«Chiuso per ricatto». E la pasticceria abbassa la serranda per protesta

L'iniziativa di Stefano De Marchi a Cavallino Treporti. E' accaduto anche al bar Ae More di Fossò e in un paio di locali mestrini

Sabato 16 Ottobre 2021 di Giuseppe Babbo
La pasticceria di De Marchi a Cavallino Treporti e il cartello di protesta
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VENEZIA - Non solo blocco dei porti e disagi per il servizio di trasporto pubblico, il primo giorno di obbligo di Green pass sul posto di lavoro crea problemi anche per i pubblici esercizi. La necessità per i lavoratori di esibire il certificato verde da vaccino, o in alternativa tramite l'esito negativo di un test rapido riferito alle ultime 48 ore, ha costretto diversi bar e ristoranti a rimanere con le serrande abbassate. Alcuni per protesta, altri per l'impossibilità di effettuare un tampone all'ultimo momento in considerazione delle tante prenotazioni. Ed è a fronte di queste situazioni che c'è anche chi sta pensando di avviare delle cause di risarcimento danni per i mancati incassi, rivolgendosi alle associazioni di tutela dei consumatori. 

I PROBLEMI

A Cavallino-Treporti, nel litorale veneziano, a guidare la protesta è stato Stefano De Marchi, nel 2015 candidato sindaco con il Movimento 5 Stelle ma soprattutto titolare di una pasticceria nel centro di Ca' Savio. Ieri mattina non ha aperto il locale e ha appeso il cartello "chiuso per ricatto", annunciando l'intenzione di protestare ad oltranza. «Chiariamo un punto - spiega -, non entro nel merito dei vaccini, quella è un'altra questione che dipende dalla libera scelta di ogni singola persona. Io contesto l'uso che ci è stato imposto con il Green pass, diventato obbligatorio per muoversi e soprattutto per andare a lavorare. Nella pratica questo si chiama con un parola sola: ricatto. Personalmente non ci sto, con queste condizioni preferisco rimanere chiuso». 
Una situazione simile si è registrata anche al bar Ae More di Fossò, sempre a Venezia. Qui le titolari hanno deciso di chiudere per un giorno il bar. Una presa di posizione voluta per dare voce alle proprie idee ed esprimere solidarietà nei confronti di chi non può accedere nei luoghi di lavoro, perché non in regola con la certificazione verde, al punto da rendere pubblica l'iniziativa attraverso i social network. «Le regole le rispettiamo, - spiega una delle titolari - ma oggi c'è una manifestazione e saremo lì. La necessità di lavorare c'è, ma ai miei figli devo insegnare che libertà e lavoro sono diritti intoccabili.

Non c'entra il vaccino, ma il Green pass come ostacolo alla libertà di lavoro». Da oggi, il bar tornerà regolarmente aperto.

I DANNI

Uguale la protesta in un ristorante di Oderzo (Treviso), dove quattro camerieri erano sprovvisti di Green pass e i titolari hanno deciso di chiudere. Ma c'è stato anche chi ha chiuso perché non è riuscito a fare i tamponi. È il caso di un paio di locali di Mestre. «Ci hanno contattato due esercenti mestrini - spiega Carlo Garofolini, presidente dell'Adico - e in un caso contestavano il fatto di non essere riusciti a trovare una farmacia che avesse ancora posti liberi. In questo modo, però, è stato perso l'incasso della giornata. L'altro esercente ha vissuto lo stesso problema ma con le sue dipendenti e quindi ha tenuto le serrande abbassate». I due baristi mestrini hanno chiesto se sia o meno possibile intimare un risarcimento per i mancati introiti della giornata, così l'associazione ha avviato le verifiche del caso. 
 

Ultimo aggiornamento: 18:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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