Hotel Danieli a Venezia, da 200 anni in attività: tutto nacque dall'idea di un imprenditore analfabeta Foto

Martedì 5 Ottobre 2021 di Alessandro Marzo Magno
Hotel Danieli a Venezia, da 200 anni in attività: tutto nacque dall'idea di un imprenditore analfabeta

Hotel Danieli a Venezia. Non solo il più antico tra gli hotel ininterrottamente in attività, ma un simbolo dell'ospitalità lagunare che ha accolto teste coronate, artisti, star del cinema, magnati e comandanti militari. Tutto ebbe inizio da un imprenditore analfabeta.

VENEZIA - E sono duecento anni. Tanti ne compirà l'hotel Danieli nel 2022, il più antico tra gli alberghi veneziani ininterrottamente in attività. Un giorno di due secoli fa (ma secondo altre fonti bisognerebbe posticipare l'evento di un paio d'anni) un imprenditore di nome Giuseppe Dal Niel acquista dalla nobildonna Elena Michiel Bernardo il secondo piano di Ca' Dandolo, affacciata sul bacino di San Marco, e lo trasforma in albergo.

Lidea dell'imprenditore analfabeta

Di Giuseppe Dal Niel sappiamo poco, ma una cosa è certa: era analfabeta.

Infatti firma l'atto di compravendita con una croce. Forse era di origini friulane, comunque sarà anche analfabeta, ma conosce bene il settore: aveva gestito per anni l'albergo Leon Bianco, al tempo il più celebre di Venezia, che aveva ospitato anche l'imperatore Giuseppe II (seppur in incognito). Dal Niel sa che quella in Riva degli Schiavoni è una posizione d'oro per un albergo e quindi l'esperienza e l'intuito lo premiano. Battezza il nuovo hotel Reale, ma presto con un processo del tutto simile a quello accaduto per il vicino caffè Florian che aveva nome Alla Venezia trionfante, ma tutti lo chiamavano con il nome del suo proprietario, Floriano Francesconi il nuovo albergo comincia a venire identificato come Danieli, uno dei due soprannomi del proprietario (l'altro è Bo). Un atto notarile del 1855 riporta la dicitura Albergo Reale Danieli, segno che già si usa il nome con cui diventerà universalmente noto. Giuseppe Da Niel muore nel dicembre 1840 e i suoi eredi la figlia adottiva Alfonsina Clement e il marito Sebastiano Muzzarelli sottoscrivono un mutuo con il banchiere Papadopoli per comperare anche il primo piano dai fratelli Filippo Maria e Marco Girolamo Nani Mocenigo. Così, a poco a poco, la proprietà viene accresciuta fino a quando, alla fine del XIX secolo, viene annessa all'albergo una costruzione adiacente, la Casa nuova. Ca' Dandolo non dimentichiamo che a Venezia esistono una sola piazza e un solo palazzo, quello Ducale era un edificio gotico trecentesco costruito dalla famiglia Dandolo, una delle più ricche e potenti, con ben quattro dogi, che possedeva anche un palazzo con giardino nell'area oggi occupata dall'hotel Monaco, dove tra Quattro e Cinquecento si trovava l'ambasciata di Francia. 


La storia dell'hotel Danieli

A Venezia, contrariamente ad altri stati di antico regime, pure le donne avevano diritto di ereditare e così la proprietà dell'edificio viene frazionata per le varie eredità in linea femminile fino a quando, nel 1536, viene in parte acquistato da un'altra famiglia molto illustre, quella dei Gritti. Per due anni ancora sarebbe stato doge Andrea Gritti che però si era costruito un proprio palazzo a San Francesco della Vigna. L'edificio gotico sul bacino diventa in seguito proprietà di altre famiglie patrizie. Nel 1629 ospita la prima rappresentazione di un'opera composta da Giulio Strozzi (padre di Barbara, una delle non molte musiciste che la storia ricordi), la Proserpina rapita in occasione delle nozze tra Giustiniana Mocenigo (proprietaria) e Lorenzo Giustinian. La costruzione è perfettamente distinguibile nella veduta di palazzo Ducale del Canaletto, conservata agli Uffizi. L'aspetto è abbastanza simile a quello attuale, se non per la presenza di numerosi comignoli, evidentemente eliminati con i restauri ottocenteschi. La legna per scaldarsi d'inverno era costosa, per cui avere molti camini era sinonimo di ricchezza, e i comignoli sul tetto costituivano una forma di ostentazione sociale. Nel quadro di Canaletto si vedono sulla sinistra edifici bassi, che non dovevano essere più alti di un piano perché in quel luogo era stato ucciso, nel 1172, il doge Vitale II Michiel. Ma nel 1948 vengono demoliti per lasciare il posto al Danieli Excelsior, detto Danielino, progettato dall'architetto Virgilio Vallot. 

