Filippo Grimani, sindaco per 25 anni, seguì il "lancio" di Porto Marghera e del Lido

Lunedì 21 Novembre 2022 di Alberto Toso Fei
Filippo Grimani nel disegno di Matteo Bergamelli

Fu a capo dell'amministrazione comunale veneziana per quasi 25 anni, tra il 1895 e il 1919, e per questo fu chiamato il "sindaco d'oro". Appartenente a una illustre famiglia dogale (sebbene per i debiti contratti dopo la caduta della Serenissima il nonno Filippo Vincenzo fu costretto a vendere allo Stato il palazzo di famiglia sul Canal Grande), Filippo Grimani si pose a cavallo tra la tradizione amministrativa della Serenissima e una inevitabile modernità interclassista.
Fu un clericale, molto amico del patriarca Giuseppe Melchiorre Sarto (destinato a divenire papa Pio X, e poi santo) e cercò di tenere a bada i rigurgiti socialisti operai tentando di depoliticizzare i sodalizi fra lavoratori in una chiave di assistenza essenzialmente tecnica e patronale, ma non politica. Il suo lungo periodo di governo attraversò il lancio di porto Marghera e quello del Lido come meta di turismo d'élite, ma anche la prima guerra mondiale. Si dimise dalle forze di opposizione dopo la sconfitta elettorale del 1919 e continuò la sua attività in Provincia e come senatore del Regno, fino alla morte che colse a Roma, nel 1921.

Filippo Grimani nacque a Venezia il 4 giugno 1850, terzogenito di Pierluigi Grimani e della contessa padovana Elena Milissinò, che morì nel darlo alla luce. Lui e la sorella Cornelia (un'altra sorella, Andriana, morì precocemente) crebbero con la nuova moglie del padre, Regina Avogadro, sposata nel 1853, dalla quale nacquero altri due fratelli, Giovanni Andrea Paolo e Dioniso Teodoro.
Dopo gli studi classici si laureò in giurisprudenza all'università di Padova nel 1873 e decise di intraprendere la carriera diplomatica. L'improvvisa scomparsa del padre lo costrinse invece ad abbandonare le sue ambizioni e a dedicarsi all'amministrazione - e al risanamento - del patrimonio di famiglia, alternandola all'attività politica. Iniziò così a partecipare alla vita amministrativa di Mira, dove si estendevano le sue proprietà e fu consigliere comunale, e poi a Mirano, dove fu consigliere (ininterrottamente dal 1883 al 1920) e poi sindaco tra il 1886 e il 1893, quando lasciò la carica per entrare nel consiglio comunale di Venezia. Fu anche consigliere provinciale e presidente del suo mandamento tra il 1914 e il 1921, poco prima della sua morte. Nel frattempo, nel 1875, aveva sposato Enrichetta Dubois de Dunilac, con la quale ebbe tre figli: Pier Luigi (scomparso prematuramente nel 1913), Enrico Maria e Marino.
Il 15 novembre 1895 divenne il diciottesimo sindaco di Venezia, avvicendando la giunta progressista e anticlericale di Riccardo Selvatico che aveva avviato l'industrializzazione della città, varato un piano regolatore, stanziato fondi per la costruzione di case popolari e dato vita in quello stesso anno alla prima Esposizione internazionale d'arte (destinata a diventare Biennale), criticata dall'opposizione come iniziativa di dubbia utilità, ma poi invece fortunatamente valorizzata dallo stesso Grimani.
Che tentò sempre, malgrado la forte impronta clericale (uno dei suoi primi atti fu ristabilire la recita obbligatoria del "Padre Nostro" nelle scuole, eliminata dal suo predecessore) di essere punto d'incontro tra un passato di tradizione gloriosa e un presente di modernità sociale ed economica. Fu comunque - a modo suo - vicino ai lavoratori e al popolo, in una maniera un po' paternalistica che ricalcava le sue origini patrizie, perfezionando il progetto di Selvatico di "case sane, economiche e popolari" (alla Madonna dell'Orto ci sono ancora le "Case Grimani", ed ergendo difese imponenti della città e dei suoi monumenti durante la Grande Guerra, nel corso della quale fu presente con costanza tra la gente.
Nel corso dei suoi mandati il campanile di San Marco crollò e fu ricostruito, divenendo un emblema del rilancio monumentale e turistico della città.

Ebbe innumerevoli partecipazioni in società e sodalizi. Nel 1904 fu nominato conte, e il 23 febbraio 1917 divenne senatore  del regno, ricoprendo la carica per tre legislature. Lasciato il Comune di Venezia dopo la vittoria socialista alle elezioni del 1919, si spense a Roma il 5 dicembre 1921 per un ictus, all'hotel des Princes, dopo una seduta in Senato. I funerali - affollatissimi - si svolsero a Venezia

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