Fallimento Cogeb, per i crediti dei lavoratori i legali "inseguono" l'impresa a Londra

Lunedì 25 Maggio 2020 di Claudio Strati
L'avvocato Cosimo Damiano Cisternino, di Padova
VENEZIA/PADOVA - L'impresa aveva trasferito la sua sede a Londra, trasformando la ragione sociale da Cogeb srl in Cogeb Limited. Ma questo non le ha evitato il fallimento. E così l’ufficio vertenze della Cisl di Venezia, diretto da Marco De Favari e assistito dall'avvocato Cosimo Damiano Cisternino dello studio Legalilavoro di Padova, ha potuto recuperare l’intero credito di lavoro vantato dai numerosi dipendenti della Cogeb srl, società di costruzioni edili che ha operato per molti anni nel Veneziano e che - si legge in una nota sindacale - fallì nel 2015 (sentenza del Tribunale di Venezia n. 201/2015).

Ma poco prima del fallimento la società aveva trasferito la propria sede legale a Londra, modificando la propria denominazione in Cogeb Limited. «Abbiamo dovuto attivare una onerosa procedura avanti ad una Corte londinese - spiega l'avvocato Cisternino - , avvalendoci della collaborazione del collega Roberto Moruzzi dello studio Whithersworldwide, solo perché, con una decisione non condivisibile della Corte d’appello di Venezia, si era incomprensibilmente riformata una precedente pronuncia del tribunale che, in maniera puntuale, aveva evidenziato il carattere del tutto fittizio del trasferimento all’estero della società. Quest'ultima si era limitata ad indicare come nuova sede quella di uno studio di consulenza fiscale londinese ma, in tutti questi anni, mai ha operato alcun effettiva attività imprenditoriale. Quindi ora, pur pienamente soddisfatto per essere finalmente riuscito a recuperare il credito dei miei clienti, non posso non rimarcare come, con una analisi più attenta delle serie motivazioni addotte dal Tribunale di Venezia, si sarebbero potuti risparmiare tanto denaro e tanto tempo».

La Corte d’appello di Venezia aveva riformato la sentenza dichiarativa di fallimento emessa dal Tribunale della città lagunare, ritenendo non fittizio il trasferimento all’estero. Una decisione incomprensibile secondo i legali che rappresentavano i lavoratori. «La decisione della Corte veneziana ha imposto a carico dei lavoratori l’assunzione degli onerosi costi della procedura di liquidazione - prosegue illegale padovano - che è stato necessario attivare a Londra, al fine di far dichiarare il fallimento della società in quella sede. Solo così l’Inps, in applicazione di una specifica direttiva comunitaria, ha potuto finalmente accogliere nei giorni scorsi la richiesta di pagamento dei crediti dei lavoratori».

Per quanto riguarda i costi sostenuti, si tratta di svariate migliaia di euro, aggiunge Cisternino, in parte anticipati anche dal sindacato, che rimarranno però a loro definitivo carico: «Infatti la direttiva comunitaria non prevede alcuna possibilità di rimborso da parte dell’Inps, che è invece tenuta a pagare, a questo punto, i soli crediti di lavoro maturati contro la società trasferita all’estero, e ora nuovamente dichiarata fallita». In sostanza i lavoratori che hanno avuto il coraggio e la forza di "resistere" e di finanziare anche l'azione legale in terra britannica, alla fine sono rientrati dei loro tfr, ma hanno dovuto lasciare sul campo oltre il 10 per cento di quelle cifre per sostenere le forti spese richieste dal sistema della giustizia inglese. Ma ne è valsa la pena.
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