Il memoriale di Felice Maniero, fra sesso, tanti soldi e tradimenti

Sabato 17 Ottobre 2020 di Maurizio Dianese
Il memoriale di Felice Maniero, fra sesso, tanti soldi e tradimenti
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È stata una lettera di mamma Lucia a metterlo sul chi va là. Ma tu lo sapevi che Marta e Anita si telefonano con il Bruto? - gli scrive Lucia Carrain. Il Bruto o il Verde, è Riccardo Di Cicco, l'ex cognato di Felice Maniero, accusato di aver riciclato 33 miliardi di vecchie lire, sudati risparmi di una vita criminale. Le tracce di 11 miliardi sono state ritrovate, ma Felice Maniero è convinto che anche gli altri 22 miliardi di lire esistano e siano nascosti da qualche parte. E, secondo lui, Marta Bisello ne sa qualcosa. Al punto da sospettare che i due si siano messi d'accordo e che, addirittura, Marta sia stata per un periodo l'amante di Di Cicco. Spropositi? A prima vista sì, ma bisogna tener presente che chi li mette nero su bianco è Felice Maniero, l'uomo che è stato a capo della banda più numerosa 400 affiliati più ricca e più feroce che sia mai esistita nel Nord Italia. 
Maniero ha scritto un memoriale di 89 pagine nel quale raccoglie tutti i suoi sospetti su Marta Bisello, la compagna di una vita, che gli ha dato anche l'ultima figlia, la più amata in assoluto: È la mia dea in terra, la mia ragione di vita. 

Il memoriale è entrato a far parte integrante del processo in Corte d'Appello a Brescia per i maltrattamenti subiti dalla Bisello e che Maniero liquida così: «Nei 27 anni che abbiamo convissuto, avrà preso più o meno una decina di schiaffi, senza mai intenzione di farle male.

Avendo fatto 5 anni di pugilato, quand'ero giovane, solo bilanciando il peso del corpo, con un solo schiaffo avrei potuto farle molto male; ammetto che nell'ultimo anno sono stato un po' più severo con la P.O. (Parte Offesa, Maniero non la chiama mai per nome e cognome, ma sempre P.O.), non certo per i motivi che afferma lei». Secondo Marta Bisello le violenze anche psicologiche sono iniziate nel 2016 quando improvvisamente la famiglia si è trovata a secco: «Non avevamo i soldi per far studiare nostra figlia, per mandarla all'università», ricorda il boss. Difficoltà finanziarie che sono andate di pari passo con le difficoltà nel rapporto di coppia. «Avevamo pattuito che ambedue ci saremmo trovati un lavoro e separati non appena nostra figlia avesse conseguito nell'estate seguente la maturità (nel 2018 ndr)». Del resto, «quando mancano i soldi accadono fatti molto spiacevoli», chiosa Maniero. «Ho trovato la P.O. due volte mentre contava un pacco di fogli da 100 e 200 euro, sottratti dal posto dove li avevamo nascosti in camera di nostra figlia». Non basta: «Abbiamo sempre avuto problemi sessuali, credevo dipendesse dalla sua giovane età fra i due c'è una differenza di 15 anni poi ho pensato che la colpa potesse essere mia. Non sei tu, mi ha detto, sono io che sono asessuale. Vado in salotto e inserisco il termine asessuale nel computer: Persona a cui non piace fare sesso. Mi è venuta la pelle d'oca. Mi mentiva da 26 anni».

Maniero confessa: «Sì è vero, picchiavo Marta, la mia ex compagna»


L'ACCORDO

Ma la questione vera è quella dei soldi. E se per la Bisello il tracollo finanziario è colpa del fallimento della società Anyaquae, che vendeva depuratori casalinghi, per Maniero Anyaquae è poca cosa, la colpa vera è solo dell'ex cognato Di Cicco, che ha fatto sparire i soldi che lui aveva messo da parte nei vent'anni che l'avevano visto a capo della banda che controllava tutto il Nordest. Ma l'ex boss va oltre e sospetta che Di Cicco abbia stretto un accordo con Marta Bisello. Ecco spiegata, dunque, secondo Maniero, la denuncia di Marta Bisello nei suoi confronti, denuncia che ha portato alla condanna per 4 anni: serviva a toglierlo di mezzo per potersi godere i soldi rimasti. Ed ecco perché Marta non si sarebbe mai data da fare per trovare un lavoro. «Nonostante le mie insistenze a contribuire alla rendita familiare, nell'ultimo anno, prima del mio arresto, non ha più cercato lavoro».


