Piano di Toninelli: a Fusina un porto provvisorio per le Grandi Navi

Mercoledì 17 Luglio 2019 di Michele Fullin
Il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli
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VENEZIA- Improvvisamente Cenerentola è diventata principessa. Il terminal traghetti di Fusina pare sia in pole position per diventare la prima banchina provvisoria per sgravare il bacino di San Marco e il canale della Giudecca dal passaggio delle grandi navi. La commissione riunita dal ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, per individuare alternative provvisorie e immediatamente utilizzabili ha dato le prime risposte. Risposte prese osservando tutti i siti posizionati nella laguna di Venezia, perché al di fuori non ce n’è neppure uno, e scartabellando fra le ipotesi progettuali e anche le semplici idee arrivate al Mit sul posizionamento delle navi da crociera che non fossero l’attuale stazione Marittima.
 
Ieri il ministro ha convocato a Roma il Provveditore alle Opere pubbliche del Triveneto Roberto Linetti, il comandante della Capitaneria di porto Piero Pellizzari e il presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico settentrionale, Pino Musolino. A questi, dopo aver chiesto aggiornamenti sulla situazione veneziana dopo l’incidente sfiorato domenica 7 dalla Costa Deliziosa, investita da una burrasca mentre passava davanti a piazza San Marco, Toninelli chiesto a stretto giro di posta uno studio di fattibilità per capire quante grandi navi si possono togliere da Venezia facendole approdare provvisoriamente a Fusina. Questa potrebbe essere la prima tappa di una serie di valutazioni anche per altre località, in modo da realizzare una specie di porto diffuso (due navi qua, due là) per ridurre al minimo i passaggi per Venezia in vista della soluzione definitiva.
STUDIO DI FATTIBILITÀ
Il riferimento a Cenerentola è dovuto al fatto che la soluzione Fusina, presentata al ministro dal direttore del tour operator Albatravel Andrea Gersich e sostenuta da due consiglieri comunali di opposizione (Renzo Scarpa e Ottavio Serena) in Consiglio comunale di Venezia, è stata osteggiata sia dal Porto che dal Comune.
A fine ottobre, l’Autorità portuale aveva definito l’ipotesi inattuabile per tutta una serie di ragioni, la prima delle quali è non soffocare il traffico dei traghetti che, dopo aver lasciato le banchine della Marittima (fino a metà 2014 passavano per San Marco anche 400 traghetti l’anno), sta vivendo una crescita impetuosa. Per il Porto, le banchine sarebbero piccole per le navi di oggi, visto che sono lunghe rispettivamente 228 e 285 metri. Sufficienti comunque ad ospitare due navi di medie dimensioni. La seconda darsena, con altre due banchine, è in fase avanzata di scavo e col tempo potrebbe essere utilizzata anche quella, affermano i proponenti. Per il Porto anche questo sarebbe impossibile, poiché allungare quelle banchine comporterebbe la demolizione di opere già realizzate. Infine, allargare il bacino di evoluzione a navi più grandi comporterebbe lo spostamento dell’oleodotto Eni con chissà quali costi.
I PRO E I CONTRO
A Toninelli e ai suoi consiglieri, invece la semplicità della proposta Gersich deve essere piaciuta, in quanto - pur ragionando sulla testa di altri soggetti - offre spunti di riflessione. Tra questi: esistono due banchine di media lunghezza attrezzate per l’ormeggio di navi. Poi, c’è un collegamento via terra con Venezia che sbuca sulla trafficata Romea e che, magari in orari non di punta potrebbe essere attraversata da autobus diretti in Marittima, dove verrebbero svolte tutte le pratiche di imbarco di persone e bagagli. E, in prospettiva, Gersich e Scarpa, ipotizzano la possibilità di utilizzare un collegamento ferroviario parzialmente esistente il cui adeguamento, secondo il Porto, costerebbe però tra gli 8 e i 20 milioni.
E i traghetti, dove finirebbero, se le loro banchine fossero occupate temporaneamente dalle crociere? «Al porto di Chioggia- suggerisce Gersich - dove hanno pescaggio sufficiente ed è poco distante da Fusina». 
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Ultimo aggiornamento: 08:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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