Covid. Focolaio alla Fincantieri: quaranta casi tra gli addetti di imprese esterne

Venerdì 2 Ottobre 2020
Fincantieri di Porto Marghera

VENEZIA - Vivono assieme quasi tutta la giornata, dal lavoro nelle ditte in appalto all'interno degli stabilimenti di Fincantieri a Porto Marghera, fino alla sera. Ed è così che il contagio si è diffuso prepotente tra di loro, quasi tutti stranieri e forza motrice al servizio di società impiegate alle dipendenze del colosso della cantieristica navale. Fatto sta che adesso proprio loro rappresentano il principale focolaio di coronavirus nel Veneziano.

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I DATI
Da quando Fincantieri ha riaperto il proprio stabilimento a Porto Marghera, si sono verificati 112 casi di positività al coronavirus tra i lavoratori dell'indotto. Restringendo il raggio d'indagine temporale agli ultimi dieci giorni, i contagi sono stati poco più di una quarantina. Casi che sono tutti riconducibili a dipendenti di ditte che a Marghera operano in appalto: un solo caso - su oltre 110 - è infatti ascrivibile a un lavoratore assunto da Fincantieri. 
A certificarlo, oltre alla stessa società di cantieristica, è anche una nota di Azienda Zero a margine del bollettino giornaliero (se ne parla nel box all'interno di questo articolo, ndr) che ieri pomeriggio spiegava come nel Veneziano si stesse verificando un focolaio «importante» in un'azienda navale dove opera una comunità di stranieri che condividono anche la vita extralavorativa. In generale, faceva ancora presente la Regione Veneto, i soggetti positivi sono in gran parte asintomatici. 

 

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IL TRACCIAMENTO
La scoperta di così tanti contagiati, seppur la maggior parte di loro senza alcun sintomo, è dovuta alle indagini sanitarie che le stesse ditte in appalto a Fincantieri stanno portando avanti sui propri dipendenti. Affidandosi a laboratori privati, le ditte testano i lavoratori per far emergere eventuali positività: e il gioco vale la candela se è vero che i casi continuano ad emergere senza soluzione di continuità. Una ricerca che è divenuta fondamentale dopo l'esplosione dei primi casi tra i dipendenti dell'indotto di Fincantieri.

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I contagi infatti avvenivano per la maggior parte nelle ore al di fuori del lavoro, quando gli stranieri alle dipendenze di queste società si intrattenevano tra loro, spesso anche condividendo la stessa abitazione. Il giorno successivo si presentavano a lavoro e non passavano i rigidi controlli imposti da Fincantieri al suo ingresso.
Così si è deciso di non far nemmeno avvicinare quei dipendenti ai cancelli di Porto Marghera, testandoli prima e a carico della ditta: è così che sono emerse le tante positività.

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L'AZIENDA
«Come avviene già dall'inizio della diffusione del Covid-19, Fincantieri continua a collaborare quotidianamente con le istituzioni sanitarie, garantendo il pieno e fattivo appoggio per prevenire, individuare e isolare eventuali casi di contagio - recita una nota diffusa dell'ufficio comunicazione ieri - D'altronde, l'efficacia dei protocolli di prevenzione messi in campo dall'azienda è pienamente riconosciuta dagli enti competenti, così come lo è l'impegno aziendale volto a sensibilizzare costantemente le imprese partner perché adottino e rispettino in maniera rigorosa le medesime misure. Vale la pena ricordare che i casi di positività riscontrati sono riconducibili esclusivamente a fattispecie che non hanno nulla a che vedere con l'organizzazione del lavoro nello stabilimento». Ora il più grosso focolaio del Veneziano.
N. Mun.

 

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Ultimo aggiornamento: 15:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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