Il genio di Galileo Galilei e la sua impronta a Venezia al servizio della Serenissima

Lunedì 24 Ottobre 2022 di Alberto Toso Fei
Galileo Galilei ritratto da Matteo Bergamelli

Galileo Galilei (1564-1642) scienziato e astronomo

Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, il caposaldo scientifico col quale Galileo Galilei confutò i principi della visione aristotelica in voga fino ad allora (e che gli costò la celebre abiura del 1633, con la quale scampò al rogo), è ambientato a Venezia. Di più: è ambientato nel palazzo di Giovanfrancesco Sagredo, scienziato e amico di Galileo, al punto da garantirgli un prestito per fornire di dote le sue sorelle. Di più: Sagredo - che quando fu pubblicato il volume era morto da diversi anni - è il personaggio principale, dei tre che compongono l'opera (gli altri due sono Salviati e Simplicio): quello più sagace, dall'intelligenza pronta, che incarna e fa proprie le teorie galileiane sul movimento dei corpi celesti, sulle maree e sulla rotazione della terra.
D'altronde i diciotto anni che Galileo trascorse al servizio della Repubblica di Venezia, tra il 1592 e il 1610, furono a detta dello stesso scienziato i migliori della sua vita. E se risulterebbe superfluo ripercorrere l'intera esistenza di Galileo, uno dei personaggi più conosciuti della storia, vale invece la pena parlare dei suoi anni lagunari: trascorsi soprattutto - certo - a insegnare a Padova, ma con frequentissime incursioni in laguna.
Nato il 15 febbraio 1564 a Pisa, primogenito dei sette figli del musicista (e commerciante per necessità) Vincenzo Galilei e di Giulia Ammannati, Galileo si formò tra Firenze e Pisa, dove dopo un avvio alla medicina sposò invece la matematica, sua vera passione.
 

A ventotto anni, con studi importanti già alle spalle, sull'idrodinamica così come sulle oscillazioni del pendolo, venne a farsi conoscere presso l'aristocrazia veneziana, alla quale spettavano le nomine alle cattedre di insegnamento dello Studio di Padova, così come allora si chiamava l'università; era il 1592: Galileo sperava di ottenere la cattedra di matematica, vacante da ben quattro anni. Riuscì nel suo intento, ed ebbe l'incarico con 180 ducati l'anno di salario.
Assieme alle lezioni padovane, Galileo frequentò fin da subito i circoli colti e gli ambienti scientifici di Venezia, come il celebre mezzanino di Andrea Morosini, che vedeva fra i suoi ospiti più assidui il teologo e filosofo Paolo Sarpi (esperto però anche di matematica e astronomia, destinato a diventare simbolo della difesa della Serenissima contro l'interdetto papale, nel 1606) e appunto il nobile Giovanfrancesco Sagredo, destinato a divenire uno dei suoi migliori amici e protettori, a casa del quale lo scienziato toscano soggiornava frequentemente.
Per Galileo furono aperte anche le porte dell'Arsenale: Giacomo Contarini, amico dello scienziato e Provveditore all'Arsenale, gli chiese uno studio sull'azione dei remi; più in generale, tra le mura di una delle più potenti catene di montaggio della storia, Galilei trovò applicazione delle leggi fisiche che indagava, nelle tecniche e nei macchinari impiegati per la costruzione delle grandi navi, che diventarono dunque banco di prova e laboratorio di perfezionamento.
La sua vicenda veneziana coinvolse anche le fornaci di Murano: Galileo si fece preparare dai vetrai dell'isola lenti tali da poter ingrandire venti o trenta volte. Il 24 agosto 1609 descrisse il suo cannocchiale al doge Leonardo Donà, in una lettera ancor oggi conservata all'Archivio di Stato di Venezia: un nuovo artifizio di un occhiale cavato dalle più recondite speculazioni di prospettiva, il quale conduce gl'oggetti visibili così vicini all'occhio, et così grandi et distinti gli rappresenta, che quello che è distante nove miglia, ci apparisce come se fusse lontano un miglio solo: cosa che per ogni negozio et impresa marittima o terrestre può esser di giovamento inestimabile. La dimostrazione col doge e i senatori destò così tanta meraviglia e interesse che la cattedra di Padova fu riconfermata, con uno stipendio di mille fiorini l'anno, cifra favolosa per l'epoca.
L'anno successivo, invece, inspiegabilmente Galileo partì per sempre dai territori della Dominante, e nulla fu più come prima: costretto nel 1633 ad abiurare le sue tesi, morì nove anni più tardi ad Arcetri, nel 1642. fu sepolto nella basilica di Santa Croce ma l'inquisizione proibì l'erezione di un monumento, che fu realizzato solo cent'anni più tardi.
 

Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 17:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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