La gondola più antica del mondo, il ritrovamento nella villa Melzi d'Eril a Bellagio sul lago di Como

Mercoledì 21 Ottobre 2020 di Alessandro Marzo Magno
La gondola più antica del mondo, il ritrovamento nella villa Melzi d'Eril a Bellagio sul lago di Como

Nella villa Melzi d'Eril a Bellagio sul lago di Como è stato ritrovato lo scafo di una imbarcazione veneziana della seconda metà del Settecento. Se così fosse strapperebbe il primato a quella attualmente conservata in un museo negli Usa.

Gondola piu' antica

Era rimasta appesa e dimenticata in una darsena di Loppia, la frazione di Bellagio, sul lago di Como, dove si trova la meravigliosa villa Melzi d'Eril.

L'attuale padrone di casa, Fulco Gallarati Scotti, un paio d'anni fa l'ha donata al Museo della barca lariana, a Pianello al Lario, dov'è stata portata, in attesa di essere esposta. È una gondola, ma non si tratta di una gondola qualsiasi. Gallarati Scotti afferma che potrebbe risalire alla seconda metà del Settecento. Non è ancora stata esaminata da qualche esperto, ma se questa datazione venisse confermata, sarebbe la gondola più antica del mondo e in tal modo strapperebbe il primato a quella che si trova al Mariner's Museum di Newport News, in Virginia.


Gondola per le nozze

Questa barca, costruita nello squero Casal, era stata comprata nel 1846 dal poeta inglese Robert Browning al momento delle nozze con Elizabeth Barret. Browning era uno degli appassionati Venetianist di lingua inglese che avevano deciso di trasferirsi a VeneziaM; per un periodo aveva vissuto a Ca' Rezzonico. Quando muore la moglie, nel 1861, il poeta cede l'imbarcazione al proprio gondoliere, Giovanni Hitz, che la usa per il servizio da nolo. Quando pure Robert Browning muore, nel 1889, il figlio non sa che farsene di quella gondola e la vende al pittore paesaggista statunitense Thomas Moran. Questi la trasferisce in America, con tanto di vela latina blu e marrone, appesa alla gru di una delle scialuppe di salvataggio del transatlantico che lo riporta in patria. La mette in acqua nell'Hook Park, nel laghetto di East Hampton, ovvero il villaggio che nel 1693 aveva ospitato il primo insediamento inglese in quello che ora è lo stato di New York, nell'estremità meridionale di Long Island.


L'indiano in gondola

La gondola va a spasso per il laghetto con gli amici dell'artista, spinta da un indiano Montauk (la tribù nativa di Long Island) che, siccome non sa vogare, utilizza per spostare la barca un palo con incastonate 64 monete straniere. Ma la cosa deve venire presto a noia, perché dopo un po' la gondola viene tirata in secco, avvolta in carta catramata e depositata nella biblioteca di East Hampton, che a sua volta la affida alla Ladies Village Improvement Society. Nemmeno le dame della buona società riescono a trovare una collocazione degna per la gondola e la restituiscono alla biblioteca. Lì rimane fino al 23 maggio 1950, quando il New York Times riporta la notizia che la barca ha iniziato un viaggio di 520 chilometri in treno per andare in Virginia. 


I remi della gondola

Questa gondola appare molto piatta rispetto alle sue discendenti attuali e ha i remi più corti, in quanto il vogatore si trovava più vicino all'acqua a causa del minor inarcamento. La forcola, invece, è poco differente da quelle odierne, ma è dipinta di nero perché nell'Ottocento così si usava. Nel 1999 la gondola è tornata a Venezia per essere restaurata nello squero Tramontin (che sta accanto al Casal, separato da un muro eretto dopo un litigio tra i proprietari, lo squero Casal da molto tempo non costruisce più gondole). Al tempo si erano occupati del lavoro Nedis Tramontin e suo figlio Roberto; Nedis per quell'intervento aveva anche vinto il premio Torta per il restauro. «Ha ancora le ordinate a brassada cioè formate da due soli elementi, e non tre come ora, tagliati di convegno dalla radici degli olmi in modo da essere più robusti ed elastici», scrive Gilberto Penzo nel suo sito veniceboats.com. 


A Como

Il Museo della barca lariana, in attesa della datazione della gondola di villa Melzi, è proprietario della seconda gondola più antica: apparteneva alla famiglia Arconati-Visconti, proprietaria di villa Balbianello, poi passata a Guido Monzino, fondatore della Standa, alpinista ed esploratore, che ha donato l'edificio al Fai. Anche questa gondola è stata costruita dai Casal: era stata ritrovata nel 1965 appesa alle capriate del tetto di un edificio di servizio della villa. Gianalberto Zanoletti di Rozzano, che nel 1982 aveva fondato il museo, l'ha salvata dagli artigli di un antiquario che voleva utilizzare la prua per trasformarla in una cappa da camino e il felze per farne un bar. L'ha comprata ed è così diventata una delle pochissime barche del museo ce ne sono 470 a esser stata acquistata e non donata. Questa delle gondole veneziane sul lago di Como è una storia lunga ed erano stati proprio alcuni squerarioli veneziani a cominciarla. Ferdinando Taroni, arrivato da Venezia, nel 1790 apre uno squero a Ponte, frazione di Carate, che presto diventa il cantiere più attivo del lago, attivo fino al 1935. 


Squero

Alcuni carpentieri vanno a Venezia per imparare meglio il lavoro, e Taroni si dimostra uno squerariol di larghe vedute, che non trascura il marketing: fa stampare manifesti in cui annuncia di poter costruire barche di ogni genere poiché ne ha appreso l'arte all'Arsenale di Venezia. Sul lago le acque sono increspate dalle brezze e le onde vengono accentuate dai fondali, tanto che spesso due remi non sono sufficienti per una voga agevole. Ecco quindi che le barche realizzate sul Lario si allargano, diventano più robuste, hanno il timone e sono vogate da quattro rematori. Il museo è ora diretto dal figlio, Ferdinando Zanoletti che l'ha ristrutturato e riaperto al pubblico. La gondola è stata ri-esposta ma il progetto è quello di dedicare una sala apposita alle gondole, dove collocare le due barche veneziane antiche, una terza acquistata nel giugno 1988 nel cantiere Telaroli di San Nicolò del Lido, assieme a quelle costruite nei cantieri lariani.

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