Ongaro e Schiff, doppia indagine dei ministeri sulle "missioni" dei due veneziani in Ucraina

Lunedì 11 Aprile 2022 di Nicola Munaro
Ongaro e Schiff, doppia indagine dei ministeri sulle missioni dei due veneziani in Ucraina
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MESTRE - Due ministeri, quello degli Esteri e quello degli Interni, stanno portando avanti accertamenti e approfondimenti sul viaggio e sulla permanenza in Donbass di Edy “Bozambo” Ongaro, il 46enne di Portogruaro morto il 31 marzo nel villaggio di Adveedka, a nord di Donetsk, mentre combatteva tra le milizie filorusse e separatiste contro l’esercito dell’Ucraina.

Farnesina e Viminale stanno approfondendo comportamenti e movimenti di Ongaro in Donbass, ma sotto la lente d’ingrandimento dei servizi italiani c’è anche la carriera militare di Bozambo (nome di battaglia scelto in onore di un partigiano della Resistenza) tra le fila del battaglione Prizrak, composto soprattutto da foreign fighter e nel quale il veneziano ha recitato un ruolo sempre più di prim’ordine in un territorio teatro di guerriglia da anni e solo adesso diventato il palcoscenico del più importante conflitto in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. 
Nei due incartamenti sono finiti anche i video e le interviste registrate da Ongaro dopo il suo arrivo nella zona da sempre rivendicata da Mosca: messaggi in cui Bozambo non faceva segreto di un ideale comunista politicamente strutturato e sul quale basare le proprie azioni. Ed è in questo aspetto fortemente politicizzato che si trova il cuore del lavoro degli investigatori romani, fatto dalla ricerca e dall’analisi dei contatti che sette anni fa hanno permesso al 46enne di arrivare da Giussago di Portogruaro fino ai confini con la Russia. Ci sono poi i rapporti con la struttura filorussa in Ucraina, e gli addentellati in Italia, così come le frequentazioni quotidiane e i contatti che aveva (seppur sporadici) con altri attivisti rimasti in patria. Tutti accertamenti che non si sono fermati con la morte del miliziano.

IL SUO CREDO
Quando il 23 febbraio l’Armata russa aveva iniziato l’invasione dell’Ucraina, gli anni a combattere la guerriglia in favore dei separatisti del Donbass e della repubblica popolare di Donetsk avevano trovato in lui una ragione finale: «Questo è il nostro giorno» aveva scritto su Facebook. Una ragione così importante, per Edy Ongaro, da rimetterci la vita per l’esplosione di una bomba a mano nella sua trincea, diventando così il primo italiano a morire nella guerra tra Russia e Ucraina. Edy Ongaro aveva lasciato l’Italia dopo un arresto per l’aggressione a un carabiniere in un bar: il giudice lo aveva rilasciato e il 46enne se n’era andato senza fare più ritorno. «Questa umana ribellione contro il fascismo razzista e guerrafondaio è giusto che venga usata - affermava in un video ora oggetto delle indagini - Liberamente, avendo solo me stesso, finché ci sarà aria nel mio corpo, finché il sangue scorrerà io da qui non me ne andrò mai. Voglio star qui per far del bene».

EX PILOTA IN AERONAUTICA
A combattere in Ucraina, ma dall’altro lato della barricata contro l’invasione russa, anche Giulia Schiff, la 23enne di Mira espulsa dall’Aeronautica dopo aver trascinato a processo otto alti ufficiali colpevoli - a vario titolo e a suo dire - di aver chiuso un occhio sulle vessazioni subite dalla pilota. Anche su di lei - partita volontaria a inizio conflitto - sono in corso approfondimenti di Viminale e Farnesina. Il nucleo è sempre lo stesso: come abbia fatto ad arrivare a Kiev, quali siano stati e quali siano tutt’ora i suoi contatti e che tipo di attività svolga. Sotto controllo anche tutti i canali social.

Due posizioni, quelle di Ongaro e Schiff, comunque diverse nonostante entrambe siano sotto la lente d’ingrandimento romana: a mancare a Giulia Schiff tutto l’apparato politico che permeava la missione di Ongaro.

Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 10:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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