Scoperta la boutique delle firme false. Segnalazione partita da Bottega Veneta

Sabato 14 Novembre 2020 di Nicola Munaro
Scoperta la boutique delle firme false. Segnalazione partita da Bottega Veneta
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VENEZIA Il target erano i turisti stranieri che ogni giorno assiepavano la direttrice di Strada Nova e dalla stazione ferroviaria di Venezia o da piazzale Roma, seguivano il percorso più conosciuto per raggiungere Rialto e Piazza San Marco.

Attirati da borse di grandi firme esposte in vetrina e da prezzi del tutto vantaggiosi, si fermavano e compravano senza però sapere che quelle pelletterie marchiate Bottega Veneta, Gucci, Prada e Louis Vuitton fossero in realtà dei tarocchi. Nell'arte si parlerebbe di falsi d'autore tanto erano realizzate alla perfezione e con materiali di qualità da ingannare chiunque, tra i clienti, mirava a raggiungere l'accoppiata stile italiano-prezzo di vantaggio.


Quante ne abbia vendute quel negozio di Strada Nova a Venezia gestito da una sud coreana di cinquant'anni è ciò che stanno cercando di ricostruire i militari del Nucleo di polizia economico della guardia di finanza di Venezia, coordinati dal comandante Fabio Dametto. Gli stessi baschi verdi che ieri hanno messo a segno un blitz nel negozio e hanno sequestrato un migliaio di borse contraffatte per un valore che si avvicina a 170mila euro. Declinazione veneziana, questa, di un'operazione a più ampio raggio che sempre ieri mattina ha portato le fiamme gialle a mettere sotto sigilli un totale di 1605 articoli di pelletteria contraffatti, già immessi nel circuito commerciale a Venezia, Bologna e Firenze e 90 metri di tessuto marchiato Louis Vuitton. Valore complessivo del sequestro? Oltre 250mila euro.


LA DENUNCIA

L'inchiesta che ha portato ieri al sequestro di 1.605 borse false ma griffate Bottega Veneta, Prada, Gucci, Louis Vuitton prende il via tra le calli di Venezia nelle scorse settimane quando al comando della finanza lagunare arriva la segnalazione di uno smercio di borse contraffatte. A segnalare il mercato del falso è il Servizio di tutela del marchio della griffe Bottega Veneta. Da quel campanello d'allarme scattano le indagini dei finanzieri direttamente sul campo e allargate a tutta Italia e coordinata dalla procura di Venezia. 


I militari della finanza sono andati quasi a colpo sicuro nel negozio di Strada Nova (finito nella segnalazione di Bottega Veneta) dove hanno verificato come la merce venduta dalla titolare del negozio fosse, sì, di buona qualità ma non fosse originale come invece i marchi e i cartelli facevano pensare. Dall'arteria turistica principale della città d'acqua, l'inchiesta si è spostata prima a Bologna e poi a Firenze: unico comun denominatore, le borse realizzate in Cina e poi vendute dallo stesso grossista ai negozi delle tre città. Oggetti ora finiti al centro dell'indagine dei pm veneziani e messi sotto sequestro dalla finanza.


L'INGANNO

Gran parte del raggiro da parte dei negozianti era - come mostra il caso di Venezia - il fatto che le borse non fossero vendute a un prezzo irrisorio, tale da rendere palese la contraffazione. La merce infatti era messa in commercio con un listino di alcune centinaia di euro, ma comunque più basso rispetto al prezzo di fabbrica. 


Secondo la ricostruzione della guardia di finanza questo induceva il compratore a convincersi di acquistare un prodotto originale e scontato solamente perché, trovandosi in Italia, non si era dovuto conteggiare nel prezzo l'importazione o il cambio di valuta: una sorta di acquisto di lusso a chilometro zero. Bastava la griffe e la buona qualità della merce e il prezzo giusto a far cadere in inganno il turista. Che lasciava il negozio di pelletteria convinto di aver fatto un vero affare. Ignaro, però, di aver pagato troppo una falsificazione.

Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 14:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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