Covid, la pandemia porta la diaspora delle prostitute: dalla strada alle visite a domicilio

Lunedì 21 Dicembre 2020 di Davide Tamiello
Le prostitute hanno abbandonato via Terraglio
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MESTRE - Che il covid abbia stravolto il mondo è sotto gli occhi di tutti. Alcuni aspetti sono più lampanti, altri probabilmente meno impattanti sulla quotidianità di ognuno e quindi meno visibili. Tra questi ultimi c’è, appunto, il fenomeno della prostituzione. Stando ai dati di monitoraggio della polizia locale e del Comune, infatti, le presenze su strada sono un terzo rispetto a prima. Alcune vie, come il Terraglio, punto di riferimento per il sesso a pagamento di strada, ora sono libere. Il cambio di mercato è epocale: qualcuna si sta organizzando in casa o con visite a domicilio ai clienti più affezionati. Altre, nei casi più drammatici di sfruttamento, rimangono in attesa di tempi migliori aumentando così, però, il debito nei confronti dei loro protettori. 


I NUMERI
Il conto è piuttosto semplice: prima del covid, in città, si contavano tra giorno e notte una sessantina di prostitute. Oggi sono meno di venti. Tutte (o quasi) rispettano rigorosamente il limite orario delle 22, anche perché di fatto con il coprifuoco le possibilità di intercettare potenziali clienti sono ridotte al minimo. Dalla tarda mattinata fino alle 15 si giocano la piazza 8 bulgare, 5 ecuadoriane e una italiana. Sono concentrate principalmente nell’area di Marghera, tra via Fratelli Bandiera e laterali. In via Piave, zona via Col Di Lana, resiste solo una cinese: lei è l’unica a lavorare anche di notte, come se nulla fosse mai cambiato. Poi c’è la fascia serale, che va indicativamente nella fascia 17-22. Il momento in cui gli operai escono dalle fabbriche, ultimo momento che hanno per poter sbarcare il lunario. In questo momento si danno il turno al massimo 11 ragazze, 2 nigeriane e un gruppetto di transessuali che vivono e lavorano in zona via Piave, più qualche bulgara che si sposta di zona in zona. I controlli della polizia locale, in questi mesi, sono serviti a fare da deterrente, anche perché come provano i dati la : il cliente che viene multato una volta, perché scoperto con una prostituta percentuale di recidiva dei clienti è inferiore all’1%violando in un colpo solo sia le norme anti covid sia il regolamento di polizia urbana, non torna più. 

VIA DAL MARCIAPIEDE
Il lavoro in strada, quindi, non c’è più. E gli effetti non stanno tardando ad arrivare: alcune delle ragazze sono state sfrattate perché non erano più in grado di pagare il loro alloggio, altre si sono ritrovate con luce e acqua staccate perché troppo indietro con le bollette. Ma il mondo della prostituzione è estremamente vario e c’è chi ha scelto di correre ai ripari. Ucraine, ungheresi e romene, che di solito presidiavano il Terraglio, per esempio, hanno scelto di spostare l’attività (o di abbandonarla). Alcune con la pandemia sono rientrate in patria, altre hanno deciso di ricevere i clienti in casa: annunci online su siti specializzati, un modo tutto sommato più sicuro rispetto alla vita da marciapiede. Altre, che invece avevano una clientela affezionata, hanno deciso di effettuare dei servizi a domicilio, andando cioè direttamente a casa del cliente. Le ragazze del Terraglio, rispetto a quelle di Marghera, sono più istruite, più carine e hanno maggior confidenza con i social e con la rete. E, soprattutto, non sono vincolate a un protettorato così rigido. 
PROTETTORI NEGAZIONISTI
Bulgare e nigeriane, infatti, sono un caso sociale molto più delicato. La rete criminale che le ha portate in Italia ha concesso loro una tregua sul fronte del mercato, a condizione però di aumentare il debito che le legava ai loro protettori. In sintesi: per loro sarà ancora più difficile tornare libere. Senza contare poi la paura del virus. Nella prima ondata non c’erano stati molti contagi ma nella seconda sono stati decisamente di più, soprattutto tra le nigeriane anche perché le ragazze vivono in sei in appartamenti di 50 metri quadrati e hanno avuto una formazione “negazionista” dai loro protettori. «Il covid? A te la mascherina non serve, quella malattia colpisce solo i bianchi».

Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 11:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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