Green pass, le imprese lanciano l'allarme: «Così da venerdì prossimo si rischia il caos»

Lunedì 11 Ottobre 2021 di Costanza Francesconi
L’ECONOMIA Imprese preoccupate per l’entrata in vigore del green pass obbligatorio da venerdì 15
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VENEZIA - Certo, c’è la condanna a ogni tipo di violenza, ma c’è anche forte preccupazione tra gli imprenditori della provincia di Venezia che si preparano al 15 di ottobre, data in cui la certificazione verde diventa obbligatoria per tutti i lavoratori pubblici e privati, per nulla rassegnati e pronti a farsi sentire senza eccessi, ma con fernezza. L’appello alla logica è rivolto a «chi non si vaccina o non si tampona per stare a contatto con la gente, esponendo sé e gli altri al rischio collettivo di una nuova ondata di ricoveri, ad una recrudescenza dei problemi sociali, a nuovi morti e nuova miseria – chiarisce il presidente della Confartigianato Metropolitana di Venezia Siro Martin - Siamo davanti all’ultimo miglio per superare la pandemia e come cittadini e imprenditori restiamo dei convinti sostenitori del vaccino come obbligo umano, solidale, collettivo e individuale. Farsi un semplice tampone e certificarlo non è un rischio per la democrazia e la libertà, è semplicemente un modo per dire agli altri che non si vuole mettere a rischio la propria e altrui salute. Questo rifiuto metterà in grande difficoltà soprattutto loro stessi e chi li ha strumentalizzati – prosegue Martin – Il green pass non è altro che un pezzo di carta, non una tortura; un documento che attesta che non si è potenzialmente contagiosi ed è uno strumento di sicurezza reciproca per non mettere a rischio gli altri».
 

LA PROPOSTA
La proposta è di semplificarne la verifica, permettendo al datore di lavoro di registrarne la scadenza senza che il controllo sia quotidiano. Per garantire i posti di lavoro a queste persone, il richiamo è diretto a Governo e Regione, perché «facciano uno sforzo aggiuntivo sull’eventuale problema della mancanza di tamponi – aggiunge Martin - Bisogna strutturare un sistema di punti prelievo adeguati, tenendo conto degli orari e delle esigenze dei lavoratori stessi». «In questa prima fase – suggerisce inoltre Roberto Bottan, vicepresidente della Confartigianato Metropolitana e presidente della Confartigianato Cgia Mestre – visto come in tutte le aziende ci siano persone che, per vari motivi, non vogliono o non possono vaccinarsi, e spesso si tratta di figure chiave di un’azienda, sarebbe opportuno allungare il più possibile i tempi di durata del tampone e prevedere dei contributi per le aziende che li faranno in sede o che li pagano ai dipendenti, compensando le spese attraverso credito d’imposta o altri fondi ad hoc.

L’importante è non dare alibi a chi vuole distruggere tutto».

ABBIGLIAMENTO
A sentire Gianluca Fascina, presidente della Federazione Moda metropolitana e Federazione Abbigliamento Veneto, scoppierà un putiferio. «È evidente che chi non è in regola non può entrare in azienda e rischia di farla chiudere perché può causare contagi – sbotta - Ma io imprenditore come posso sostituire da un giorno all’altro un operaio specializzato? Mi servirà tempo ma lo farò, però trovo assurda la questione dei controlli a nostro carico. Un piccolo imprenditore non può passare la giornata a controllare i green pass di tutti, compresi i clienti, i fornitori o magari del postino che entra in azienda – evidenzia Fascina - Il risultato sarà ancora più caos e problemi che si sommano a quelli che hanno già messo in ginocchio la nostra economia e che vorranno dire sempre più gente a casa». 

TRASPORTI
L’aut aut di una campagna di vaccinazione obbligatoria sarebbe stato secondo Nazzareno Ortoncelli, vicepresidente della Confartigianato Metropolitana, presidente della Federazione Trasporti e presidente della Confartigianato San Donà, la soluzione da intraprendere a suo tempo. «Fosse per me – commenta - renderei il vaccino totalmente obbligatorio: i vaccini hanno salvato il mondo e su questa questione si sta facendo troppa demagogia e strumentalizzazione. Anche i politici, magari dello stesso partito, sguazzano tra sì al green pass e no al green pass e non è di certo un bel vedere né sentire. Nel mio settore – sottolinea Ortoncelli - soprattutto dove ci sono autisti dell’Est Europa che hanno una loro sensibilità, ci sono aziende che hanno oltre la metà del personale che non vuole saperne nulla di tamponi, vaccini e green pass. Eppure il green pass è l’unica certezza che può aiutarci a tenere aperte le aziende. Forse – conclude – c’è ancora troppa gente che non ha capito bene cosa è successo».
 

Ultimo aggiornamento: 18:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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