Marchi: «A Nordest un polo
da 20 milioni di passeggeri»

Mercoledì 15 Ottobre 2014 di Elisio Trevisan
Il presidente della Save Enrico Marchi
VENEZIA - Un sistema aeroportuale da 16 milioni di passeggeri l’anno che, nel giro di qualche anno, arriverà a superare i 20. Milano, tra Linate e Malpensa, arriva a 27 milioni e Roma, assieme a Ciampino, a 41. È il nuovo sistema aeroportuale del nord Italia, nato dall’unione ufficializzata la scorsa settimana tra Save, la società di gestione del Marco Polo di Venezia e del Canova di Treviso, e la Aeroporto Valerio Catullo di Verona Spa dalla quale dipende anche lo scalo di Brescia-Montichiari.

Come dice Enrico Marchi, quello aeroportuale è l’unico segmento economico del Veneto per il quale si parla di Roma, Milano e Venezia considerandole con pari dignità.

Lui è il presidente di Save dal 2000, quando il Marco Polo a Venezia era uno dei tanti piccoli aeroporti italiani. Oggi è il terzo scalo intercontinentale, si avvia a superare i 9 milioni di passeggeri, ed è il motore del nuovo sistema aeroportuale del Nord che, come annuncia lo stesso Marchi, «presto si allargherà ulteriormente. I contatti con Bergamo, avendo vinto campanilismi e conflittualità, stanno procedendo per creare sinergie con Brescia e nuove rotte».

Eppure a Venezia c’è qualcuno che continua a dire che Enrico Marchi ha soffiato l’aeroporto ai soci pubblici con un blitz favorito dalla Regione.

«Save oggi è una società quotata in Borsa, a garanzia degli investitori che guadagnano e del territorio dove opera; quando i privati che rappresento sono saliti alla guida della Società, il traffico di Milano valeva sei volte il nostro, oggi appena tre, e dal 2000 a oggi Venezia e Treviso sono cresciuti il doppio della media nazionale. Anche se fosse stato davvero un blitz, bè, ha portato del bene».

Lei, a ogni modo, non ha mai avuto rapporti idilliaci con la politica veneziana.

«Direi che in genere la politica non mi sembra abbia dato grandi dimostrazioni di saper gestire strutture complesse come un aeroporto. Vedi le condizioni in cui si trova Verona. Francamente non so se a Venezia fosse rimasta la gestione pubblica ante 2000 cosa sarebbe successo ma, dati i risultati, forse è stato un bene non averlo verificato. E non è un caso se possiamo impegnarci per salvare il Catullo e rilanciarlo in un’ottica di sistema aeroportuale».

Quali sono i punti di forza di Verona?

«Il Pil di quel territorio vale il doppio di Venezia, per cui è un bacino molto importante per il traffico business e, allo stesso tempo, completa il Marco Polo sul versante turistico. Il Veneto è la prima regione turistica italiana, e lavorare affinché le persone abbiano un buon ricordo del viaggio è l’unico modo per far sì che ritornino».

A Venezia, però, i turisti vengono "una volta nella vita".

«Nel 2008 firmammo un accordo con l’allora sindaco Massimo Cacciari per sviluppare il Quadrante Tessera. Il suo successore, Giorgio Orsoni, ha cancellato quel patto. Se le cose avessero funzionato oggi forse Venezia avrebbe una cittadella del divertimento con il nuovo Casinò e una dello sport con uno stadio. E, ancora, attività fieristiche, convegnistiche, logistiche... Un polo economico forte alle spalle della città storica in grado di dare lavoro a trentamila persone, e di frenare l’invasione dei turisti a San Marco. Speriamo in un prossimo sindaco lungimirante».

A Verona il traffico business e un po’ turistico, a Brescia le merci e anche un po’ di passeggeri assieme a Bergamo, a Treviso i voli low cost. E a Venezia?

«Al Marco Polo i voli low cost di fascia alta e i voli intercontinentali per gente d’affari e naturalmente turisti. E contiamo di recuperare un po’ del traffico nazionale che abbiamo perduto a causa della scomparsa di Air One (uno dei costi del grande fallimento di Alitalia). Il tutto in un contesto nuovo determinato dalla fusione con Verona che ci permette sinergie, e migliori servizi e risparmi per i viaggiatori».

Che sia turismo mordi e fuggi o di qualità, a Venezia arriva comunque al di là dei servizi che gli date.

«Non è vero, il Marco Polo è nato nel 1961, Venezia esiste da secoli. Inoltre non avremmo investito centinaia di milioni di euro e non ne staremmo investendo altrettanti per adeguare continuamente le infrastrutture alle richieste dei passeggeri se venissero lo stesso. E non potremmo programmare di aprire uno o due nuovi voli intercontinentali l’anno per i prossimi anni. Abbiamo il "difetto" di aver sempre saputo guardare oltre, anche oltre le ristrettezze di certa politica».
Ultimo aggiornamento: 08:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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