 


Re, vip e star ospiti dell'hotel Danieli


Quel che invece nell'Ottocento cambia molto è l'interno, ristrutturato in stile neogotico dall'architetto Tranquillo Orsi: la hall e la parte monumentale si presentano ancora con queste caratteristiche architettoniche che hanno contribuito ad alimentare la bellezza e la fama dell'albergo. I nomi illustri nel libro degli ospiti dell'hotel Danieli non si contano: dal re di Prussia Guglielmo, all'attrice Greta Garbo. Nel dicembre 1834 scende nell'albergo una coppia illustre: la scrittrice più famosa di Francia, George Sand, assieme al poeta più famoso di Francia, Alfred de Musset. Lei occupa una stanza d'angolo del mezzanino, con terrazzino sulla riva e vista sul Bacino San Marco, lui una stanza comunicante che dà sul rio interno. La camera occupata dalla scrittrice è oggi la numero dieci (una scritta all'interno lo ricorda), mentre quella del poeta dovrebbe essere la numero nove. Più tardi, il 20 gennaio, per risparmiare, entrambi si trasferiscono in una sola stanza con salotto, la numero tredici (oggi ha un numero diverso, negli alberghi, per motivi di superstizione, la stanza tredici non c'è mai). Però tra loro le cose vanno male: lui la lascia, lei si ammala e si innamora del medico che la cura, Pietro Pagello, di Castelfranco, e si trasferirà a vivere a casa di lui. 
Un ospite molto particolare è, a fine aprile 1945 il generale neozelandese Bernard Freyberg, comandante dei reparti dell'VIII armata britannica che hanno liberato Venezia. Freyberg conosceva il Danieli perché era stato un paio di volte a Venezia con la moglie e quando ci torna, alla testa dei suoi uomini, che avevano duramente combattuto a Montecassino e durante la risalita della penisola italiana, decide che tutti, compresi i soldati semplici, debbano avere accesso all'hotel. Il nipote del generale neozelandese aveva dichiarato in un'intervista: «Dopo visitato il Danieli negli anni Venti e negli anni Trenta, mio nonno sapeva che quello era l'unico posto dove i soldati potevano trovare i servizi che lui riteneva meritassero, un club per tutti, non soltanto per gli ufficiali. Non puoi trattare un uomo come un maggiordomo e aspettarti che combatta come un gladiatore aveva scritto in una lettera pubblicata in Nuova Zelanda». Ma c'era stato un precedente spiacevole: quando gli angloamericani avevano liberato Roma, Freyberg era andato all'Excelsior e l'aveva trovato occupato dagli americani che, neanche tanto cortesemente, lo avevano invitato a levarsi dai piedi. «Mio nonno scrisse: Mentre stavamo andando verso Trieste, abbiamo sentito che stavano arrivando anche gli americani e che sui loro camion avevano messo cartelli scritto hotel Danieli. Non volevamo che si ripetesse quanto accaduto a Roma e quindi ho mandato una Compagnia del 22° Battaglione a occupare l'hotel Danieli e ho ordinato a un colonnello di tenere gli americani ben distanti!. Tra i soldati circolava la voce che Freyberg ci fosse stato in viaggio di nozze, ma non era vero, anche se in effetti aveva trascorso la luna di miele a Venezia e aveva visitato il Danieli».  

Ultimo aggiornamento: 11:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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