Mafia a Eraclea, in carcere l'ex sindaco Graziano Teso. I giudici: «Al servizio dei casalesi per pagare l’appoggio elettorale»

Lunedì 8 Maggio 2023 di Maurizio Dianese
Mafia a Eraclea, in carcere l'ex sindaco Graziano Teso. I giudici: «Al servizio dei casalesi per pagare l’appoggio elettorale»

VENEZIA - Graziano Teso non è stato solo il primo sindaco del Veneto condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, adesso è anche il primo sindaco veneto che finisce in carcere per scontare la pena definitiva a due anni e due mesi che la Cassazione gli ha inflitto.

Graziano Teso, assieme agli altri imputati condannati, è stato infatti arrestato e portato in carcere a Venezia.

IN CARCERE

Probabile che non resti molto dietro le sbarre di Santa Maria Maggiore, vista l’età – 74 anni – e qualche problema di salute, ma in ogni caso si tratta di un segnale fortissimo che la magistratura sta dando ad Eraclea, una città che attende ora la conclusione del processo con rito normale - Graziano Teso aveva scelto il rito abbreviato per usufruire degli sconti di pena - contro i big del clan dei casalesi di Eraclea a cominciare da Luciano Donadio. E infatti era proprio Donadio a tenere i contatti con l’ex sindaco il quale, secondo i giudici di Appello «era pienamente consapevole delle caratteristiche mafiose del sodalizio. Donadio e Raffaele Buonanno, infatti, arrivati ad Eraclea alla fine degli anni Novanta, hanno sempre mantenuto stretti legami con le famiglie camorristiche campane, circostanza confermata dalle intercettazioni e dalle confessioni delle persone che hanno collaborato con la Procura di Venezia, tra cui l’ex braccio destro del boss, Christian Sgnaolin».

Del resto lo stesso Donadio si vantava dell’amicizia con il boss Schiavone, anche se adesso i suoi legali tuonano in aula che si trattava solo di vanterie. Vanterie che però hanno tenuto Eraclea sotto il tallone di ferro della malavita organizzata per anni. Non solo. Donadio e Buonanno hanno messo in atto una struttura organizzativa imponendo «un rigido rispetto dei ruoli e della propria supremazia», nonché definito «l’ambito territoriale di operatività e la tipologia prevalente dei reati». Il tutto «con minaccia di gravi danni a persone e cose attuati proprio in forza della disponibilità di uomini e mezzi pronti a percuotere, ledere, posizionare esplosivo, incendiare auto, attuare ritorsioni mirate». Ma il clan dei casalesi non sarebbe mai diventato quel che è diventato se non avesse trovato la sponda dei politici come Teso, pronti a mettersi al servizio della camorra.

VOTI E APPOGGI

L’ex sindaco è stato condannato infatti perché si era messo «al servizio del sodalizio per ripagare l’appoggio elettorale del boss». Voti mafiosi in cambio di appoggio elettorale che poi è continuato nel tempo, per non dire fino a ieri, anche quando Teso non era più sindaco da un bel po’ di anni. «Donadio ha appoggiato pubblicamente la ricandidatura del sindaco Teso» - ha scritto la Corte di Appello, ricordando come l’unico avversario politico che contrastò apertamente Teso, Antonio Burato, subì un attentato incendiario. Il corrispettivo dell’appoggio a Teso, fin dalla prima campagna elettorale all’inizio degli anni Duemila, era costituito «da una serie di affari che Donadio e Graziano Poles avevano in ballo, tra cui la vendita dell’hotel Victory», si legge nella sentenza, che parla di «convergente comunanza di interessi». Ed era stato proprio Graziano Poles, imprenditore di Eraclea nel settore dell’arredo bagni e delle piscine, il punto di contatto tra Donadio e Teso, immortalati anche in una fotografia mentre sono insieme davanti ad un bar in amichevole chiacchierata. Da qui la condanna di Graziano Teso - eletto consigliere comunale per la prima volta 1985, sindaco e vicesindaco di Eraclea per due volte, eletto con i voti dei casalesi - che l’uomo politico che più ha influito su Eraclea sconterà almeno in parte dietro le sbarre delle patrie galere.

Ultimo aggiornamento: 09:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA