Diverse sue opere si possono ammirare ancora oggi in giro per Venezia: la statua in bronzo della Madonna Annunziata nel piazzale della stazione ferroviaria; i rilievi in pietra per il portale d'ingresso dell'ex Centro Igiene in Campo della Lana; il busto, ancora in bronzo, dedicato all'aviatore Pierluigi Penzo ai Giardini di Castello... oltre a una miriade di altre realizzazioni disseminate in Italia - da Genova a Roma - oppure oggetti commemorativi, come le medaglie.
Francesco Scarpabolla fu l'impersonificazione della scultura, nel Novecento veneziano: nacque, visse, si formò e lavorò quasi esclusivamente in laguna.
Nato a Venezia il 7 aprile 1902, Scarpabolla fu presente più volte alla Biennale, anche su invito. Fu uno scultore con un forte senso dell'antico pur inserendosi nella linea della nuova scultura italiana degli anni Trenta, sulla scia di Arturo Martini. La sua generazione fu quella dell'Impressionismo lagunare: coetaneo di Eugenio Da Venezia, Fioravante Seibezzi, Carlo Dalla Zorza, Scarpa Croce (ovvero artisti che nel finire degli anni venti ripresero quella freschezza che la pittura tardo ottocentesca aveva molto inaridito).
Scarpabolla fu in qualche misura il volto scultoreo di quella corrente artistica. Le sue tridimensionalità, pur non tradendo in alcun modo le forme e i lineamenti, acquisiscono qualcosa di immateriale; una leggerezza che le libera dal peso dei materiali dei quali sono composte.
La sua formazione primaria discese dalla visione delle statue di Fidia - appartenenti in origine al Partenone - custodite al British Museum di Londra. Artisticamente, iniziò il suo percorso di formazione conseguendo il diploma di magistero alla Reale Scuola Superiore d'Arte di Venezia per l'insegnamento della scultura e frequentando i corsi della Scuola Libera del Nudo all'Accademia di Venezia. Ma fu in definitiva uno spirito libero difficilmente inquadrabile in correnti ed etichette, e d'altronde le sue opere godono della riconoscibilità da ogni altra, che ne rivela la mano.
Non si fermò certo, poi, agli aspetti teorici: Ho sempre ritenuto indispensabile la conoscenza pratica maturata nei cantieri e nelle fonderie - spiegò una volta - per approfondire e conoscenze tecniche artigianali che ritengo siano state, in tutti i tempi, il vocabolario dell'arte di qualunque tendenza. Il resto, ossia l'Arte, è tutt'altro discorso; talvolta è una folgorazione inattesa che non si può imparare né insegnare. Segnalato a una edizione della Biennale per l'opera Icaro lotta con l'aquila, di oltre due metri, fu successivamente invitato alla Mostra della Scultura italiana organizzata dalla stessa Biennale a Vienna.
Se fu artista interprete del suo tempo, fu anche lontano da ogni avanguardismo. Eppure le sue opere trasudano un'idea di novità: Luci e ombre, lampi di chiaroscuro, modellazione rapida, sensibilità di superfici, coloritura plastica: sono tutti elementi che, filtrati dallo studio, sono scesi nel sangue stesso di Scarpabolla, ne scrisse Paolo Rizzi. C'è in lui la modernità del fare e, nel contempo, un senso dell'antico, una sorta di immedesimazione nei grandi modelli del passato.
Assieme a quelle già citate, opere di Francesco Scarpabolla possono essere ammirate sulla facciata del palazzo delle poste a Vicenza, dove campeggia un suo Mercurio; in Basilica di San Marco, dove si trova la statua in bronzo di San Lorenzo Giustiniani; i leoni marciani del molo di Parenzo, in Istria, all'ingresso del Collegio Militare Morosini a Sant'Elena e sulla Venezia-Padova; ma anche al Carlo Steeb degli Alberoni, al Lido, al cimitero di San Michele o in Piazza San Marco a Latina. Tra le varie medaglie, una Nicopeia per la Basilica di San Marco e un'altra, commissionatagli dalla Città di Venezia per il settecentenario di Marco Polo. Francesco Scarpabolla morì a Venezia nel 1999.