Settore del mobile, fatture false per 25 milioni e 400 lavoratori "in nero": arrestati due imprenditori e un commercialista

Sabato 4 Dicembre 2021
Indagine della guardia di finanza (foto di repertorio)
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VENEZIA  - False fatture per oltre 25 milioni: arrestati due imprenditori (uno di Treviso e uno di Venezia) e un commercialista. I militari del Nucleo di polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Venezia, con la collaborazione dei colleghi del Comando Provinciale di Lecce, su disposizione della Procura della Repubblica di Venezia, hanno dato esecuzione (nelle province di Venezia, Treviso e Lecce) a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di due imprenditori e un commercialista, ritenuti responsabili di reati fiscali, societari e fallimentari.

Le condotte fraudolente segnalate nel corso delle indagini hanno inoltre causato all’erario e alle casse previdenziali un danno quantificato in oltre 16 milioni di euro e il fallimento di una delle società “beneficiarie” dissipando 3 milioni di euro che in realtà dovevano andare ai creditori. 

Le indagini

Gli arresti giungono al termine di una complessa attività investigativa diretta dalla Procura della Repubblica lagunare e sviluppata dal Nucleo di polizia Economico-Finanziaria di Venezia, che ha scoperto una articolata associazione per delinquere, attiva prevalentemente in Veneto e nella provincia di Lecce, dedita all’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, pari a oltre 25 milioni di euro, e all’illecita intermediazione di manodopera.

Montaggio mobili

Più in particolare, le indagini hanno permesso di raccogliere elementi secondo cui le persone che facevano parte del sodalizio, tra i quali imprenditori attivi da oltre un decennio nel settore del montaggio e posa in opera di mobili, arredi e infissi per uffici, negozi e stand fieristici, avrebbero impiegato più di 400 dipendenti omettendo sistematicamente il versamento dei relativi contributi e ritenute. Per conseguire tale illecita finalità, i presunti responsabili della frode avrebbero assunto i lavoratori presso società cartiere intestate a prestanome, compensando i debiti fiscali e previdenziali con inesistenti crediti d’imposta.

Lavoratori fantasma

L’effettivo impiego di tali lavoratori sarebbe avvenuto in aziende operanti sul mercato a condizioni particolarmente competitive, riconducibili alle persone che facevano parte dell’associazione. Il meccanismo fraudolento, attuato con l’ausilio di alcuni professionisti, come commercialisti, uno dei quali arrestato, ha permesso alle imprese beneficiarie della frode di disporre di una rilevante forza lavoro a prezzi molto contenuti. Le condotte fraudolente segnalate nel corso delle indagini hanno causato all’erario e alle casse previdenziali un danno quantificato in oltre 16 milioni di euro.

Inoltre, il sodalizio avrebbe cagionato dolosamente il fallimento di una delle società “beneficiarie”, distraendo e dissipando circa 3 milioni di euro in pregiudizio dei creditori.

Le indagini risalgono allo scorso gennaio, ma il giudice per le indagini preliminari aveva rigettato la misura cautelare. A seguito dell’impugnazione della Procura della Repubblica, era stata  invece disposta la misura cautelare dal Tribunale per il Riesame ed ora è stata confermata dalla Corte di Cassazione.

Ultimo aggiornamento: 5 Dicembre, 10:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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