I fratelli Wolf-Ferrari, arte e cultura a cavallo di due secoli

Lunedì 23 Gennaio 2023 di Alberto Toso Fei
I fratelli Wolf-Ferrari nell'opera di Matteo Bergamelli

VENEZIA - Fratelli, artisti, protagonisti della vita culturale e artistica veneziana, l'uno come musicista e l'altro come pittore: Ermanno e Teodoro Wolf-Ferrari furono uniti da un destino uguale e diverso, ed entrambi lasciarono un solco profondo nel milieu cittadino a cavallo tra Otto e Novecento, in una Venezia che dava vita alla Biennale d'Arte e ospitava il meglio del mondo intellettuale, dalla Belle Époque fino alla prima Mostra del Cinema della storia.

​I fratelli Wolf-Ferrari

Figli di un altro artista, il pittore tedesco August Wolf, e della aristocratica veneziana Emilia Ferrari, furono il primogenito - Ermanno, nato il 12 gennaio 1876 - e il terzogenito - Teodoro, del 28 giugno 1878 - di cinque fratelli, che assunsero tutti il doppio cognome del padre e della madre.

Tutti i figli in realtà si appassionarono all'arte e alla musica, che respiravano quotidianamente tra le mura di casa, in fondamenta Rezzonico, dove più tardi Teodoro stabilì il suo atelier. Ma fu Ermanno il primo a emergere, come musicista: divenne presto un compositore molto noto, impegnato nel recupero del teatro goldoniano e dell'opera buffa settecentesca, con uno stile tutto suo, fatto di una modernità ispirata ai classici. Una forza rinnovatrice musicale che non cancellava il passato ma anzi partiva da lì per rinnovarsi e creare il nuovo. Ermanno Wolf-Ferrari è considerato il miglior scrittore di opere comiche italiane del suo tempo e solamente trentenne, nel 1906, scrisse il suo capolavoro, I quatro rusteghi.

La sua formazione avvenne tra Venezia e Monaco di Baviera (dove decise definitivamente di dedicarsi alla musica); in laguna fu chiamato a dirigere - tra il 1903 e il 1909 - il Conservatorio Benedetto Marcello; difficile qui riassumere la sua attività di concertista, compositore, operista: basti sottolineare il suo fortunato incontro con il teatro di Carlo Goldoni, del quale - assieme a I quatro rusteghi - traspose in musica Le donne curiose, La vedova scaltra, Il campiello e Gli amanti sposi. Per tutta la vita Ermanno Wolf-Ferrari si dedicò però a ogni genere di composizione: opere vocali e corali (tra cui il capolavoro La vita Nova, su testo dantesco), serenate, concerti, sinfonie, suite e musica da camera.
Anche Teodoro studiò musica, ma presto seguì le orme del padre. Dal 1892 al 1895 fu allievo dell'Accademia di belle arti di Venezia, alla scuola di pittura di Guglielmo Ciardi. Come il fratello si formò però poi a Monaco di Baviera, vivendo le suggestioni delle prime Biennali e della Secessione tedesca. I suoi dipinti di quel periodo (Bufera, Notte e Paesaggio notturno, tutti del 1908, ma anche Veduta dell'isola misteriosa e L'isola misteriosa, del 1917) furono molto apprezzati a Venezia. I suoi temi furono sempre essenzialmente paesaggistici.
Teodoro Wolf-Ferrari partecipò anche a diversi concorsi per la realizzazione di manifesti e locandine e nel 1908 fu chiamato a decorare il Grand Hotel d'Italia e il caffè Santa Margherita, e due anni più tardi lo stabilimento Bagni del Lido. Sempre nel 1910 ebbe la sua prima importante personale alla mostra del gruppo di Ca' Pesaro. Nel 1912 fondò l'associazione L'aratro, che impegnava gli artisti aderenti a realizzare non solo dipinti, ma anche vetrate, oggetti d'arredo, tappezzerie e gioielli. La collaborazione con Vittorio Zecchin gli aprì le porte della Barovier & Toso: le vetrate e i vasi ideati dai due furono esposti a Monaco nel 1913 e alla Biennale veneziana del 1914.
Gli anni della prima guerra mondiale - combattuta con l'uniforme dell'esercito italiano - segnarono un allontanamento dalla pittura, ma terminato il conflitto Teodoro Wolf-Ferrari tornò a esporre a Ca' Pesaro e fondò l'Unione giovani artisti di Venezia, destinata a diventare Circolo artistico. Pochi anni più tardi nel gruppo capesarino si manifestarono conflitti e scissioni: Wolf-Ferrari si ritirò a San Zenone degli Ezzelini pur mantenendo lo studio a San Barnaba. Trascorse la maggior parte dei suoi ultimi venticinque anni a San Zanone, dove morì il 27 gennaio 1945. Ermanno morì tre anni più tardi, il 21 gennaio 1948, nell'appartamento di Palazzo Malipiero del fratello Cesare. Sono entrambi sepolti nel cimitero di San Michele.
 

Ultimo aggiornamento: 16:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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