Bellotto, il fabbro del Duce. Sua anche la maestosa cancellata alla tomba di Dante Alighieri a Ravenna

Martedì 2 Marzo 2021 di Adriano Favaro
Bellotto, il fabbro del Duce. Sua anche la maestosa cancellata alla tomba di Dante Alighieri a Ravenna

In questi giorni ricorre l'ottantesimo anniversario della morte di un artista e artigiano straordinario, noto per i suoi lavori realizzati prima con il vetro e poi con il ferro. Le sue creazioni hanno riguardato soprattutto la manifattura di monumenti, inferriate, portoni. Sua anche la maestosa cancellata esterna alla tomba di Dante Alighieri a Ravenna.


IL PERSONAGGIO

L'asta partiva da 40 mila euro: il vincitore ne ha pagati 175 mila. È il prezzo più alto mai ottenuto a livello mondiale, poco più di due anni fa, per un coloratissimo vaso di vetro (fornace Barovier e Toso) e ferro battuto. Opera del veneziano Umberto Bellotto, il figlio di un fabbro, diventato artista, geniale e abilissimo; tanto che si può dire che lavorava il vetro in modo leggero come il ferro; così come sapeva plasmare ceramica, maiolica, bronzo, cuoio, tessuti.

Morto 80 anni fa - lontane discendenze col vedutista Pietro Bellotto Umberto è l'artista che più ha contribuito a cambiare la fisionomia del paesaggio architettonico veneziano del primo 900. Ma Bellotto è quasi scomparso dall'orizzonte della cultura nostrana, ad esclusione di qualche sua opera al museo vetrario di Murano e un paio di vasi di vetro e ferro visibili al museo Correr.


LA RISCOPERTA

Eppure Bellotto meriterebbe un viaggio per Venezia, la terraferma veneziana e l'Italia perché i suoi lavori spuntano in angoli inattesi e imprevisti e in quest'anno settimo centenario della morte di Dante Alighieri occorrerà anzi ritornare a Ravenna per rivedere la sua cancellata esterna della tomba di Dante. La lista delle opere di Bellotto, dentro e fuori di Venezia è densa da fare impressione. Ed è solamente perché verrà chiamato nel 1928 a Roma dal ministro dei lavori pubblici suoi concittadino Giuseppe Giurati, allora ministro per i lavori pubblici, con l'incarico di decoratore ufficiale degli edifici pubblici della capitale, che le tracce dell'artista scompaiono. 


LA BIOGRAFIA

Umberto Bellotto (Odomiro il vero nome) era nato a Venezia il 5 marzo 1882 in fondamenta Ca' Balà, Dorsoduro. Il padre lo fece lavorare come garzone in alcune botteghe, apprendistato che gli permetterà - a 19 anni eredita la bottega di famiglia assieme all'architetto Cesare Aurienti, di inventare la tecnica per connubi in ferro e vetro che brevetta nel 1910. Lui è ardito, all'avanguardia: opera mescolando sempre più spesso richiami rinascimentali, gotici, bizantini, moreschi a vibrazioni liberty e art decò. Il gusto del tempo è altro, lo criticano; poi cambierà. E la Biennale di Venezia, ospita sue mostre personali dal 1914 al 1924. 
Negli anni Dieci del 900 al Lido lavora con molti architetti famosi: sue le balaustre in stile liberty delle scale esterne di Villa Terapia o Klinger (ora dei Padri Armeni) dove una ragnatela di ferro battuto cattura libellule, farfalle, insetti. Lavora ai cancelli degli ingressi di Villa Romanelli e al cancello di Villa Otello con due splendidi pavoni a ruote spiegate realizzati a maglie mobili circolari. L'elenco somma il cancello a maglie mobili con patere ad animali araldici di Villa Tonello o Adele; e al cancello (ceste fiorite) di Villa Antonietta.


