Giovanni Poleni, illustre matematico, fisico e ingegnere: padre dei moderni computer

Lunedì 8 Giugno 2020 di Alberto Toso Fei
illustrazione Matteo Bergamelli
È considerato uno dei padri dei moderni computer, avendo avuto un acceso interesse per le primissime macchine calcolatrici, che si iniziavano a mettere a punto nella metà del Settecento. Ma al di là di questo aspetto singolare Giovanni Poleni fu un curioso, un eclettico, uno studioso capace di occuparsi di meteorologia, calendaristica, architettura e idraulica con uguale disinvoltura; di salvare la cupola di San Pietro e di proteggere – da mecenate – il musicista Giuseppe Tartini, finendo poi per guidare una delle prime cattedre europee di Fisica sperimentale a Padova. Nato a Venezia in una famiglia di estrazione nobile il 23 agosto 1683 e destinato dal padre alla carriera giuridica, abbandonò ben presto quegli studi per dedicarsi a una passione più grande, quella per l'architettura, sotto la guida di Giuseppe Marcati, senza tralasciare i corsi di fisica, di astronomia e delle discipline matematiche.

Ma Poleni non fu solo un bravo studente: assieme alla parte teorica si dedicò con grande energia alla ricerca e alla sperimentazione: le sue prime ricerche riguardarono il barometro e il termometro e la loro costruzione, le macchine calcolatrici e l'applicazione della geometria (in particolare di un teorema di Giovanni Bernoulli) alla gnomonica. Il suo primo libro, “Miscellanea”, pubblicato a Venezia nel 1709, contiene i risultati di queste sue osservazioni e gli fece ottenere, a soli 26 anni, la cattedra di astronomia e meteore all'università di Padova. Nello stesso anno, il 30 novembre, fu eletto membro della Royal Society di Londra su proposta di Newton.

Da allora in poi fu un crescendo: nel 1715, sempre a Padova, assunse la titolarità della cattedra di fisica, continuando a occuparsi di astronomia e aggiungendo ai suoi interessi anche gli studi di idraulica, ricevendo nel contempo la nomina a membro dell'Accademia di Berlino per interessamento di Leibniz (altro precursore dell'informatica, col quale intratteneva stretti rapporti epistolari). Quattro anni più tardi succedette a Nicola Bernoulli nella cattedra patavina di matematica, dopo aver pubblicato un paio di volumi fondamentali sulla scienza idraulica e il governo delle acque: “De motu aquae mixto” (del 1717), con applicazione delle sue teorie all'estuario veneto, e “De castellis”, con osservazioni sulle derivazioni delle acque, sul loro moto e sulla loro pressione dinamica nei fiumi. La diffusione di queste opere gli procurò diversi incarichi relativi alla protezione delle spiagge e delle sponde fluviali e marine. Umanista a tutto campo, si occupò dei problemi sollevati in seguito all'istituzione della congregazione del calendario ordinata da Clemente XI, ma anche di navigazione e di archeologia, scrivendo nel 1739 le “Exercitationes Vitruvianae”. Intanto i suoi interessi per gli aspetti pratici e sperimentali gli avevano fatto ottenere a Padova la cattedra di fisica sperimentale, una delle prime fondate in Europa, alla quale aggiunse il “Teatro di Filosofia Sperimentale”, una raccolta di strumenti scientifici – da utilizzarsi per la didattica e la ricerca – realizzati dai più abili costruttori dell'epoca.

Poleni continuò ad arricchire la collezione fino alla morte, rendendola in breve tempo – con circa quattrocento diversi modelli – la più importante d'Europa.
Nel 1740 fondò il primo laboratorio di fisica in una università italiana. Nel 1743 fu convocato da Benedetto XIV per prendere parte al restauro della cupola di San Pietro a Roma, bisognosa di manutenzione urgente, assieme a Luigi Vanvitelli. Giovanni Poleni suggerì di rinforzare la struttura con cerchioni di ferro, e la sua proposta fu accettata. Per determinare la resistenza del metallo da utilizzare il veneziano utilizzò una apparecchiatura messa a punto dall'olandese Pieter van Musschenbroek, inaugurando il primo collaudo strumentale della storia applicato alle costruzioni. L'ultima cattedra assunta, ancora una volta a Padova, fu nel 1755 quella di scienze nautiche e costruzioni navali. Nel frattempo, per lunghi anni, forte della sua passione per la musica, non aveva esitato a promuovere il lavoro di Giuseppe Tartini. Giovanni Poleni si spense a Padova il 15 novembre 1761, a causa di un aneurisma aortico.
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