Monito del patriarca Moraglia: «Accoglienza, ma non buonismo»

Venerdì 16 Dicembre 2016 di Alvise Sperandio
Monito del patriarca Moraglia: «Accoglienza, ma non buonismo»
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Poche battute, ma con dentro un messaggio chiarissimo. «È necessaria un’idea di accoglienza saggia e intelligente, non buonista». Parole quasi sorprendenti per un vescovo, ma che ieri il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia non solo ha detto, ma anche scandito durante la messa prenatalizia celebrata di buon mattino alla Mecnafer di Porto Marghera, secondo una consuetudine che ripete ogni anno in questi giorni in uno stabilimento diverso dell’area industriale. Evidente il riferimento all’immigrazione e all’impatto che provoca sulle comunità che ricevono i migranti; alla qualità di vita di quest’ultimi, che spesso si trovano ammassati a far nulla in luoghi tutt’altro che dignitosi; e alle polemiche che da sempre accompagnano il dibattito su questi temi.
«Ognuno faccia la sua parte perché l’accoglienza sia possibile, sia un qualcosa che non diventa soltanto un accumulo, ma un’integrazione. Su questo tutti dobbiamo fare un esame di coscienza, a partire dalla grande politica», ha ammonito Moraglia, chiamando in ballo le scelte degli amministratori e in un certo senso rilanciando la sostanza del discorso che Papa Francesco aveva fatto un mese e mezzo fa: «Sui migranti, l’Europa non si deve spaventare. Ma esiste la prudenza dei governanti che devono fare il calcolo di come poterli sistemare perché oltre a riceverli, li devono anche integrare», aveva dichiarato nel viaggio di rientro dalla Svezia dov’era stato per i 500 anni della riforma di Lutero.
Ieri il Patriarca ha pronunciato il passaggio a braccio appena un istante prima di impartire la benedizione finale, quasi a voler aggiungere la riflessione all’ultimo momento dopo che nell’omelia aveva parlato a lungo del valore del lavoro, dell’importanza della famiglia e dell’educazione dei figli. E, anche qui, il messaggio di Moraglia è stato altrettanto chiaro: nella vita non conta solo lavorare, ci sono anche gli affetti. «Guai se un lavoratore s’identificasse unicamente con il lavoro. Guai, siamo uomini», ha sottolineato aggiungendo che «è bene e necessario che ci sia uno spazio di umanità in ciascuno di noi anche al di là e oltre le questioni di lavoro. Il tempo passa e i figli crescono: per poco possiamo tenerli sotto le nostre ali di padri e madri, poi crescono e il tempo che non viene dato loro nei primi anni di vita non è più possibile darlo dopo». Altre parole che ai presenti sono risuonate come un riferimento indiretto alla querelle sulle aperture festive dei centri commerciali e degli ipermercati, a partire dal caso del Carrefour di Portogruaro e con tutta probabilità di Marcon per i giorni di Santo Stefano e Capodanno. I lavoratori rivendicano il diritto al riposo e due giorni fa la Regione ha annunciato la convocazione di un “tavolo etico” con le parti, per concordare un calendario annuale di chiusure da rispettare.
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Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 08:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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