Guerra, economia e lavoro, allarme industriali: «Stop a vincoli su fonti rinnovabili, fatturati giù per 70 aziende su 100»

Mercoledì 9 Marzo 2022
Industria del Nordest, la guerra promette danni

VENEZIA - Caro energia, export e scambi commerciali danneggiati. La guerra nel cuore dell'Europa, oltre a colpire milioni di vittime civili, sta calando su cittadini e imprese in modo pesante nel Nordest per le prospettive economiche. Il tema del «caro energia» rappresenta una priorità assoluta per famiglie ed imprese sulla quale «non ci possiamo permettere di abbassare l'attenzione». La situazione, dunque, «impone scelte responsabili da mettere in atto nell'immediato». Lo dice il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro, che fa il punto sulla situazione alla luce delle pesanti ripercussioni sul settore industriale dell'invasione russa in Ucraina, chiedendo di promuovere la realizzazione di impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile.

Confindustria: «Meno lacci alle fonti rinnovabili»

Ma, prosegue Cararro «sebbene la Regione abbia affermato in più occasioni la volontà di intervenire in maniera decisa sull'argomento, rimangono alcune valutazioni che sembrano poco coerenti con le urgenti logiche di sviluppo del settore, anche a causa di posizioni ideologiche su alcune fonti energetiche rinnovabili». Sono infatti al vaglio del consiglio regionale, spiega ancora Carraro, due progetti di legge, uno sul fotovoltaico e l'altro sull'idroelettrico «che di fatto, anziché facilitare la realizzazione di impianti nel pieno rispetto delle norme nazionali vigenti in materia, introducono vincoli o limiti ulteriori che rischiano di rallentare, se non di impedire tout cour, la realizzazione o la prosecuzione dei lavori per la produzione di energia pulita». Tra le critiche che Confindustria Veneto rivolge alla Regione soprattutto quelle relative all'iter procedurale e ai tempi di attuazione: «Per ottenere i necessari permessi, gli impianti da fonte rinnovabile devono passare il vaglio di procedimenti autorizzazione complessi ed articolati al fine di valutarne gli impatti sull'ambiente e sul territorio». Regole, prosegue Carraro, che «vanno applicate con rigore» senza però, annota ancora «introdurre a livello locale ulteriori vincoli o limiti che in maniera aprioristica impediscano la realizzazione di investimenti nel settore». Serve ora a livello regionale, aggiunge Carraro, «una strategia concreta che consenta da un lato di accelerare la conclusione dei procedimenti autorizzativi in corso e dall'altro di semplificare, promuovere e sostenere la realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile». In una parole«stiamo chiedendo alla politica di mettere in atto scelte concrete e responsabili affinché la nostra Regione dia il proprio contributo ad una situazione di crisi che,se non gestita, assumerà conseguenze gravissime non solo dal punto di vista economico ma anche occupazionale». 

Confimi: 40% imprese in affari con area russa

Un'indagine condotta agli associati Confimi Industria fa emergere che le aziende che intrattengono rapporti commerciali con Russia e Ucraina (e spesso, seppur in misura minore, con la Bielorussia) sono circa il 40% dei soggetti interpellati. Di questi il 30% non sa ancora valutare l'impatto della guerra, o ritiene sarà limitato. Per il restante 70% invece si profilano perdite abbastanza variegate, ma si parla di una perdita media del 15% del fatturato. «La voce più importante - spiegano da Confimi Industria - arriva dagli industriali del Veneto, il cui tessuto produttivo è fatto anche e soprattutto di aziende subfornitrici.

C'è quindi una quota importante di fatturato che riguarda commesse destinate alla Russia, ma non viene conteggiata nel novero delle esportazioni, semplicemente perché l'impresa formalmente vende a un'altra azienda italiana.

Industriali Fvg: «Pandemia non ha insegnato nulla»

«Sostanzialmente non ci facciamo mancare niente. Abbiamo avuto la pandemia e adesso pure la guerra. Io speravo e spero che la pandemia, che era un elemento forse imprevedibile, e che certamente ci ha trovati impreparati, fosse stato un insegnamento per tutti. Non solo per noi, ma per tutto il mondo, perché quando succedono queste cose ci sono dei cambiamenti che forse non avvertiamo subito, ma che diventano poi epocali». Invece, dopo la pandemia è arrivata la guerra. Lo ha detto Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri e presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia, intervenendo in videoconferenza al congresso regionale della Cisl. 

Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 09:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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