Cerilli riparte dal Marghera. Dagli anni di Inter, Real Vicenza e Padova ecco la sua filosofia del calcio: fare le cose semplici

Martedì 5 Aprile 2022 di Alessandro Ovizach
Franco Cerilli con la maglia del Vicenza

CHIOGGIA - Cos'è alla fine, il calcio? Il calcio è estro, tecnica, fantasia. Ma anche gioco semplice, triangolazioni, proiezioni a rete e divertimento, in un ambiente sano, soprattutto in categoria. Franco Cerilli è tornato. È lui il nuovo tecnico del Calcio Marghera che dallo scorso venerdì ha preso il posto di Gianni Zanetti alla vigilia dello scontro diretto con il Gelsi, il match che valeva il primo posto del girone F di Prima Categoria.

ESORDIO VINCENTE
Missione compiuta, buona la prima, vittoria esterna per 2-0 e primato in classifica centrati. «Ma quale può essere stato il mio contributo dopo un solo giorno di allenamento?» si chiede mister Cerilli, e aggiunge: «Credo che il merito sia stato tutto dei giocatori che, su un campo difficile come quello del Gelsi, hanno dato tutto: il mio lavoro, nelle poche ore a disposizione, è andato tutto in direzione della serenità, della concentrazione e della tranquillità».
E adesso, verrebbe da aggiungere, arriva la parte più complessa: mantenere il primato. Ma certe tensioni, il mister, le saprà certamente gestire. Franco Cerilli, classe '53, partito dalla sua Chioggia alla fine degli anni '60 alla conquista di piazze ancora più prestigiose - su tutte, Milano, sponda Inter, ma soprattutto Vicenza e Padova - rappresenta un tratto di storia nobile del nostro calcio: l'Inter di Suarez e di Sandro Mazzola, l'appellativo il nuovo Corso e i calzettoni abbassati alla Omar Sivori; e poi, il Grande Vicenza, il calore dell'Appiani e di Padova, Paolo Rossi prima e Roberto Baggio poi, due palloni d'oro come compagni di squadra.
E in seguito le esperienze in panchina, soprattutto in categoria. Fino all'oggi, all'approdo al Calcio Marghera, «la città del mio amico Ivano Bordon» sottolinea Cerilli, e alla possibilità di condurre la sua nuova squadra verso la Promozione, la sesta serie della piramide calcistica nazionale.

EVOLUZIONE DEL CALCIO
In questi ultimi due anni, puntualizza, la pandemia ha complicato tutto: difficile programmare e districarsi tra soste obbligate e tante incertezze, «in un quadro in cui il calcio si è evoluto sì, ma in un modo che a me non è che piaccia poi così tanto, fatto di continui passaggi, appoggi al portiere, gioco nella propria area, impostazioni dal basso, quando un portiere in realtà dovrebbe solo parare!». «Il calcio secondo me è altro: se hai i giocatori che te lo permettono, puoi far scambiare mille volte la palla in venti metri quadri e finalizzare a rete, ma se non è così, a che pro gestire il possesso? Il calcio credo sia fatto di cose semplici, di verticalizzazioni soprattutto, in funzione dei giocatori a tua disposizione e dei terreni sui quali giochi la partita, altrimenti è tutto fine a sé stesso. Tra i dilettanti, poi, parliamo di giocatori che lavorano, che possono arrivare all'allenamento in condizioni non perfette, e pure questo va tenuto in considerazione, non li puoi massacrare durante gli allenamenti. Per questo, alla preparazione tecnica va associato anche altro, soprattutto la serenità».
Un messaggio alle nuove leve, ai più giovani che tornano a praticare il calcio? «Credo che non bisognerebbe chiedere sempre ai nostri ragazzi "quanti gol hai segnato? Hai vinto? Hai perso?" alla fine della partita - sottolinea con forza mister Cerilli - ma piuttosto "Ti sei divertito?". Poi per emergere servono anche le qualità e un pizzico di fortuna, e salire sul treno, quando passa.

Ma, prima di tutto, chiediamo ai nostri ragazzi se si sono divertiti, perché sono questi gli elementi dai quali è possibile capire che si sta facendo calcio in maniera sana».

Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 11:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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