LA BELLA VITA

Una vita ben diversa da quella alla quale Maniero aveva abituato Marta Bisello e che lui sintetizza in una frase: «Dal 1992 al 2016 ha fatto una vita da regina». Basti pensare che solo «da novembre 1992 al giorno del mio arresto a Capri nell'agosto 1993... le ho regalato un anello con una montatura da 4 milioni di vecchie lire con incastonato un diamante di alta qualità da un carato, un orologio d'oro di Cartier dal costo di 22 milioni di vecchie lire, un pendente con un altro diamante da oltre un carato di altissima qualità ecc. ecc. vestiario in via Montenapoleone, via della Spiga e vie limitrofe di Milano, perlomeno una cinquantina di milioni di lire. Un paio di giorni a Cannes e e Parigi: in una suite all'hotel Martinez, 1,4 milioni di vecchie lire al giorno. A Cannes andiamo a cena con un mio amico chiamato Francese, pregiudicato di Mestre, sposato con una francese di Cannes; ci accordiamo di fare un salto a Parigi perché la P.O. desiderava uno zainetto di Chanel introvabile in ltalia. Il mattino dopo partiamo con i coniugi francesi con un volo per Parigi. Arrivati, con il taxi arriviamo da Chanel, troviamo il famoso zainetto: costo 12 milioni di vecchie lire. La P.O. si guarda attorno e tra una cosa e l'altra spendiamo altri 35 milioni di vecchie lire di vestiti». 


I COMPLICI

Anche dopo l'evasione di Maniero dal carcere di Padova, i due non si fanno mancare nulla: attraversano la frontiera con documenti falsi e alloggiano a Parigi all'hotel George V, «uno degli alberghi più rinomati al mondo, in una suite che costa 1 milione 900 mila lire a notte. Rimaniamo a Parigi 5-6 giorni e solo di vestiti e scarpe ho speso per lei circa 45 milioni di vecchie lire da Chanel, Cristian Dior e Yves Saint Laurent». Poi i due passano in Spagna, a Marbella e infine trovano casa a Torino. «Passiamo un mese e mezzo circa a Torino, io spesso andavo giù da solo in Veneto rimanendo due o tre giorni per poi tornare a Torino. La Criminalpol ci arresta a Torino. Chiamo il dirigente della Criminalpol e gli dico: Ho intenzione di collaborare, lo faccio se voi rilasciate la mia compagna. Lui mi chiede: Se mi dai il telefono di Pandolfo, ritenuto il più pericoloso dei miei uomini, domattina la rilasciamo. Accetto l'offerta e il mattino dopo Marta Bisello viene rilasciata. Dopo 4-5 giorni Pandolfo viene arrestato». 


«La P.O. era più che consapevole di chi era lo scrivente già dal 1989 e poi con tutti i miei complici che ha frequentato ... verso la fine del 1992 quando abbiamo iniziato a convivere non era certo la giovane fanciulla innocente o inesperta, circuita dal pericoloso criminale». Semmai una complice, fino all'ultimo, visto che, quando Maniero scopre che Di Cicco non ha più i quattrini che gli ha affidato, i due fanno avanti e indietro per mesi con la Toscana. «Avremo passato tre mesi per cercare di riaverli, il sottoscritto sempre assieme a Marta Bisello, ne parlavamo quotidianamente, tentando anche di averne una parte o un po' per volta». Ma non c'è stato niente da fare, i soldi non sono saltati fuori, Maniero ha denunciato l'ex cognato, che è stato condannato a 4 anni. Ma adesso il boss dice di più e cioè di sospettare un accordo tra Marta Bisello e Riccardo Di Cicco. «Il sospetto mi è venuto quando ho saputo dov'era, fatalità in Toscana...». Un sospetto che è stato confermato dalla lettera di sua madre, Lucia Carrain.

Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 20:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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