Addio Mazzacurati. Galan: «Quando muoiono diventano tutti santi»

Mercoledì 25 Settembre 2019 di Nicola Munaro
Addio Mazzacurati. Galan: «Quando muoiono diventano tutti santi»
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Trancianti. Definitivi. Giancarlo Galan - che ancora non sapeva della morte dell'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova - si ferma un attimo. Pensa e sentenzia: «Quando muoiono diventano tutti eccezionali e santi, in questo caso io posso solo stare zitto». Una frase, ma che l'ex Doge del Veneto pronuncia lapidaria. Lui, da parlamentare, era finito in carcere per le mazzette legate al sistema Mose e al Cvn. Come Galan, anche Renato Chisso, già assessore al Trasporti della Regione Veneto, era stato arrestato nel fulgore dei suoi anni politici: era l'uomo del Passante quando venne travolto dall'inchiesta della procura di Venezia che accusava anche lui. «A me e alla mia famiglia ha fatto tanto del male ma ciononostante gli auguro che Dio lo prenda tra le sue braccia in Paradiso», commentava Chisso ieri sera. E quelle poche parole dette dagli allora vertici del Veneto, risuonano tanto di non detto.
 
LA POLITICA E L'IMPRESAUno dietro l'altro sono arrivati poi i ricordi di quanti hanno vissuto la parabola di Mazzacurati. Dagli altari del progetto Mose alle polveri dell'arresto, fino alla malattia e al ritiro negli Stati Uniti. «Quando una persona termina la sua avventura si deve fare un bilancio - lo ricorda l'allievo Piergiorgio Baita, per tanti anni un tutt'uno con Giovanni Mazzacurati - I bilanci sono fatti di voci positive e voci negative. Alla fine, io credo che il suo bilancio sia comunque positivo. E siccome le poste negative sono di una certa rilevanza, significa che - almeno per me - le poste positive sono state ancora più rilevanti».
Così, l'ex sindaco Massimo Cacciari: «Con lui abbiamo passato 20 anni a vederci a parlare e discutere anche aspramente sul Mose, ma nei rapporti personali c'è sempre stata grande educazione e gentilezza». Mentre il professore Paolo Costa, sindaco e presidente del Porto di Venezia, nonché ministro ai Lavori pubblici, dice: «Ho conosciuto solo il Mazzacurati della banca degli occhi, che si occupava di tutti e faceva solo del bene. Tutto il resto è stata una grande sorpresa».
Per chi ne ha preso il posto sulla sedia principale del Cvn, Mauro Fabris, «la storia che lo aveva qualificato come il padre del Mose e questo dato storico non si può cancellare. Se il Mose, straordinario e che spero si possa finire, c'è è perché c'è stata una figura come Giovanni Mazzacurati». Tutto il resto «non mi compete, ma non so se le cose sono andate proprio così - conclude Fabris - Non penso che un uomo solo possa aver fatto tutto ciò che gli contestano. Tanti a Venezia hanno parlato, ma avrebbero dovuto tacere viste le carte e i finanziamenti ricevuti da Mazzacurati».
L'AVVOCATO«Un uomo di enorme cultura e di grande sensibilità umana». Così Giovanni Mazzacurati viene ricordato dall'avvocato Giovanni Muscari Tomaioli, uno dei due legali che lo hanno assistito dopo l'arresto del giugno 2014 per lo scandalo Mose. «In precedenza lo avevo conosciuto solo in maniera superficiale, ma poi ho avuto l'occasione di apprezzarne le molte doti», racconta il legale, che per due volte si recò anche a fargli visita negli Usa, l'ultima delle quali due anni fa, nel 2017. «Ricordo che di fronte all'esperienza giudiziaria che lo ha coinvolto, il suo primo e principale rammarico fu quello di non poter completare il Mose: fu un vero, forte dolore come il doversi dimettere dalla Banca degli occhi e dal Marcianum».
Nicola Munaro

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