Artigiani, chef e direttori d’hotel: lavori a rischio senza green pass

Lunedì 27 Settembre 2021 di Luca Bagnoli
Un laboratorio artigiano
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VENEZIA - Artigianato in lacrime.

I lavoratori non si vaccinano, soprattutto i giovani. E se non avviene qualcosa di miracoloso entro il 15 ottobre, data di partenza del Green pass obbligatorio, le aziende rischiano di restare senza diversi dipendenti, senza peraltro la possibilità di sostituirli a causa della ormai strutturale criticità in tema di reclutamento.

L’ALLARME
A lanciare l’allarme è Giancarlo Burigatto, presidente metropolitano Cna Venezia. «Sono molto preoccupato - esordisce -, perché i giovani non capiscono che se vogliamo uscirne, lasciandoci alle spalle una pandemia, senza più chiusure, dobbiamo fidarci della scienza. Anche tra i miei dipendenti - rivela - ci sono degli a dir poco indecisi che saremo costretti a lasciare a casa; nel mondo dell’artigianato è una cosa enorme, che coinvolge un po’ tutti i settori». Ecco dunque l’appello quasi disperato: «Vaccinatevi, non può essere una minoranza che mette a rischio i nostri impegni come aziende verso la clientela. Ma come è possibile arrivare fino in terapia intensiva per ricredersi?», si domanda Burigatto.

IL NODO DEI TAMPONI
E poi la questione tamponi, anch’essa per nulla scontata, anzi, potenzialmente in grado di incidere sui rapporti tra colleghi. «Chi sceglierà il test non pensi che lo paghi il titolare - avvisa il presidente - Il vaccino è gratis e non grava sull’impresa: posto che non me li vedo fare tamponi ogni due giorni, vedrete che qui si andranno a determinare situazioni non proprio ideali tra dipendenti in termini di relazioni personali. Non capisco nemmeno - aggiunge - come i contrari potranno gestire la pausa pranzo, non potendo mangiare nei locali». Non solo. C’è da chiedersi come faranno a mangiare anche a casa. «Eh certo, senza lo stipendio come è pensabile andare avanti? Io spero che queste persone cambino idea, mentre loro sperano sia il governo a fare marcia indietro; ma non deve assolutamente succedere, perché sarebbe una gigantesca presa per i fondelli per chi, sebbene magari con alcuni dubbi, si è regolarmente vaccinato per se stesso e per il prossimo».

SENZA MANODOPERA
Infine la riflessione più generale, ormai tristemente nota, ma che al tempo del certificato verde obbligatorio e di chi lo rifiuta non può che acuire la difficoltà sul ricambio generazionale. «Rendiamoci conto che abbiamo un grosso problema: i giovani non si avvicinano ai lavori artigianali e quindi a breve ci saranno chiusure, o perdita di professionalità, e questo al di là del Green pass, che però è il perfetto acceleratore del tracollo, della fine dei lavori artigianali. Va bene studiare, certo, ma presto, molto presto, chi prenderà il posto dei lavoratori con i capelli grigi, garanti di opere che nessuna macchina può eseguire? In più, credetemi, parlo ai giovani: creare le cose con le proprie mani dà una soddisfazione che non ha prezzo».

PUBBLICI ESERCIZI
Diversa e meno fosca la previsione dei pubblici esercizi, con la sola riserva di alcune specifiche figure professionali le quali, se non convinte all’adesione alla campagna profilattica, e quindi non impiegabili, risulterebbero anche loro di ardua sostituzione. Il Green pass insomma non complicherebbe il reclutamento, né l’organizzazione del lavoro, e i pochi che volessero continuare ad eludere vaccino e tamponi potrebbero essere adeguatamente rimpiazzati, accettando però talvolta un piccolo calo della qualità professionale. Uniche potenziali eccezioni? Gli chef. E forse anche i direttori d’albergo. Questi sì che sarebbero difficili da sostituire.

CUOCHI E DIRETTORI D’HOTEL
Per Confesercenti «un cameriere in qualche modo si trova, al massimo potrà diminuire un pochino il livello del servizio, e pure il caposala non dovrebbe essere un ostacolo insormontabile in un periodo di emergenza». Ma per i capocuochi no, per loro il discorso è diverso. «Non si può ridurre la qualità della cucina - segnala l’associazione di categoria -, a meno che non si voglia rischiare di perdere i clienti. Qui esiste una concreta, ma per il momento solo ipotetica, criticità, perché come figura professionale lo chef è più difficile da trovare, consapevoli di non poter impoverire l’offerta in quel settore del locale». Come fare dunque, qualora emergessero defezioni tra questi lavoratori? «O si riesce a trovare un sostituto di pari qualità oppure, meglio ancora, si cerca di convincerli a ricevere il siero».
 

Ultimo aggiornamento: 16:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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