Fiorenzo Fallani, la serigrafia elevata a forma d'arte

Martedì 9 Ottobre 2018 di Alberto Toso Fei
Fiorenzo Fallani (Matteo Bergamelli)
Fu un artista e un grande interprete e divulgatore di arte contemporanea, alla quale permise di raggiungere il grande pubblico attraverso la serigrafia. Fiorenzo Fallani, nato a Firenze il 10 luglio 1934 da Renzo Fallani ed Elvira Panieri (anche se venne in realtà cresciuto dalla seconda moglie del padre, Felicina Betti, dopo la scomparsa prematura della madre), non ancora quindicenne iniziò a frequentare come garzone una vecchia bottega d'arte avvicinandosi e praticando diversi sistemi di stampa; una passione che gli impose di lasciare gli studi superiori per mettersi a lavorare a tempo pieno dapprima in un laboratorio che realizzava grandi manifesti per il cinema e poi in uno stabilimento grafico dove si realizzavano matrici per diversi sistemi di impressione a stampa.

Nel 1959 Fiorenzo Fallani fu chiamato a dirigere il celebre stabilimento grafico dell'Isola di San Lazzaro degli Armeni, e fece per sempre di Venezia la sua nuova città: qui incontrò sua moglie, Anna Maria Lovatini (che abitava al Lido dove lui, traghettato in barca da un padre mechitarista, la conobbe); qui fece nascere e crescere i figli Silvia, Massimo e Gianpaolo.



La serigrafia, che negli dagli Stati Uniti era stata per la prima volta impiegata nel mondo dell’arte e aveva conosciuto una fortunata diffusione, affascinò Fallani che ne intuì le potenzialità e rivoluzionò il modo di vedere e pensare l’opera grafica, che poté da allora in poi conoscere una seconda vita attraverso la mediazione dell'artista serigrafo.

Nel 1968 aprì il suo laboratorio di serigrafia in un antico magazzino, un ex deposito della pasta Barilla ai Gesuiti, lungo il rio di Santa Caterina, e lo trasformò in una “bottega” artistica di sapore rinascimentale: iniziò a entrare in contatto con il mondo artistico e in breve tempo la sua capacità di trasformare la serigrafia da mero strumento di riproduzione meccanica a tecnica raffinata e innovativa lo rese interprete e in qualche modo co-autore di opere di grandissimi artisti coi quali diede vita a effetti cromatici, plastici e, come li chiamava lui, tattilo-visivi.

Una prima svolta arrivò nel 1970 quando il direttore della XXXV Biennale d’Arte di Venezia, Umbro Apollonio, lo chiamò alla direzione tecnica del Laboratorio Sperimentale allestito all’interno del Padiglione Italia. Da quel momento il suo laboratorio iniziò a essere frequentato da artisti nazionali e internazionali come Emilio Vedova, Giuseppe Santomaso, Max Bill, Gianni Dova, Mario Schifano, Janez Bernik, Arnaldo Pomodoro, Salvatore Fiume, Aligi Sassu, Renato Guttuso, Carlo Guarlenti, Joe Tilson, Virgilio Guidi, Bruno Saetti, Mauro Reggiani, Mimmo Rotella, Fabrizio Plessi, Hans Ricter, Alice Aycock, Joze Ciuha, Hsiao Chin, Leonardo Cremonini e moltissimi altri.

Nel 1978, nell'ambito di un profondo e proficuo rinnovamento dell'Accademia di Belle Arti di Venezia, gli fu assegnata la cattedra di Serigrafia, disciplina che insegnò fino al 1992, non facendosi mancare nel contempo mostre e seminari in giro per il mondo. Aprì il suo laboratorio agli studenti, permise loro di sperimentare sul campo ciò che imparavano alle sue lezioni: in pochi anni, dagli iniziali dodici, i suoi allievi divennero centotrentanove. Fiorenzo Fallani non tenne per sé alcun segreto delle sue tecniche, convinto che diffondere il più possibile i procedimenti della serigrafia fosse mettersi al servizio dell'arte. Continuò a ospitare generosamente gli studenti dell'Accademia anche dopo aver lasciato la cattedra.

Nel frattempo sperimentò e diede vita a due progetti: “Sognando Venezia” e “Riflessioni, omaggio al Beato Angelico” in cui la serigrafia, nata per essere seriale, si trasformò in tecnica artistica destinata a stampare delle edizioni in esemplare unico.

Fiorenzo Fallani è morto a Venezia il 29 aprile 2014; nell'arco della sua lunghissima e proficua attività nel mondo della serigrafia artistica ha avuto modo di veder passare nel suo laboratorio – e di collaborare – con quasi duecento artisti, per la realizzazione di più di mille soggetti. Una attività ancora in mano ai figli, che hanno proseguito sulle orme del padre.
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