Sindacalista derubato nella sua casa, il ladro si pente e restituisce i soldi dopo 40 anni

Mercoledì 30 Settembre 2020 di Melody Fusaro
La busta con i soldi restituiti
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MESTRE -  Quarant'anni fa aveva rubato dei soldi dalla casa di due persone che conosceva, forse addirittura amici stimati. Certo, l'aveva fatta franca e il suo nome resta ancora un mistero ma da allora non era mai riuscito a superare il rimorso che dopo tanto tempo continuava a riaffiorare. Nei giorni scorsi, quindi, il ladro ha deciso di correre il rischio e di esporsi pur di restituire il maltolto, consegnandolo di nascosto in una busta infilata nella cassetta della posta. A raccontare la vicenda è la vittima del furto, Francesco Di Cataldo: mestrino, ex sindacalista della Cgil, era un componente di spicco del Pci, fino a diventare, dal 2011 al 2013, segretario provinciale del Partito dei Comunisti Italiani. Oggi è in pensione e continua a collaborare con l'associazione culturale Antonio Gramsci di Mestre, insegnando italiano ai migranti.

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A differenza della persona che l'ha derubato, Di Cataldo aveva ben presto superato l'accaduto, fino a dimenticarsene. Immensa è stata quindi la sorpresa, lunedì sera, nel trovare quella busta. Tutto era accaduto tra il 1978 e il 1979. A quei tempi nel suo ambiente c'era un grande fermento: «Io e mia moglie abitavamo in via rampa cavalcavia - racconta Di Cataldo -. Era un periodo di lotte operaie, del movimento studentesco, dell'antifascismo. Noi siamo gente di sinistra e la nostra casa era sempre piena di compagni: facevamo riunioni, chiacchierate, cenavamo insieme. Era un punto di ritrovo». Lì, nel viavai, qualcuno era entrato in camera da letto e aveva sfilato dal comodino la busta con l'intero stipendio che Francesco aveva appena portato a casa: in tutto 400.000 lire. «Io e mia moglie avevamo trovato un po' di confusione in camera e, scoperto il furto, avevamo pensato che fosse entrato uno sconosciuto dalla finestra. Non abbiamo mai sospettato di nessuno».
Tanta era però l'amarezza: «Un mese prima mi avevano rubato lo stipendio mentre ero in autobus, al rientro dal lavoro, ed ero disperato perché avevo dovuto farmi prestare dei soldi dagli amici. Scoprire che per la seconda volta mi era stata rubata la busta era stata una grande sofferenza. Ben presto però avevamo superato l'accaduto, dimenticandolo». Più di 40 anni dopo, tutto è tornato a galla: lunedì sera la coppia, che vive ancora a Mestre ma in un'altra casa, ha trovato la busta che conteneva una lettera e 200 euro. La busta (indirizzata alla moglie) ha i francobolli ma manca il timbro delle Poste: probabilmente è stata consegnata a mano. Nel foglio poche righe anonime: «Molti anni fa, quando lei abitava vicino al cavalcavia di Mestre, le sono stati rubati dei soldi. Questa è la cifra corrispondente».
Non si chiede apertamente scusa ma il gesto, dopo tanto tempo, ha lo stesso valore. «Un fatto incredibile. Pensavamo a uno sconosciuto e invece conosce il nostro nuovo indirizzo quindi il ladro era un amico o almeno un frequentatore della casa - conclude Di Cataldo -. A me dispiace che per 40 anni si sia portato dentro questo rimorso. Per noi era tutto superato. Ma il fatto che questa persona, dopo tanto tempo, abbia deciso di riparare a quel gesto vigliacco mi fa molto piacere. È una forma di rispetto nei nostri confronti. Meglio tardi che mai, vuol dire che la sua coscienza è sana». Il suo Caro amico, caro ladro, ti perdono, postato sui social, ha raccolto tantissimi apprezzamenti. Qualcuno, scherzando, fa notare che non si tiene conto dell'inflazione: «A noi non interessa - conclude -. In questi 40 anni io e mia moglie abbiamo vissuto sereni. Apprezziamo il gesto e non vogliamo indagare né scoprire chi sia l'autore».
M. Fus.
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Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 15:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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