Tassa di soggiorno non versata: segnalati 27 evasori

Martedì 27 Novembre 2018
Tassa di soggiorno non versata: segnalati 27 evasori
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VENEZIA - Non è unico né raro il caso della T& D Soci Sas di Donatella Toso & C (titolare di un albergo e due affittacamere) condannata nei giorni scorsi dalla Corte dei conti a risarcire 73mila 500 euro al Comune. Di attività ricettive che, pur registrando gli ospiti per non violare la normativa antiterrorismo, riscuotono l'imposta di soggiorno e la tengono per sé ce ne sono parecchi a Venezia. Il Comune ha infatti segnalato alla Corte dei conti e alla Procura 27 soggetti, che hanno trattenuto il gettito dell'imposta senza eseguire la liquidazione trimestrale al Comune e, dopo i solleciti, non hanno mai regolarizzato la posizione.
 
SOLDI DA RECUPERARECome accade per l'Iva, inutile dire che i soldi servivano per pagare gli stipendi, in quanto quel denaro appartiene allo Stato o all'ente locale già al momento del versamento da parte del cliente. E l'albergatore, in questo caso, è a pieno titolo un agente contabile, con responsabilità pubblicistiche. Ed è contro questa qualifica (ribadita anche dalla Cassazione) che all'introduzione dell'imposta di soggiorno gli albergatori si erano ribellati. Trattandosi di denaro pubblico, entra in ballo anche la Corte dei conti. Nel caso del Comune di Venezia, si tratta di tanti soldi: 27 soggetti (alberghi, ma anche altre attività come affittacamere, B&B, appartamenti) per 64 annualità, quindi c'è anche chi non ha versato il corrispettivo di tre anni. A spanne, il credito da recuperare è di parecchie centinaia di migliaia di euro, forse anche più di un milione.
A GIUDIZIO«Finora la Corte - spiega l'assessore al Bilancio, Michele Zuin - ha rinviato a giudizio tre soggetti e una sola posizione è stata finora definita. Le altre, per importi di 71mila 549 euro e 32mila 631 euro, dovrebbero essere chiuse entro breve tempo. Tre posizioni sono invece state archiviate, ma non significa che non siano state rilevate responsabilità, ma solo che dopo la segnalazione alla procura regionale della Corte, è avvenuto spontaneamente il pagamento. Questa è solo una parte della lotta all'evasione che abbiamo messo in campo». La Procura, in questo caso, ha preso solamente atto dell'avvenuto versamento dell'imposta indebitamente trattenuta, più gli eventuali interessi.
LA RILEVANZA PENALEOltre ai problemi di natura contabile, il trattenere l'imposta di soggiorno senza versarla al Comune comporta la denuncia per il reato di peculato. Si tratta di una fattispecie pacificamente riconosciuta dalla Cassazione.
«L'attività di accertamento e riscossione dell'imposta - afferma la Suprema corte a sezioni unite - ha natura di servizio pubblico e l'obbligazione del concessionario di versare all'ente locale le somme a tale titolo incassate ha natura pubblicistica, essendo regolata da norme che deviano al regime comune delle obbligazioni civili ».
Le condanne per peculato sono abbastanza pesanti, attorno ai due anni di reclusione e sono state pronunciate in diversi tribunali d'Italia.
IL PRECEDENTEPer un primo caso la Procura della Repubblica veneziana ha ottenuto il rinvio a giudizio del legale rappresentante di una società alberghiera. L'accusa a suo carico è di aver omesso il versamento al Comune dell'imposta di soggiorno riscossa dai clienti per ben cinque anni, da 2012 al 2017, per un totale di 179.628 euro. Un caso di cui si è occupata anche una riunione di giunta dei primi di ottobre, la quale ha deciso di costituirsi parte civile nel procedimento penale. E, probabilmente, ce ne saranno altri che seguiranno anche perché il reato si dimostra attraverso documenti, cioè le segnalazioni degli ospiti dell'attività.
Michele Fullin

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