CANCELLI E PORTALI

Bellotto lavora altresì al cancello della Darsena e i fanali d'ingresso dell'Hotel Excelsior, nonché ai portoni dell'Hotel Villa Regina e di Villa Gemma. Il Liberty al Lido come arredi e lampadari dell'hotel Quattro Fontane - si coniuga sempre di più col suo nome. Ma Bellotto appare anche a Venezia sulle inferriata delle porte e delle finestre della Banca d'Italia a Rialto, A Mestre nel 1915 nel cosiddetto Altare alla Patria e nella rigorosa ringhiera sul lato nord del Duomo di San Lorenzo in piazza Ferretto: per 7 mila lire e 120 giorni di lavoro il progetto prevede oltre che un piccolo monumento un muro di contorno e cancellata in ferro battuto di costruzione robustissima, in modo da dare una visione di vera ricchezza ed austerità. Lavora anche al bellissimo cinema liberty Excelsior ora chiuso, in piazza Ferretto.


PRODUZIONE INFINITA

Umberto Bellotto affianca Cesare Laurenti nella realizzazione di oggetti ma anche in progetti architettonici importanti, come il Restaurant Storione di Padova (1905, sciaguratamente distrutto negli anni Sessanta), creando lampadari che assomigliano a quelli appesi al soffitto della Pescheria Nuova, inaugurata su Canal Grande il 28 aprile del 1907 (prima la struttura era uno stallon in ferro). A dare potenza al lavoro di Bellotto nel 1924, il giornalista Arrigo Pozzi nella collana Gente nostra scrive che «Tutto quello che egli fa, pensa e dice è veneziano; ogni lavoro, anche importante, uscito dalla sua officina, risente in modo innegabile dell'ambiente dell'arte in cui questo poderoso artista è nato (...) Trasportate Umberto Bellotto fuor di Venezia ed egli, sollecito, vi ritornera (...) almeno nel ricordo continuo ed assillante, nella ispirazione ininterrotta». 


ALLE BIENNALI E A ROMA

Nelle Biennali e nel 1925 e nel 1927 a Monza il punto più alto della sua esperienza artistica, assieme all'Expo romana - espone per Pauly & C. - Compagnia Venezia Murano una personale delle opere dalle forme déco di derivazione cubista a sfere sovrapposte, a coni, in cui il vetro di base era cristallo puro o a bolle regolarmente disposte. Alcuni di questi pezzi ritornano nelle aste moderne a colpi di decine di migliaia di euro. Nel 1926 poco prima di partire per Roma - Bellotto realizza l'Ossario del Pasubio con l'architetto Ferruccio Chemello. E nel 1928 che comincia l'impresa nella Capitale; dove Umberto Bellotto verrà chiamato Il fabbro del duce: anche Mussolini era figlio di un fabbro. E una delle parole più pronunciate dal Duce fu forgiare. Il veneziano Giuseppe Giurati, allora ministro per i Lavori pubblici volle Bellotto nella capitale con l'incarico di decoratore ufficiale degli edifici pubblici. 


NEI MINISTERI

Lì il veneziano impressiona per le capacità organizzative: 70 stanze al ministero della Marina - arredate con suoi disegni e lavori da lui diretti - concluse in tre mesi di attività. È tra i primi in Italia ad applicare tecniche di design e riproducibilità in ogni opera. Le sue opere si leggono nella sede Ina di Roma, negli arredi e interni dei ministeri di Grazia e Giustizia e della Marina. Moltissime cose col tempo saranno strappate, distrutte, vendute; le aste internazionali riportano alla luce i suoi capolavori, come deliziose maniglie per porte in bronzo a forma di cavalluccio marino; mentre i tessuti disegnati per le pareti del ministero della Marina restano visibili solo nei cartoni preparatori di Rubelli, azienda che lui volle ad operare a Roma. 
Morto nel 1940 Bellotto non fece a tempo a vedere le molte cancellate delle ville del Lido in ferro strappate e fuse perché il materiale serviva alla guerra; o la distruzione dello Storione a Padova e altre devastazioni a Roma. La Biennale d'Arte, nel 1995, lo ha ricordato ospitando cinque opere. Rare briciole di genio che seppe far assomigliare il ferro al vetro leggero.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci