Strane febbri estive: casi in aumento. «Occorre mantenere l'attenzione alta»

Martedì 9 Agosto 2022 di Alda Vanzan
Le strane febbri estive: casi in aumento
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Calano in Veneto i contagi di Covid-19 ma sembrano aumentare i casi influenzali, non riconducibili (fortunatamente) né al Coronavirus né alla febbre West Nile. Un fenomeno tipico del periodo estivo - spiega Maurizio Scassola, presidente della Fimmg (il sindacato dei medici di base) del Veneto - ma da tenere comunque sotto controllo con attenzione.

E intanto il Dipartimento Prevenzione della Regione sta pianificando la campagna vaccinale anti-vaiolo delle scimmie sulla base delle linee guida ministeriali, ricevute giusto ieri mattina.


STRANE INFLUENZE


In tutta la regione si segnalano strane influenze: i sintomi sono quelli classici, febbre, raffreddore, tosse, con i tamponi che danno la negatività al Covid-19. «Risultano anche a noi questi fenomeni - dice il dottor Scassola - ma non c'è una esplosione numerica tale da alzare la guardia o parlare di allarme. In presenza di sbalzi di temperatura, come spesso avviene nel periodo estivo, e di stress con immunodeficienze relative, cioè il calo delle difese immunitarie, si possono infatti verificare delle febbri che non sempre riusciamo a inquadrare. Resta il fatto che in questo periodo, mettendo assieme Covid-19 e West Nile, l'attenzione del medico di medicina generale è molto alta. Anche perché - dice il presidente della Fimmg - qualora la febbre permanga dopo quattro o cinque giorni si impongono esami e/o consulenze specialistiche».

I VIRUS


Quanto alla pandemia da Covid-19, i nuovi casi di contagio risultano in calo, come se il picco previsto per metà luglio fosse davvero passato. Premesso che il bollettino diffuso ieri dalla Regione sconta la giornata festiva visto che i dati sono riferiti a domenica, i numeri sono i seguenti: 1.063 nuove positività contro le 2.943 dell'altro giorno, dato che porta il totale dei contagi in regione a 2.132.477. Otto le vittime, con il totale a 15.164. Scendono nuovamente gli attuali positivi a 72.797, -688 rispetto a sabato. Sostanzialmente stabile il numero dei ricoveri in area medica negli ospedali: 1.069 (+2) e lieve calo nelle terapie intensive 44 (-3). La campagna vaccinale segna 702 inoculazioni fatte domenica, di cui 618 quarte dosi.


IL MONITORAGGIO


La rilevazione dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) sui dati di domenica 7 agosto segnala un calo in 7 regioni, tra cui il Friuli Venezia Giulia, della percentuale di posti nei reparti ospedalieri di area medica (o non critica) occupati da pazienti Covid, mentre in altre 11 regioni, tra cui il Veneto, la situazione è stabile. Stabile sia in Veneto che in Friuli l'ospedalizzazione in terapia intensiva. Tutte le regioni sono tra l'altro sotto la soglia d'allerta del 10%. Infine, il rapporto sui tamponi. Il Veneto non è più al primo posto in Italia per numero di test: il bollettino di ieri dava il primato al Piemonte (206,7 tamponi per 100mila abitanti), seguito da Abruzzo (167,5), Calabria (166,8), Puglia (153,8), Veneto (152,5). La percentuale di positività sul totale di test effettuati è 15,84% come media nazionale, con due estremi: 36,71% in Sardegna e 7,67% in Piemonte. Il Veneto ha il 14,36%, il Friuli 15,15%.


VACCINAZIONE


Ieri intanto la Direzione Prevenzione della Regione del Veneto ha iniziato a pianificare la campagna vaccinale anti-vaiolo delle scimmie che l'Organizzazione mondiale della sanità dal 23 luglio ha classificato come una emergenza sanitaria globale. A fare da apripista nella profilassi è stato il Lazio: ieri all'Istituto Spallanzani di Roma sono iniziate le prime somministrazioni. Nei prossimi giorni le immunizzazioni verranno avviate anche nelle altre tre regioni indicate come prioritarie per numero di contagi, ovvero Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. In accordo con la circolare del ministero della Salute dello scorso 5 agosto, la vaccinazione non ha carattere di massa ma è diretta alle persone a maggior rischio di infezione da Monkeypox virus, come gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini che rientrino in una serie di criteri di rischio, e il personale di laboratorio con possibile esposizione diretta a orthopoxvirus. In Veneto le prime 400 dosi sono giunte venerdì scorso ed è attesa una seconda distribuzione. Ma c'è davvero da preoccuparsi? «Ribadiamolo - ha detto il direttore generale dello Spallanzani, Francesco Vaia - non è una malattia grave ma è meglio chiudere subito questa partita e far sì che non si possa estendere al resto della popolazione».

Ultimo aggiornamento: 16:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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