VENEZIA - Che a Venezia non ci sia un gran numero di gabinetti pubblici è un dato di fatto. Ma che si pensi come risposta a questa esigenza di disseminare un gran numero di “gabbiotti” a forma di edicola per i campi della città e anche in zone monumentali è un’idea che deve essere a dir poco approfondita.
È ciò che è scaturito ieri dopo cinque ore di conferenza di servizi durante le quali si sono confrontati i proponenti della soluzione, il Comune, le categorie economiche e la Soprintendenza, che a Venezia ha sempre l’ultima parola - giustamente - su ogni cosa che viene posizionata sulla pubblica via o che sia visibile da essa.
EDICOLE WC
Insomma, fumata nera per il progetto che si è aggiudicato il bando da 5 milioni 800mila euro che il Comune di Venezia aveva pubblicato nel corso del 2019 per il censimento dei servizi esistenti e l’implementazione della rete esistente. La cordata aggiudicataria è formata dalla società Hygien Venezia Srl, new company in esercizio dalla data del bando con alcuni soci già presenti in un’azienda che ha in appalto altri servizi del Comune, nonché dagli studi di architettura Aquattro e Giorgio Vigato. Questa ha presentato come proposta la realizzazione di 28 servizi igienici di dimensioni 2 metri per 2 metri, di estetica che ricorda quella delle edicole per giornali da distribuire nei luoghi che incrociano la mancanza di questo tipo di servizi con i flussi principali seguiti dai turisti. A destare perplessità soprattutto la formula (wc chimico da svuotare 1-2 volte al giorno) e l’ubicazione (troppo impattante per il contesto oppure difficile da raggiungere) che è sempre vicina ad un canale per facilitare le operazioni di pulizia e manutenzione servendosi di una barca.
FUMATA NERA
Quello di ieri era il primo passaggio collegiale tra tutti gli enti interessati e la conclusione è stata che servono ulteriori verifiche, che di installare 28 servizi chimici al momento non se ne parla e che sarebbe auspicabile fare una sperimentazione con un paio di queste installazioni per vedere “l’effetto che fa”.
Una cabina pilota era stata posizionata nel corso del Salone nautico all’Arsenale, ma è evidente che non è sufficiente, poiché l’Arsenale è aperto al pubblico solo per poche occasioni.
L’assessore al Commercio, Sebastiano Costalonga, è possibilista ma pure lui ha criticato alcuni posizionamenti, che a suo dire sono da rivedere: dove giocano i bambini o in luoghi dove questi bagni sarebbero quasi inutili. Oppure dove impatterebbero troppo con il luogo.
LE CATEGORIE
Ecco invece le perplessità da parte delle categorie. «Si tratta di toilette chimiche senza scarico né collegamento al sistema fognario (che a Venezia non c’è, ndr) - commenta Ernesto Pancin, direttore dell’Aepe, l’associazione dei pubblici esercizi - che devono essere svuotate una o due volte al giorno. Questo significa che i liquami sarebbero tenuti lì anche con 40 gradi. Difficilmente potrebbero essere posizionate sotto le finestre di qualcuno o vicino a bar o ristoranti. Anzi, non devono proprio, se pensiamo agli odori degli espurghi e che questo verrebbe fatto anche due volte al giorno».
Netta anche la posizione della Confartigianato che, al pari delle altre associazioni presenti alla riunione, ha ritenuto a dir poco impattante l’operazione, rispetto alla fruibilità dei luoghi pubblici. Queste le criticità rilevate.
«C’è l’evidenza di non aver fatto un’ analisi della localizzazione dei servizi igienici rispetto alle rive di carico e scarico, già così scarse e congestionate rispetto alle molteplici esigenze quotidiane della città - dice il direttore Matteo Masat - oltre alla mancanza di una sorveglianza puntuale degli spazi, collegata al fatto che i servizi funzionerebbero costantemente, rischia di creare situazioni di pericolo per l’utilizzo improprio dei wc. Infine, lo scarso coinvolgimento al livello iniziale».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout