Il sindaco di Venezia Giovanni Favaretto Fisca e il feroce scontro con Indro Montanelli

Lunedì 9 Novembre 2020
Favaretto Fisca nel disegno di Matteo Bergamelli

VENEZIA - Fu sindaco di Venezia per due mandati consecutivi, in un momento storico nel quale la città iniziava a soffrire un primo calo di abitanti e una significativa perdita di attività produttive, e nello stesso tempo vedeva incrementare il numero di visitatori e provava a rilanciarsi urbanisticamente con progetti avveniristici, prima che l'acqua granda del 1966 sommergesse (quasi) ogni velleità. Eppure Giovanni Favaretto Fisca ebbe la capacità di cogliere queste trasformazioni in atto, organizzando un convegno rimasto nella storia ma nel contempo scontrandosi ferocemente con Indro Montanelli, la cui visione profeticamente catastrofica sui mali che attanagliavano Venezia mal si sposava con l'esigenza di mantenere saldi gli equilibri politici ed economici.

Frutto di un primo esperimento di “centro-sinistra” (lui, democristiano, fu eletto in una giunta frutto di alleanza con il Partito Socialista e quello Social Democratico), Favaretto Fisca nacque a Gambarare di Mira il 17 marzo 1902 e pur essendo ingegnere (progettò con Giovanni Lirussi, tra l'altro, l'Oratorio di Cristo Re alla Celestia) si dedicò principalmente alla politica: entrò nelle fila della Democrazia Cristiana già nel 1944; nel 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale lo nominò vicepresidente della deputazione provinciale di Venezia, della quale divenne presidente quattro anni più tardi.

Dopo aver avuto ruoli in diverse istituzioni pubbliche, con la sua azione mediatrice riuscì a farsi eleggere sindaco una prima volta nel 1960, risultando poi confermato nel 1965.

Erano anni molto particolari per Venezia, che dalle miserie e dalla povertà della guerra – con decine di famiglie che vivevano ammassate in tuguri senza acqua corrente – si stava rapidamente trasformando in una macchina turistica internazionale (con numeri che oggi possono al massimo far sorridere), contestualmente alla costruzione dell'aeroporto Marco Polo: nel 1961, per esempio, il bilancio fu di 1.073.105 arrivi (quasi il doppio di quelli del 1951) e di 2.844.345 presenze. Una tendenza che iniziò già allora a mostrare il rovescio della medaglia: se Marghera era ancora in crescita, con l'indotto in espansione del Petrolchimico, l'Arsenale e gli altri poli produttivi insulari – su tutti il Molino Stucky – entrarono ben presto in grave crisi.

In quello stesso anno il Comune di Venezia registrò 347.887 residenti, dei quali 137.150 nella città storica (il 39,4% del totale), 49.702 nell'estuario (14,3%), 161.035 nella terraferma (46,3%). In dieci anni, il rapporto tra la città storica e la terraferma si era capovolto.

Favaretto Fisca intuì tutto questo e poco più di un anno dopo dalla sua elezione aprì a Palazzo Ducale – in collaborazione con la Fondazione Cini – “Il problema di Venezia”, un convegno internazionale che vide, fra gli altri, gli interventi di Giovanni Astengo, Vittorio Cini e Feliciano Benvenuti. “Un consulto di medici internazionali attorno alla grande malata”, lo definì il sindaco. Quello stesso anno propose, su sua iniziativa personale, di affidare all'architetto Le Corbusier l'incarico di sviluppare un progetto per il nuovo ospedale civile cittadino, nell'area dell'ex macello comunale di Cannaregio. Una iniziativa che fu molto discussa e che pur arrivando a un progetto esecutivo si interruppe – anche a seguito della morte dell'architetto – nel 1965.

Il secondo mandato di Favaretto Fisca fu di tutt'altro segno: il sindaco si trovò a gestire la drammatica alluvione del 4 novembre 1966, mentre due anni prima era iniziato lo scavo del Canale dei Petroli che, pensato per incrementare il traffico marittimo verso Marghera, avrebbe stravolto per sempre gli equilibri idrodinamici della laguna. Assieme alle tante voci di protesta che si levarono contro questa e altre iniziative vi fu quella di Indro Montanelli, che a partire dal 1968 scrisse una serie di articoli sul “Corriere della Sera” e rilasciò interviste con critiche pesantissime riguardanti il sindaco e altri esponenti democristiani; ne scaturirono delle querele, ma poi tutto rientrò, e al di là delle buone intenzioni e di ogni impegno sincero, nessuna delle visioni di allora per dare una svolta diversa al destino della città trovò effettivo compimento. Giovanni Favaretto Fisca morì a Venezia il 7 novembre 1986.

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