Effetto acqua alta, flop delle prenotazioni per Carnevale

Domenica 5 Gennaio 2020 di Michele Fullin
Effetto acqua alta, flop delle prenotazioni per Carnevale
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VENEZIA - Ci sono migliaia di persone in giro tra San Marco, Rialto e le calli di Venezia, ma si tratta di “ospiti non paganti”: arrivano, girano, fotografano, al più comprano un trancio di pizza e riempiono i cestini dell’immondizia e poi se ne vanno dopo aver fatto Mea in piazza San Marco senza aver visitato neppure uno dei monumenti della città. E non parliamo neanche di pernottamento o shopping di qualità.
Gli albergatori piangono una crisi di fatturato che avevano previsto dopo l’acqua alta di novembre, ma non ridono neppure tassisti e gondolieri che sono le cartine di tornasole di un turismo non completamente usa e getta.
«Stiamo lavorando molto meno del gennaio 2018 - spiega Valter Cici, presidente del Consorzio motoscafi Venezia - perché, se è vero che questo è sempre un periodo di magra, per le feste di solito si lavorava di più. Invece, per dire, la notte del 31 abbiamo messo una sola barca in servizio e non è stata usata più di tanto neanche quella».
«C’è meno gente - racconta Aldo Reato, gondoliere - anche se non dobbiamo scordare che la montagna è piena e in questo periodo le città d’arte non sono le mete più appetibili, come è soprattutto in primavera e in autunno. Il turismo ha un ciclo e gennaio è storicamente basso».
La situazione negli alberghi è percepita in modo più drammatico, essendo questi strutture con molti dipendenti che restano aperte spesso per pochi ospiti.
Per gli albergatori la situazione è al momento molto triste e questo viene attribuito al fatto che nei Paesi da cui provengono i turisti migliori, quelli pernottanti, non ci sarebbe un’informazione corretta sull’acqua alta.
«Pensano che la città sia ancora sommersa - spiega Vittorio Bonacini, presidente dell’Ava - e non viene fatto nulla per correggere questa stortura. Per Capodanno, negli alberghi meno blasonati si è arrivati a un’occupazione del 70-75 per cento, ma per arrivare a quel margine si sono dovute offrire condizioni particolarmente interessanti e rinunciare al pacchetto di 2-3 giorni ripiegando sulla sola notte del 31. Indubbiamente non stiamo registrando un’inversione di tendenza. Non arriva perché anche sotto il profilo della comunicazione internazionale, iniziative come quella fatta da noi al Centro stampa estera di Roma non mi risulta siano state fatte. Tutto prosegue nel più sereno oblio come se nulla fosse».
L’occupazione c’è per ora un giorno nei fine settimana.
«Gli stipendi - continua - si pagano con i fatturati, non con le presenze. Non lasciamoci ingannare da determinate situazioni. Tutto quello che doveva essere fatto e non è stato fatto lo andremo a pagare nella stagione 2020. Ci dicono ancora adesso di annullare un banchetto di matrimonio con 25 camere prenotate a maggio per via della paura dell’acqua alta. È successo un disastro il 12 novembre ma bisogna anche dire, parlo per l’estero, che l’emergenza è finita e che la città è viva e vivibile».
Bonacini ne ha anche per il Comune.
«Il Comune si sta applicando - precisa - e apprezziamo l’impegno, ci asteniamo però ad esprimere valutazioni sul risultato. C è da fare molto di più. Se la tassa di soggiorno salta o viene dimezzata cosa fanno? Teniamo presente che qui parliamo di turismo che va ai musei, alla fenice, quello che va nei negozi e nei ristoranti, non delle ondate dalla mattina alla sera. In questi giorni c’è solo la transumanza».
Intanto, a breve l’Ava inviterà a sue spese 60 giornalisti esteri per mostrare loro che Venezia non è sommersa, come taluni credono.
«Le immagini del 12 novembre, invece di essere momento di sensibilizzazione costituiscono un freno al movimento turistico buono perché se mostri il disastro, poi devi anche trasmettere le immagini del ritorno alla normalità. Tutti hanno in testa l’immagine del vaporetto in riva con l’elica al vento. Bisogna darsi da fare altrimenti non cambierà mai nulla. È buffo - conclude - perché quelli che erano considerati gli stupratori della città adesso difendano la città. Ma nessuno vuole Venezia senza i suoi abitanti. Noi per primi».
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