Nuovo test per il Mose. Martedì prove di sollevamento a San Nicolò e piano emergenza

Sabato 11 Gennaio 2020 di Raffaella Vittadello
MANUTENZIONE Le paratoie dovranno essere sottoposte alla manutenzione programmata
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VENEZIA - Nuovo test per il Mose, in condizioni di marea tranquilla, martedì prossimo alla bocca di Porto di San Nicolò del Lido: dalle 8 alle 16 del 14 gennaio (e anche del 3 marzo prossimo) sono previste le prove di sollevamento di tutte e venti le paratoie in contemporanea.

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La Capitaneria di Porto ha emesso un’ordinanza in cui sottolinea come la canaletta di accesso alla bocca di porto sarà completamente interdetta, mentre sarà consentito il passaggio, prestando la massima attenzione, attraverso la bocca di porto di Treporti e il canale retro l’isola artificiale. La prossima settimana, poi, il Consorzio presenterà il piano di emergenza, quello richiesto il mese scorso per l’operatività del sistema di dighe mobili in condizioni estreme, difficili da testare “a richiesta” perché al tempo non si comanda. 

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Nei prossimi mesi, infine, la decisione di merito del Tar sarà determinante per concludere la vicenda della manutenzione delle paratoie, che soprattutto a Treporti hanno urgenza di essere rivisitate. E qui si apre un mondo: non solo si dovrà capire chi farà la manutenzione, ma anche dove questa verrà effettuata. Perché di certo, ad oggi, c’è solo lo stato di normale degrado in cui versano dopo essere immerse in acqua da anni.

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Il Tar ha respinto le istanze di sospensiva, e quindi ora dovrà esprimersi in modo definitivo sull’aggiudicazione dell’appalto da 18 milioni di euro. Ad oggi risulta soltanto l’aggiudicazione provvisoria alla Cimolai di Pordenone, ma c’erano già altri ricorsi contro l’esclusione delle altre partecipanti per motivi tecnici. Quindi prima di siglare il contratto la commissione ha deciso di attendere l’esito giudiziario, anche per poter contare sui suggerimenti tecnici di tutte le aziende coinvolte. Chi vincerà la gara, infatti, dovrà non solo curare la manutenzione delle barriere, ma anche, per questa volta, individuare in autonomia il luogo dove piantare il cantiere. Utilizzando, dietro il pagamento di un corrispettivo, il jack up, l’enorme cavalletto giallo costato 55 milioni di euro che conta stabilmente su due equipaggi da 16 persone ciascuno a disposizione per la movimentazione. E sul quale non sono state ancora fatte delle ipotesi di costi di gestione perché non è stato ancora collaudato.

Le alternative per l’ubicazione delle attività di manutenzione rimangono tuttavia l’Arsenale e l’Area Pagnan a Marghera. Ma per ora in entrambi i siti mancano i tre diversi depuratori che dovranno ricevere le acque inquinate derivanti dalle operazioni di pulizia, sverniciatura e riverniciatura delle mastodontiche barriere. L’Arsenale presenta degli spazi molto ridotti, perché il capannone che aveva ottenuto il benestare della Soprintendenza, al di là dell’aspetto paesaggistico impattante oltre il quale non si può andare, avrebbe delle dimensioni che costringerebbero a manovrare chirurgicamente per movimentare le barriere.

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Logisticamente lontano dalla terraferma per il trasporto dei materiali, ad oggi esistono soltanto le fondamenta del capannone, realizzate da Mantovani quando era “certo“ che a pochi metri dalla Torre di porta nuova sarebbe stato dislocato il cantiere per la manutenzione. Un paio di anni fa il dietrofront del Provveditorato, che dopo aver esaminato la documentazione aveva optato per l’area ex Pagnan a Marghera. Già bonificata, ma su cui non è stato ancora spostato uno spillo. 

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Infine la storia recente: nell’ultima seduta a Venezia del Comitato tecnico, proprio il supercommissario Elisabetta Spitz aveva riproposto l’idea dell’Arsenale, suscitando le ire di Forum Arsenale, che raggruppa oltre venti associazioni cittadine e della deputata pentastellata Arianna Spessotto, che ha visto smentita la linea indicata dall’ex ministro Toninelli. Il Forum ha scritto a Spitz, al Provveditore Zincone, alla Soprintendente Carpani, al presidente della Regione Zaia e al sindaco Brugnaro considerando la scelta dell’Arsenale “un’ulteriore offesa alla città” e ha ricordato la battaglia del 2015 per salvaguardare gli storici bacini di carenaggio e il riutilizzo dell’Arsenale, ad esempio con lo svolgimento del Salone nautico, che ha “dimostrato le potenzialità del compendio per lo sviluppo della cantieristica di lusso e tradizionale, con ritorni non solo economici per la città come già Trieste e la Regione Toscana hanno fatto vedere”.
Raffaella Vittadello
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Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 08:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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