciata dal St. Regis, l'hotel lusso punta di diamante della catena Marriott, è più di un campanello d'allarme. 

LE CHIUSURE E LE VOCI
Sul mercato infatti le scelte da parte degli imprenditori sono duplici: da un lato chi ha deciso di aprire, ma dall'altro anche chi, per motivi economici, è costretto a proseguire con la saracinesca abbassata. Niente turisti significa niente accoglienza: Colombina, Mori d'oriente, Bonvecchiati, La Commedia e Gabrielli sono solo una parte di quelli che non se la sono sentita e che restano chiusi, alcuni anche fino ad aprile a quel che si dice. E c'è pure chi ha cominciato ad affacciarsi sul mercato. Sul portale Subito.it ci sono inserzioni di agenzie immobiliari, soprattutto non veneziane - segno che molti alberghi non sono più di proprietà dei residenti in centro storico - che pubblicizzano la vendita di hotel nel cuore della città e anche in terraferma, specificando il prezzo della licenza e quello di affitto, in un momento in cui è difficile far fronte a costi altissimi come quello del contratto per i muri senza certezza di guadagno. E così si va dai palazzi alle locande, dalle 50 stanze a San Marco alle 27 a Cannaregio, dove si parla di milioni come se fossero caramelle. 
La voce degli albergatori che oggi preferiscono tenere chiuso può essere riassunta con le parole di Michele Schito, titolare di Palazzo Veneziano alle Zattere e del Carnival Palace ai Tre Archi: «Non c'è domanda, ci sono state tante cancellazioni sulle prenotazioni esistenti e le linee aeree sono bloccate. Inoltre gli americani, il nostro 30% di utenza, sono fermi, il mondo è fermo, per questo fino a fine agosto resteremo chiusi. Tenere aperto ci costa più del doppio che tener chiuso». Una considerazione amara, soprattutto pensando ai lavoratori che, costretti alla cassa integrazione, devono far tornare i conti a fine del mese. 

Il quasi novantenne Lino Cazzavillan, una vita spesa nel mondo dell'ospitalità, approfondisce l'analisi: «Nella maggioranza dei casi la scelta è dettata da un calcolo economico. E poi c'è un discorso di responsabilità nei confronti dei dipendenti, io mi preoccupo per loro, quindi ho sempre investito in città, con i restauri». E proprio su questo tema ha battuto l'imprenditore: «Tra i nostri sette alberghi, tutti chiusi, ne abbiamo due a tre stelle. Con le tariffe di oggi una camera la si propone a 40, 50 euro, tolte le tasse, mi dica lei se vale la pena, invece i quattro stelle vanno al doppio, per questo ne stiamo approfittando per farli salire di categoria». 
Un altro spunto di riflessione riguarda la gestione: «La Regione stabilisce che per un quattro stelle bastano sette camere. Per questo tipo di struttura sono sufficienti moglie e marito, senza dipendenti, ma il caso del St. Regis ad esempio è diverso. E poi un hotel parte di una grande catena può permettersi di chiudere alberghi tenendone solo uno in attività». Cazzavillan spiega poi altre difficoltà affrontate: «C'è carenza di richiesta, la città lavora con turisti di qualità perché gli altri si fermano a Mestre o negli appartamenti, magari abusivi. Inoltre, si deve pensare che è difficile stabilire protocolli rivolti a tutto il personale, perché le nazionalità sono tante e diventa complesso far rispettare le regole». Regole che, appunto, rischiano di pesare sul capo dell'imprenditore: «Se uno si ammala su chi ricade la colpa? In questo momento i protocolli sono complessi nell'applicazione». 

BAR E RISTORANTI
Da investitore, l'albergatore allarga il raggio del pensiero ad altre categorie: «Possediamo anche il bar Americano, in piazza San Marco, che apriremo sabato 18 luglio, ma altri locali resteranno chiusi perché la gestione è complessa». Un messaggio diverso lo lancia il presidente di confindustria turismo Venezia, Salvatore Pisani: «Per ora non ci sono giunte segnalazioni di casi simili al St. Regis, ma incentivare l'offerta stimola la domanda».

IL FENOMENO
«I turisti snobbano un po' gli hotel, privilegiando vacanze di tipo diverso - sostiene Nicoletta Grasselli, titolare dell'agenzia Venum - Non solo per una disponibilità di spesa minore, ma soprattutto perché vogliono evitare, in periodo di emergenza sanitaria, la condivisione di servizi come gli ascensori, le sale per le colazioni o i ristoranti. Tra gli alberghi in vendita bisogna fare attenzione anche alle manovre speculative, perché c'è chi aspetta (o spera) che la situazione precipiti. In autunno/inverno ci saranno ancor meno turisti e finiranno gli ammortizzatori sociali. Per ora i prezzi di uscita sono ancora alti per non far trasparire una sofferenza evidente. E poi c'è anche chi è molto esposto con le banche, soprattutto se ha appena acquistato. Ma pure gli acquisti sono fermi. La gente mi dice: aspettiamo che i prezzi scendano».

 

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