Gallicciolli, lo storico della Chiesa veneziana, insegnò greco ed ebraico in seminario. Ugo Foscolo fu tra i suoi allievi

Lunedì 6 Marzo 2023 di Alberto Toso Fei
Giovanni Battista Gallicciolli ritratto da Matteo Bergamelli

Nel corso della sua vita fu molte cose: sacerdote, grecista, ebraista, insegnante, filologo, editore ma soprattutto ricercatore e scrittore di storia di Venezia e della Chiesa veneziana. La sua opera più conosciuta, pubblicata nel 1795 in otto volumi (dopo dieci anni di ricerche) è "Delle memorie venete antiche profane ed ecclesiastiche", che finì per costituire un serbatoio di "venezianità" fatta di grandi avvenimenti e piccole storie a due anni dalla catastrofe della caduta e dalla successiva cancellazione della Serenissima dall'orizzonte della storia contemporanea.
Giovanni Battista Gallicciolli incarnò su di sé quella figura umana di studioso che può essere riassunta con una sola parola: erudito. Nato a Venezia il 17 maggio 1733 da Adriana Grismondi e Paolo Gallicciolli, ricevette un'istruzione privata e a sedici anni, nel 1749, abbracciò lo stato ecclesiastico dedicandosi allo studio della teologia, della filosofia, della storia, della lingua e delle letterature latina e greca ma soprattutto delle predilette lingue orientali, in primo luogo l'ebraico.
Iniziò presto a insegnare privatamente per prendere poi una cattedra di greco ed ebraico a Venezia, rifiutando nel contempo altre proposte di insegnamento (anche all'Università di Padova); fu senz'altro uno dei più esperti conoscitori dell'ebraico in Italia. Nel 1790 accettò di insegnare gratuitamente lingua greca ai maestri del seminario patriarcale. Per tutta la sua esistenza non rinunciò infatti mai alla sua vocazione sacerdotale, che esercitò con passione nella parrocchia nella quale era nato, San Cassiano.
Fu anzi questo suo senso di appartenenza, unito a una più vasta passione per la storia, a ispirargli l'importante fatica storiografica delle "Memorie", alle quali dedicò un intero volume dell'opera. Prima di approdare a questo lavoro monumentale, Giovanni Battista Gallicciolli lavorò all'edizione delle opere di Gregorio Magno, al "Dizionario latino-italiano della Sacra Bibbia volgata" (nel 1773), a un vocabolario biblico a uso scolastico e, nel 1778, a una nuova edizione del "Calepino", un dizionario plurilingue, alternando le pubblicazioni a un'intensa attività di traduzione ed edizione di testi latini, greci ed ebraici (come la traduzione dall'ebraico dell'Ecclesiaste di Salomone, nel 1783, assieme a decine di altri testi classici). Lavorò anche a un testo che favorisse una maggior comprensione tra cristiani ed ebrei, con lo scopo dichiarato di convincere questi ultimi alla conversione al cattolicesimo.
Gli ultimi anni del Settecento furono tutti dedicati all'intenso e paziente lavoro di preparazione del "Delle memorie venete antiche profane ed ecclesiastiche", una incredibile raccolta di notizie storiche minute che inizialmente era stata concepita come una storia della sua parrocchia e che finì per allargarsi a una vastissima quantità di curiosità erudite veneziane, sul modello dei precedenti lavori di Francesco Sansovino e Flaminio Corner: nella stesura dell'opera Gallicciolli consultò migliaia di manoscritti, codici, carte notarili, leggi, cronache e capitolari di diverse magistrature.
Alla fine non mancarono ovviamente le critiche, portategli soprattutto da un altro storico, l'ex gesuita Cristoforo Tentori, che - inizialmente in forma anonima - accusò Gallicciolli di aver scritto di cose già note e aver infarcito l'opera di errori. Ne nacque una corposa e puntigliosa risposta di 166 pagine, alla quale seguì una osservazione e una contro-osservazione; ma l'ingresso in città delle truppe francesi, nel 1797, spazzò via ogni cosa: polemiche e documenti. Oggi - come osservò già cinquant'anni più tardi un altro erudito, Emmanuele Cicogna - rimane bel poco delle fonti consultate dal Gallicciolli, che rendono la sua opera ancora più preziosa.
Giovanni Battista Gallicciolli attraversò con rassegnazione i tempi nuovi, e i governi austriaco e napoleonico. Tra i suoi allievi negli ultimi anni di vita della Repubblica vi era stato Ugo Foscolo, che lo ricordò in esilio come "ottimo maestro" e recensì con affetto le "Memorie". Gallicciolli morì a Venezia il 12 maggio 1806 e fu sepolto nella chiesa di Sant'Agostino, oggi non più esistente.

 

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