Giulio Lorenzetti, padre dei divulgatori di bellezze veneziane

Lunedì 7 Novembre 2022 di Alberto Toso Fei
Giulio Lorenzetti da Matteo Bergamelli

VENEZIA - «Se questo mio volume potrà, ad ogni modo, contribuire a far meglio conoscere al grande pubblico quanti tesori di bellezza, quanta grandezza e nobiltà di vita e di propositi rivivano e risplendano nella storia e nell'arte di Venezia, sarà questo il miglior compenso: avrò così aiutato a far conoscere meglio, ciò che vuol dire far amare di più, la mia città. Basterebbero queste parole, scritte nel 1926 da Giulio Lorenzetti nell'introdurre la prima edizione della sua celebre guida Venezia e il suo estuario, per comprenderne lo spirito e la passione.
Ancora oggi Il Lorenzetti, così come è conosciuta l'opera, è un libro attualissimo; non esiste amante di Venezia che non ne possieda copia: questo suo prendere delicatamente per mano il visitatore curioso e portarlo davanti a quel quadro, dentro a quel museo, di fronte a quel palazzo, lo rendono un antesignano della più moderna divulgazione, e un modello per ogni guida colta della città.

Giulio Lorenzetti, padre dei divulgatori di bellezze veneziane

D'altronde lui, a Venezia, nella colta famiglia del padre Carlo, scultore, era venuto alla luce il primo giugno 1885 e fin da giovane ebbe dunque a trovarsi in un ambiente di artisti e di artigiani.

Ebbe da subito le idee molto chiare: nel 1908 si laureò all'Università di Padova con una tesi su Jacopo Sansovino, e dopo un ulteriore periodo di formazione a Roma presso lo storico dell'arte Adolfo Venturi (che è considerato il fondatore della disciplina storico-artistica di livello universitario in Italia) nel 1912 entrò a far parte del personale tecnico dei Musei Civici di Venezia, dei quali divenne Direttore nel 1934.

In questa veste dedicò moltissime delle sue energie, in un momento nel quale i musei stessi erano in formazione e il patrimonio che li componeva andava studiato, conservato, ordinato e distribuito in varie sedi monumentali. Diede grande impulso alla Biblioteca del Museo Correr, divenuta il centro degli studi storico-artistici veneziani; collaborò all'ordinamento di Ca' Rezzonico, del Museo Vetrario di Murano, della Galleria d'Arte Moderna e alla sistemazione del Museo del Risorgimento. Approfittò del grande movimento di opere creato dai necessari imballaggi di sicurezza e trasporti delle due guerre mondiali per studiare nuove e migliori sistemazioni.
In tutto ciò non tralasciò la stesura di centinaia di articoli e di pubblicazioni (caratterizzate perlopiù da notizie inedite, descrizioni di opere d'arte poco note, approfondimento di autori, collezioni, musei e monumenti), e la valorizzazione delle cosiddette arti minori: sono ancora delle pietre miliari di settore, infatti, i suoi studi sul vetro di Murano, sulle lacche, sulle maioliche e le argenterie venete del Settecento.
Una competenza che trasferì anche alla sua attività di insegnamento, che svolse lungo i decenni all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia come titolare della cattedra di Storia dell'arte e Storia degli stili, nonché all'Istituto d'Arte, allora vivaio di artigiani. La vastità e la varietà dei suoi studi gli permisero di essere presente con fondatezza d'argomenti nella soluzione di ogni questione veneziana: fu socio dell'Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, della Deputazione di Storia Patria, dell'Ateneo Veneto, dell'Accademia di Belle Arti; fu Ispettore onorario ai monumenti ed alle opere d'arte di Venezia e membro della Commissione per l'Esportazione; tutti ruoli non di facciata, che ricoprì con passione.
Forte delle sue conoscenze organizzò anche alcune fra le prime grandi mostre del Novecento, come quella del Settecento Italiano - nel 1929 - e alcune retrospettive di Ca' Rezzonico. Nel 1951, ammalato da tempo, non rinunciò a organizzare una grande mostra sui Tiepolo: morì l'8 giugno di quell'anno, pochi giorni prima dell'inaugurazione, a 66 anni.
Giulio Lorenzetti è sepolto nel cimitero di San Michele accanto alla sua compagna di vita, Maria Ciartoso, che dieci anni più tardi riuscì, dopo alterne vicissitudini, a curare la ristampa della guida del marito e la sua traduzione in inglese. Sulla loro tomba è incisa la frase Domus secunda donec tertia venerit (seconda abitazione in attesa della terza) che, uguale, si trova su una sepoltura seicentesca ai Tolentini.
 

Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 22:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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