Felice Maniero: «Devo uscire dal carcere per proteggere mia figlia»

Martedì 22 Ottobre 2019 di Davide Tamiello
Felice Maniero: «Devo uscire dal carcere per proteggere mia figlia»
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«Signor giudice, ho riconquistato a fatica la mia libertà. Le pare che con il passato che ho e che mi perseguita, farei qualcosa per tornare in prigione rischiando così di lasciare mia figlia in balia degli amici e soprattutto dei nemici?». Felice Maniero, pur a distanza di tanti anni, non ha perso la sua proverbiale schiettezza. Ha giocato a carte scoperte, durante le due ore di interrogatorio di garanzia con il gip in carcere a Bergamo (l'ordinanza è dei colleghi di Brescia, quindi l'audizione si è tenuta per rogatoria), tanto da dare un nome alle sue paure: Antonio Marietto Pandolfo.

Perché Felice Maniero ha perso ​la testa: liti sempre per i soldi

L'ex colonnello di Faccia D'Angelo, suo fedelissimo fin dagli albori della Mala del Brenta, uscirà dal carcere il 29 ottobre, dopo aver scontato la condanna all'ergastolo sentenziata dai giudici veneziani nel 1996. Pandolfo, in questi anni, è sempre stato un cruccio per Maniero: non è un segreto che Marietto l'abbia giurata a  Felice, non è un segreto che abbia passato gli ultimi trent'anni a covare rancore verso il suo ex boss. C'è lui, ma non solo. Il Toso (come è stato chiamato nella serie tv di Sky ispirata alla sua carriera criminale) era il vertice di una piramide che contava almeno 500 uomini. Molti di questi, dopo il suo pentimento, sono finiti in carcere. Ora che è caduta definitivamente anche la sua copertura, e il mondo sa dove vive e dove lavora, il rischio che qualcuno si decida a fargliela pagare non è poi così remoto.
I LITIGIManiero, in carcere da venerdì con l'accusa di maltrattamenti alla compagna, Marta Bisello, ha risposto a tutte le domande del gip. Secondo le accuse della procura bresciana, avrebbe costretto la donna a trattamenti umilianti (flessioni chiamandolo il colonnello) e le avrebbe rivolto pesanti minacce: «Non sai con chi ti sei messa, comandavo 500 uomini». L'ex boss ammesso di aver insultato la donna, ma solo in poche occasioni nel periodo in contestazione, tra ottobre 2016 e maggio 2019, negando di aver mai usato violenza fisica se non qualche schiaffo e spintone in rarissimi casi. 
«Non sono una persona violenta da oltre 25 anni», ha detto. Tutti gli episodi, ha ribadito Felice, sarebbero stati precedenti all'entrata in vigore del codice rosso, la norma che ha portato all'arresto del leader della mala della Riviera. I problemi sarebbero nati sempre attorno alla sua attività lavorativa attuale. Faccia D'Angelo, infatti, aveva avviato una piccola impresa che lavora con i distributori dell'acqua, e la compagna era la sua segretaria e contabile. Gli attriti sarebbero nati sempre, ha ribadito, in merito a divergenze sul modo di condurre gli affari e l'attività, che peraltro in questo ultimo periodo stava attraversando anche un periodo di difficoltà economiche. «Le dicevo di fare una cosa, lei si dimenticava. Poi glielo ridicevo, e se lo dimenticava ancora, e allora iniziavamo a litigare».
Secondo alcune voci vicine alla famiglia, il problema principale sarebbero stati i soldi. Una tensione in famiglia determinata anche dalla suddivisione del patrimonio. Situazione, però, che non sarebbe emersa nel corso dell'interrogatorio. 
RICHIESTA LA REVOCAIl suo legale, l'avvocato Luca Broli, ha chiesto la revoca dell'arresto, una misura «sproporzionata rispetto ai fatti contestati». E ha sollecitato la scarcerazione sulla base della mancanza di gravi indizi (non ci sono referti che attestino violenze fisiche) nei confronti del suo cliente. Il giudice si è riservato e prenderà la sua decisione nei prossimi giorni. 
«La donna è in una struttura protetta, non c'è pericolo che il mio assistito possa contattarla - spiega l'avvocato - ho visto provvedimenti ben più lievi in situazione molto più gravi. Il mio cliente ha ammesso le liti, in cui vi sono state le ingiurie e anche qualche spintone. La cosa però non è andata oltre. Temo che il passato di Maniero, che a livello di giustizia ha già scontato, sia un macigno ingombrante per una valutazione più oggettiva: aspettiamo la decisione del giudice poi valuteremo se presentare istanza al tribunale del Riesame». 
Davide Tamiello

Ultimo aggiornamento: 09:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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